Signora di tutti i Popoli, Punt ricostruisce i fatti
Una lettera privata (passata a un giornalista) a firma del nunzio apostolico in Libano cita un documento del 1974 della CDF e sostiene che questa, oggi, ritenga non conveniente la venerazione a Maria “Signora di tutti i Popoli”. Sconcerto tra i devoti. Ma il vescovo emerito di Amsterdam, J. M. Punt, che approvò le apparizioni nel 2002, ricostruisce tutte le tappe e dimostra che Roma negli anni ’80-’90 ha già dato il permesso per il titolo e la venerazione pubblica. Ora, la CDF farà chiarezza?
Una piccola bomba è stata sganciata sulla venerazione a Maria come “Nostra Signora di tutti i Popoli”. Quel titolo nasce dalle dibattute apparizioni che occorsero alla veggente olandese Ida Peerdeman (†17 giugno 1996) tra il 25 marzo 1945 - 600° anniversario del miracolo eucaristico di Amsterdam - e il 31 maggio 1959. Per approfondire, rimandiamo all’articolo scritto a suo tempo da Diego Manetti per la Nuova Bussola. Qui basti ricordare che nei relativi messaggi si sottolinea l’urgenza che l’umanità torni a volgere lo sguardo alla Croce; e la Madonna chiede la definizione di un quinto dogma mariano quale «Corredentrice, Mediatrice e Avvocata», profetizzando che esso sarà combattutissimo, l’ultimo e il più grande. Il 31 maggio 2002 l’allora vescovo di Haarlem-Amsterdam, Joseph Marianus Punt, riconobbe la soprannaturalità delle apparizioni.
Ma andiamo alla “bomba” di cui sopra. Il 28 agosto il giornalista David Murgia, parlando a ragione di «documento shock», ha pubblicato sul suo blog una lettera privata, ricevuta da fonti vaticane (come ci ha spiegato lui stesso al telefono). La missiva, recante la data del 20 luglio 2020 e protocollata, reca la firma del nunzio apostolico in Libano, Joseph Spiteri, ed è rivolta al patriarca di Antiochia dei Maroniti, Béchara Boutros Raï, in risposta a una richiesta di chiarimento circa la posizione ufficiale della Chiesa sulla devozione verso la Vergine Maria “Signora di tutti i popoli”.
Il nunzio riferisce di scrivere dopo aver domandato a sua volta chiarimenti alla Congregazione per la Dottrina della Fede, competente in materia. E aggiunge che la CDF gli ha puntualizzato che la Notificazione del 25 maggio 1974 è tuttora valida. Monsignor Spiteri riporta quindi alcuni stralci di quella Notificazione: tra questi, il giudizio secondo cui «non constava della soprannaturalità dell’apparizione»; e l’invito ai fedeli «a cessare qualsiasi propaganda circa le pretese apparizioni e rivelazioni della “Signora di tutti i popoli”», insieme all’esortazione «ad esprimere la loro devozione verso la Vergine Santissima, Regina dell’Universo […], con forme riconosciute e raccomandate dalla Chiesa».
Fin qui la citazione di parte del documento del 1974. Il nunzio prosegue spiegando che la lettera della CDF alla Conferenza Episcopale delle Filippine del 20 maggio 2005 «non contiene nulla che possa far pensare ad un mutato giudizio del Dicastero in materia». Significativamente, ancora Spiteri riferisce che la CDF ritiene «che non sia conveniente contribuire alla divulgazione della venerazione di Maria come “Signora di tutti i popoli”».
Ora, la lettera del nunzio Spiteri risulta problematica perché non dà conto dei cambiamenti occorsi dal 1974 in poi. La sua pubblicazione e alcuni resoconti sommari che ne sono seguiti hanno generato confusione tra i fedeli, in particolare tra coloro che hanno caro quel titolo di Maria, ne diffondono l’immagine e la preghiera.
Alla luce di ciò, e in risposta a un resoconto del giornale Nederlands Dagblad, la Diocesi di Haarlem-Amsterdam ha pubblicato un intervento del vescovo Johannes W. Maria Hendriks (17 settembre). Monsignor Hendriks, dopo una breve ricostruzione, rimanda a quella più completa pubblicata il 15 settembre dal suo predecessore Punt (21 luglio 2001 - 1 giugno 2020). Facciamo quindi riferimento a quest’ultima.
Punt spiega di aver «conosciuto molto bene la veggente», di cui sottolinea equilibrio e affidabilità. Nel 1956 il vescovo Johannes Huibers «fu il primo a permettere la venerazione privata sia del titolo che dell’immagine con la preghiera della Signora di tutti i Popoli, ma ne proibì la venerazione pubblica». Le apparizioni, del resto, erano ancora in corso e Huibers si basò sul consiglio di una Commissione diocesana, «che non poté ancora stabilire un’origine soprannaturale». Era insomma il famoso giudizio - attendista - di non constat de supernaturalitate, e lo stesso benestare per la venerazione privata ci dice che non poteva certo trattarsi di un giudizio negativo definitivo. L’anno seguente Roma approvò il suo modo di operare, lasciando aperta la porta a eventuali novità. Lasciata la cattedra di Haarlem (1960), «Huibers si convinse sempre più dell’autenticità delle apparizioni, come si evince - aggiunge Punt - dalle lettere scritte al suo successore e a Roma (…)». Nel 1967 il successore Theodorus Zwartkruis si adoperò per far riaprire il caso, ma nel ‘74 - come già visto con la citata Notificazione - la CDF confermò la validità del non constat di Huibers e anche il suo divieto di venerazione pubblica.
Intanto, a migliaia di chilometri di distanza dall’Europa, in Giappone, si verificava un “imprevisto” celeste: le apparizioni, nel 1973, di Nostra Signora di Akita. Perché interessano anche Amsterdam? Come ricorda Punt, delle suore di Akita dedite all’adorazione del Santissimo Sacramento avevano commissionato «una statua in legno, conforme all’immagine della Signora di tutti i Popoli, davanti alla quale iniziarono a recitare quotidianamente la preghiera di Amsterdam». La statua della Madonna di Akita [vedi foto a confronto con l’immagine di Amsterdam], come già abbiamo raccontato su questo quotidiano, versò sangue, lacrime (101 lacrimazioni dal 1975 al 1981) e fu inoltre protagonista di essudazioni profumate. Centinaia di persone furono testimoni di questi fenomeni, oggetto di accurate indagini scientifiche. Alla fine, il 22 aprile 1984, il vescovo locale John Shojiro Ito riconobbe la soprannaturalità degli eventi.
Proprio nel 1984, scrive Punt, «Roma modificò la sua posizione nei confronti di Amsterdam». La CDF consigliò l’allora vescovo Henricus Bomers «di considerare di fare una distinzione tra il titolo e le apparizioni» e la stessa Congregazione si disse propensa a riconoscere il titolo. Il dialogo proseguì negli anni successivi e, il 6 aprile 1990, «la Congregazione dichiarò per iscritto che “il vescovo di Haarlem stesso dovrebbe giudicare l’opportunità”» della distinzione.
Un altro esito positivo ci fu nel 1995, quando «Roma permise la venerazione pubblica». In quello stesso anno Punt incontrò Joseph Ratzinger, prefetto della CDF, che lo confermò nelle sue intenzioni. E il 31 maggio 1996 «il vescovo Bomers, insieme a me come suo vescovo ausiliare, emise, quindi, un decreto in cui noi permettevamo la venerazione pubblica della “Signora di tutti i Popoli”, lasciando la questione dell’autenticità alla coscienza dei fedeli», in attesa di eventuali sviluppi.
La rapida crescita della devozione, le richieste di molti vescovi e fedeli di fare chiarezza anche alla luce dell’approvazione di Akita spinsero infine Punt - intanto divenuto vescovo di Haarlem - a ordinare a teologi e psicologi un nuovo studio di tutto il materiale già esistente. Il loro consiglio fu «favorevole». Si arrivò così alla dichiarazione scritta del 2002, in cui Punt - consapevole del ruolo della Santa Sede e che «è in primo luogo compito del vescovo locale pronunciarsi» (in linea con le apposite Norme emanate dalla CDF nel 1978), dopo aver ponderato tutto «nella preghiera e nella riflessione teologica» - concluse che «nelle apparizioni di Amsterdam c’è un’origine soprannaturale». Punt ricorda anche che «in una lettera pastorale aggiunsi che l’approvazione non implica una garanzia su ogni parola o immagine, perché l’influenza del fattore umano rimane sempre».
Tre anni dopo, nel 2005, «Roma richiese un piccolo cambiamento nella preghiera» dettata dalla Madonna. Si passò così dal discusso inciso «che una volta era Maria» all’attuale «la Beata Vergine Maria». Per evitare malintesi, Punt accettò in obbedienza la correzione della formula originaria. Formula che pure ha una sua spiegazione, ricordata dal prelato nella sua sintesi del 15 settembre scorso. A chiusura del suo scritto, il vescovo emerito richiama il fatto che anche papa Francesco ha fatto pervenire un messaggio di saluto e benedizione per la giornata di preghiera in onore della Signora di tutti i Popoli che si è svolta in Germania il 14 settembre 2019 (nella diocesi di Rainer Maria Woelki).
In definitiva, rispetto alla Notificazione del 1974, ci sono almeno tre cambiamenti di rilievo occorsi grazie al dialogo tra Amsterdam e Roma, che si sostanziano in tre permessi della Santa Sede per: a) il titolo di “Signora di tutti i Popoli”; b) la venerazione pubblica; c) la preghiera (pur con la suddetta modifica).
Da notare che il benestare di fatto a quest’ultima è arrivato dopo che il vescovo di Haarlem-Amsterdam aveva approvato le apparizioni. Un altro riconoscimento - o quantomeno uno sviluppo positivo - implicito.
Per tutti questi motivi, risulta incomprensibile il perché la lettera a firma del nunzio Spiteri citi testualmente un documento del 1974 nella parte in cui proibiva la venerazione pubblica, quando la stessa venerazione pubblica è stata autorizzata nel 1995-1996.
Sabato 10 ottobre abbiamo inviato un’email - con tre domande - alla CDF, chiedendo di fare chiarezza sulla vicenda. Nel caso di risposta, ne daremo conto. Intanto, per completezza, riportiamo la preghiera autorizzata con inclusa la modifica richiesta a suo tempo dall’autorità competente della Santa Chiesa. Recitarla, come già ad Akita, potrà essere d’aiuto anche in questa situazione:
Signore Gesù Cristo,
Figlio del Padre,
manda ora il Tuo Spirito
sulla terra.
Fa’ abitare lo Spirito Santo
nei cuori di tutti i popoli,
affinché siano preservati
dalla corruzione, dalle calamità
e dalla guerra.
Che la Signora di tutti i Popoli,
la Beata Vergine Maria,
sia la nostra Avvocata. Amen
- DICHIARAZIONE INTEGRALE DI PUNT (in italiano, traduzione a cura della Famiglia di Maria)