Commissariata la Famiglia di Maria. Mistero sui motivi
Emerso di recente il commissariamento della Famiglia di Maria, in corso già da giugno 2022. Voci incontrollate sul perché della misura, ma i motivi reali restano ignoti. Il commissario, mons. Libanori, alla Bussola: «Ho trovato persone generosamente dedite al servizio della Chiesa». La prudenza da tenere e il doppiopesismo da evitare.
Nelle ultime settimane, tra dicembre e gennaio, è emersa la notizia del commissariamento della Famiglia di Maria (nome per esteso, Associazione “Pro Deo et fratribus - Famiglia di Maria”), la cui fondazione risale al 1968, ad opera del vescovo gesuita slovacco Pavol Hnilica (1921-2006). Ad appoggiare Hnilica c’era Paolo VI e il fine primario, allora (sotto l’Urss), era aiutare la Chiesa perseguitata nell’Europa dell’Est. Al contempo, è commissariata anche l’associazione clericale denominata “Opera di Gesù Sommo Sacerdote”, eretta dalla Congregazione per il Clero nel 2008 e fondata dall’oggi settantatreenne padre Gebhard Paul Maria Sigl, austriaco (dagli anni Novanta nella Famiglia di Maria). Le due associazioni hanno dunque una diversa origine e struttura giuridica, ma oggi costituiscono un’unica famiglia spirituale. Alla luce del commissariamento, padre Sigl è stato rimosso dal suo ruolo di guida e allontanato dalla comunità, anche se allo stato attuale non sono chiari i motivi della decisione.
Il carisma della comunità è fondato su una profonda vita di preghiera, l’adorazione eucaristica quotidiana e la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. Ma oggi la Famiglia di Maria è nota ai più perché, con il tempo, il suo nome si è legato alla devozione verso la Signora di tutti i Popoli, che nasce dalle presunte apparizioni di Amsterdam (1945-1959), su cui di recente - nel 2020 - è sorto un caso, conclusosi con il seguente esito: la Congregazione per la Dottrina della Fede non riconosce la soprannaturalità delle apparizioni né dei relativi messaggi (in pratica si ribadisce il giudizio di “non constat” contenuto in una nota del 1974), ma consente l’uso del titolo di Maria quale Signora di tutti i Popoli, di diffonderne l’immagine e la relativa preghiera (attualissima). A questa decisione si sono da subito attenute, in obbedienza, sia la Famiglia di Maria sia la Diocesi di Haarlem-Amsterdam, e ciò nonostante quest’ultima nel 2002 - con il vescovo Joseph M. Punt, oggi emerito - si fosse espressa a favore della veridicità delle apparizioni, sulla base delle novità intervenute tra gli anni Ottanta e Novanta (vedi qui la ricostruzione dello stesso Punt, quando il caso del 2020 era ancora in corso).
Messaggio centrale delle suddette, non riconosciute, apparizioni è la richiesta di un quinto e ultimo dogma mariano, in cui si definisca il titolo di Corredentrice, insieme a quelli - già ampiamente radicati nella Chiesa - di Mediatrice e Avvocata.
Ma torniamo al commissariamento. Esso ha fatto seguito alla visita apostolica, ordinata dalla Santa Sede e condotta già nel 2021 - secondo quanto riferisce il sito Adista.it - dal vescovo emerito di Bari, monsignor Francesco Cacucci. Abbiamo provato a contattare telefonicamente mons. Cacucci per chiedergli conferma della sua visita e le motivazioni che hanno condotto a decidere per il successivo commissariamento, ma il già visitatore apostolico ha declinato l’invito a rispondere prima ancora di conoscere l’oggetto delle domande, dicendoci che preferisce non parlare alla stampa.
Ad ogni modo, il commissariamento pro tempore è in atto e il suo inizio risale a giugno 2022. Come commissario straordinario è stato nominato, per giurisdizione territoriale, mons. Daniele Libanori, vescovo ausiliare di Roma (lo stesso ad aver preso una posizione decisa sul caso Rupnik). A coadiuvarlo, per il ramo femminile, è suor Katarina Kristofová. Compito generale di mons. Libanori, come lui stesso ci ha scritto via email il 18 gennaio, è quello di assicurare il governo della Famiglia di Maria e dell’Opera di Gesù Sommo Sacerdote «fino a quando si creeranno le condizioni per ripristinare il governo ordinario». Allo stesso tempo il commissario assicura alla Bussola di «avere trovato persone veramente buone e disponibili e generosamente dedite al servizio della Chiesa in aree spesso disagiate». E aggiunge che, tra i suoi compiti, dovrà «assicurare una revisione degli statuti, dal momento che la Famiglia di Maria si è molto allargata e non è più sufficiente quel governo familiare che l’ha guidata fin qui». La comunità è oggi presente in undici Paesi (otto europei) e conterebbe circa 60 sacerdoti, una trentina tra seminaristi e fratelli laici, duecento sorelle apostoliche.
Sui motivi del commissariamento rimane dunque uno stretto riserbo. In queste settimane stanno rimbalzando su alcuni media che si occupano di Chiesa le ipotesi più disparate (come le presunte “derive settarie” della comunità) che provengono tutte dal primo organo di informazione - per quanto ci risulta - ad aver diffuso la notizia del commissariamento, Adista appunto. Ora come ora si può dire che si tratta di mere congetture giornalistiche, con fonti anonime, non confermate dalle autorità ecclesiastiche preposte al caso. Anzi, quanto scritto alla Bussola da mons. Libanori suggerisce un quadro quantomeno diverso dalle tinte fosche con cui alcuni stanno dipingendo la comunità.
I resoconti della stessa Adista, che nasce nell’alveo del catto-marxismo, appaiono tendenziosi. Vedi quando definisce la spiritualità della Famiglia di Maria «un mix di culto delle apparizioni, scenari da fine del mondo, anticomunismo e tradizionalismo». La vocazione delle consacrate alla «santificazione dei sacerdoti», altro tratto del carisma della Famiglia di Maria, diventa motivo per dire che la guida ormai rimossa «svaluta la personalità dei membri». Adista fa anche altre clamorose mistificazioni. Vedi l’affermazione secondo cui «tanto le visioni quanto il titolo di “corredentrice” sono state condannate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede»: falso. La CDF non ha affatto condannato il titolo di Corredentrice, bensì semplicemente emesso un giudizio di “non constat” sulla soprannaturalità delle presunte apparizioni di Amsterdam, che è cosa ben diversa dall’entrare nel merito del contenuto dei singoli messaggi. Ragionando per assurdo, come Adista, bisognerebbe sostenere che la CDF abbia condannato il titolo di “Madre di Dio” - cioè una verità dogmatica - perché anche questo titolo si ritrova nei presunti messaggi dati a Ida Peerdeman. Fare attenzione dunque a certe “cronache”, piene di maldicenze.
A ciò va aggiunto che il titolo di Corredentrice è in uso già da diversi secoli prima delle dibattute vicende di Amsterdam; lo hanno usato molti santi e ad esso fa riferimento anche il magistero di papi come Pio XI e Giovanni Paolo II. È noto che non è gradito a papa Francesco, ma ciò evidentemente non equivale a chiudere l’approfondimento teologico sul tema né a configurare come disobbedienza chi lo professa.
Il fatto che la visita e il commissariamento non siano emersi prima è legato - secondo quanto detto dal vescovo di Haarlem, mons. Jan Hendriks, al Nederlands Dagblad - alla volontà di «evitare di trarre conclusioni affrettate su persone, perché non siamo giunti ancora a quella fase»; anche Hendriks tiene quindi il riserbo sui motivi. Il vescovo olandese ha aggiunto che attualmente nel mondo ci sono diversi altri istituti commissariati, «forse 40». A suo giudizio, riporta ancora il Nederlands Dagblad, ciò è «molto buono, perché vediamo che il nostro papa in questo agisce in modo molto amministrativo: sta al comando e non lascia andare».
Una doppia considerazione finale. Giusto che si facciano le opportune verifiche se ci sono circostanze serie e si apportino eventualmente i dovuti correttivi. D’altra parte, non si possono chiudere gli occhi sul sistema da due pesi e due misure che durante questo pontificato ha usato il pugno duro con vari istituti accomunati dalla fedeltà alla Tradizione e, spesso, dalla fioritura di vocazioni, mentre - all’opposto - ha lasciato correre su scandali dalla portata devastante (vedi, da ultimo, proprio Rupnik), comportamenti inappropriati e aperte eresie da parte tanto di singoli prelati e religiosi quanto di interi gruppi di tendenza neomodernista. È un modus operandi che sta facendo male alla Chiesa.