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INTERVISTA A CAMISASCA

«Consacrazione atto politico di pace: coi vescovi voce del Papa più forte»

«Dalla consacrazione della Russia ci attendiamo un esito politico per la pace perché ormai possiamo sperare solo nella preghiera, la voce del Papa è più forte se sorretta dai vescovi». Il vescovo Camisasca, che consacrò la sua diocesi nel centenario delle apparizioni di Fatima («ho visto tanti frutti di conversione»), dice alla Bussola che «la guerra nel cuore dell’Europa è il segno che ha abbandonato Dio. L’Europa non può fare a meno dell’Ucraina e deve difenderla dall’attacco russo, ma non può fare a meno nemmeno della Russia».
- EPISCOPATO IN COMUNIONE: BEL SEGNALE di Luisella Scrosati

Ecclesia 19_03_2022

«La consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria da parte di Papa Francesco è una preghiera da cui tutti ci attendiamo, per grazia di Dio e di Maria, un esito storico e perciò anche politico. Questo spiega perché il papa desideri che tutti i vescovi del mondo si uniscano ad essa». Il vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla Massimo Camisasca spiega alla Bussola l’importanza del gesto “decisivo” che il pontefice farà il 25 marzo prossimo nel pieno della guerra Russia-Ucraina e con lo spettro di un conflitto nucleare alle porte.

Camisasca ha un rapporto molto stretto con questo speciale atto richiesto dalla Madonna a suor Lucia. Nel maggio 2017, in occasione del centenario delle apparizioni di Fatima, fu tra i pochissimi vescovi a consacrare la sua diocesi al Cuore Immacolato di Maria in Cattedrale (foto in basso Codazzi/LaLibertà).

Che ricordo ha di quel giorno, eccellenza?
Ho un ricordo molto vivo della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria della nostra chiesa di Reggio Emilia Guastalla.

Come si decise?
Fu un laico, un fedele della mia diocesi, Andrea Guaitolini, a suggermi quell’atto. Vidi in quella richiesta una supplica, la voce stessa di Maria.

Che cosa gli rispose? 
Gli dissi: “Prega perché ciò accada”. Ho ancora la sua lettera.

Che cosa significa consacrarsi a Maria?
Significa riconoscere che Maria è la madre che protegge tutti noi e nello stesso tempo supplica Dio per la nostra salvezza. Non è una magia, perché tutto può avvenire soltanto attraverso la conversione dei cuori.

È una richiesta ormai molto antica, però. Risale al 1917…
E come nel 1917 a Fatima, anche oggi Maria chiede che le nostre menti e le nostre decisioni si iscrivano dentro il disegno di bene e di salvezza che Dio ha pensato per l’uomo. Dio non è l’avversario della nostra felicità, non vuole sottrarci alla vita. All’opposto, Dio è la strada della nostra pienezza che può accadere soltanto se noi lo riconosciamo e camminiamo verso di Lui.

Come si inserisce questo nel momento di crisi presente?
La guerra nel cuore dell’Europa è il segno che l’Europa nel suo disegno di grandezza e autonomia ha abbandonato Dio; l’uomo europeo ha perso gli elementi più profondi della sua storia.

E la consacrazione quale utilità può avere?
Dobbiamo tutti tornare a riconoscere che soltanto in Dio può avvenire la riconciliazione dei cuori e l’unità dell’Europa nel riconoscimento dell’apporto di ciascuno.

Però al momento abbiamo due stati in guerra…
L’Europa non può fare a meno dell’Ucraina e deve assolutamente difenderla dall’attacco russo, ma nello stesso tempo l’Europa non può fare a meno nemmeno della Russia, non può dimenticare Dostoevskij, Tolstoj, Solgenitsin, Pasternak…

Si tratta di due popoli che, nonostante questo conflitto sono storicamente molto mariani…
Maria non è una presenza lontana, è una madre amorosa che con discrezione, ma con passione interviene nella storia degli uomini, quando la libertà umana glielo permette. Per questo il tema della conversione è così centrale in questi scenari di guerra.

Veniamo alla decisione del Papa…
Ritengo che il gesto del Papa, che proprio nel giorno dell’incarnazione consacrerà la Russia e l’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, sia un gesto profondamente politico.

In che senso?
Nel senso che ormai possiamo sperare soltanto dalla preghiera. Come ci ricordava il grande teologo del secolo scorso Jean Daniélou, la preghiera è un evento politico, è capace, cioè, di determinare il corso della storia. Certo, per chi crede che la storia degli uomini non sia soltanto un incrociarsi di casualità, di forze, di potere e di sopraffazione. Forse a partire da questa guerra, l’Europa potrà cominciare a guardare a sé stessa con altri parametri.

Ad esempio?
Non solo con i parametri del mercato e delle leggi sui presunti diritti, ma anche ricordando che Dio non è nemico dell’uomo, anzi, è il suo più forte alleato.

Quali sono i frutti che alla luce della sua esperienza locale ha dato la Consacrazione?
Nessuno può dire quali eventi siano stati determinati da una consacrazione perché nessuno può entrare nella libertà di Dio. Io, però, posso dire di aver assistito dopo quell’atto alla conversione di tanti cuori: alla nascita di tanti bimbi che non erano attesi, alla riappacificazione di famiglie, alla serenità di malati, alla forza di tante persone nell’affrontare il dolore e la morte. Le gallerie di gioia e di luce che Maria scava nei cuori degli uomini sono infinite e scrivono una vita degli uomini completamente differente da quella di cui parlano i giornali e i social, ma visibile per chi la vuole cercare e per chi vuole goderne i frutti.

Quanto è importante che alla preghiera del Papa si associno i vescovi in comunione con lui?
È di fondamentale importanza, la voce del Papa è più forte quando è sorretta dalle voci di tutta la Chiesa. È una espressione di quella collegialità di cui ha parlato il Vaticano II nella Lumen gentium. Il mio augurio è che tutti noi vescovi, in pensione come sono io o in attività si uniscano all’atto di Consacrazione del Papa. L’unità nella preghiera della Chiesa diventa più facilmente unità dei cuori anche nell’azione.

Lei ha condiviso coi compianti cardinal Caffarra, suo amico, e col vescovo di Civitavecchia Grillo le urgenze del messaggio di Fatima per i nostri tempi. Che cosa le suscita questo annuncio decisivo da parte di Papa Francesco?
Grande gioia e riconoscenza. Noto che Putin, paradossalmente, “ha ottenuto” ciò che finora si esitava a pronunciare: il nome della Russia accanto a quello di Maria.