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La lezione del Papa

Isolamento digitale, la soluzione è il Vangelo. Parola di Leone XIV

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Il Pontefice ha lanciato un appello per far fronte alla «“bulimia” delle connessioni» che genera instabilità e chiusura in sé stessi. Un insegnamento importante che anche la scuola dovrebbe cogliere. La soluzione alla deriva? Vivere il Vangelo.

Educazione 02_08_2025
Leone XIV in piazza S. Pietro, 30 luglio 2025 (Ap via LaPresse)

In occasione della prima udienza generale (mercoledì 30 luglio) in piazza San Pietro dopo la breve parentesi di riposo a Castel Gandolfo, papa Leone XIV ha lanciato un forte appello contro quella che ha definito la «“bulimia” delle connessioni dei social media». Perché parlarne proprio in questo momento? Certamente si tratta di una emergenza sociale che tocca profondamente la nostra epoca, e già questa sarebbe una ragione sufficiente, ma probabilmente perché nel periodo estivo, caratterizzato da maggior tempo libero, anziché dedicarsi al contatto con la bellezza della natura, alla lettura edificante di un bel libro o ad una maggiore cura delle relazioni con i propri familiari, si rischia di riempire il “vuoto” navigando spasmodicamente – smartphone alla mano – all’interno di Internet e dei social, alla ricerca di qualcosa che spesso non si sa nemmeno cosa sia.

Un altro motivo potrebbe essere la coincidenza con il Giubileo dei Giovani, in programma dal 28 luglio al 3 agosto, in occasione del quale migliaia di giovani si sono riuniti a Roma per vivere una settimana di fede, preghiera e incontro in comunione con il Papa e con i loro coetanei di tutto il mondo. Ed è noto che il problema della dipendenza dal digitale flagella in modo particolare le nuove generazioni, con molteplici conseguenze che ogni giorno di più si stanno drammaticamente evidenziando: bullismo, autolesionismo, isolamento estremo, violenza verbale, pornografia digitale, reazioni incontrollate, incapacità di concentrazione, ansia e attacchi di panico, eccetera.

Leone XIV ha apertamente denunciato come la società contemporanea si stia proprio «ammalando» a causa dell’iperconnessione digitale, e ha sottolineato i rischi di un bombardamento continuo di immagini, spesso «false o distorte», che genera «una tempesta di emozioni contraddittorie» e, non di rado, di comportamenti sbagliati e violenti. A questo proposito, si comprende anche la sua preoccupante descrizione del tempo presente, attraversato da «un clima di violenza e di odio che mortifica la dignità umana».

La violenza e l’odio non sono purtroppo novità di questo periodo, avendo ferito la convivenza umana sin dalle origini; tuttavia questa dipendenza patologica dai social media, che Leone XIV ha definito appunto «“bulimia” delle connessioni», paragonando l’uso compulsivo di queste piattaforme a un disturbo alimentare caratterizzato da un consumo di cibo eccessivo e incontrollato, ne è sicuramente parte in causa.

L’essere «bombardati da immagini» e «travolti da molteplici messaggi», ha spiegato papa Prevost, genera una condizione di instabilità emotiva che può portare all’isolamento sociale e spinge alla chiusura in sé stessi e, conseguentemente, anche alla violenza, andando a sostituire le relazioni umane autentiche con connessioni virtuali superficiali.

L’altro, infatti, diventa una realtà evanescente, una pura immagine, priva di quella dignità che proviene dalla sua storia concreta, dal suo essere in carne e ossa con tutto il peso della sua fisicità, della personalità, della insondabile misteriosità che si percepisce guardando negli occhi il prossimo. Relazionarsi con l’altro, nella sua (a volte disturbante) alterità, richiede un allenamento e una disposizione d’animo che possono nascere solo da una “cultura dell’amore” e si traducono nella disponibilità all’accettazione e accoglienza della diversità, nonché nel riconoscimento di essere parte della medesima umanità, con il suo bisogno di felicità, verità, bellezza, giustizia, amore.

Quelle, dunque, di Leone XIV sono considerazioni importanti, che andrebbero tenute presenti anche, e in modo particolare, nel contesto della scuola, ove da alcuni anni si sta introducendo a ritmi serrati la tecnologia digitale e, più recentemente, è entrata l’intelligenza artificiale, considerata la panacea di tanti mali, ma che in realtà comporta non pochi rischi e finirà per aggravare la situazione.

La proposta del Pontefice per contrastare la deriva si fonda invece sul Vangelo, presentato come invito «a una profonda comunicazione con Dio e con i fratelli». Profonda, cioè che guardi alla misteriosità della persona, voluta e amata da Dio sino al punto di mandare a morire Suo Figlio per salvarla dal male e dalla morte. La soluzione, dunque, non è solo la riduzione dell’uso di queste nuove tecnologie e un maggiore coinvolgimento in relazioni reali, ma un nuovo e diverso sguardo su di sé e sugli altri.

Onestamente, occorre riconoscere che ne siamo molto lontani e non sarà semplice invertire la rotta; ma siamo grati al Papa perché ha indicato con semplicità e senza mezzi termini l’unica vera cura per la nostra società così gravemente ammalata, e dunque anche per la scuola. Non ce ne sono altre.



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