"Come formiche dall'alto": in fuga per ritrovare l'umanità
Giovanni Zola narra «una storia vera che deve ancora accadere». Un romanzo distopico che si svolge in una società così perfetta da risultare disumana, di cui già vediamo le premesse.
Una società così “perfetta” da risultare disumana – anzi, transumana –, eppure pericolosamente vicina ai giorni nostri. A differenza di altri testi del genere distopico, nel romanzo Come formiche dall’alto (Cantagalli, Siena 2024) di Giovanni Zola, non ci troviamo di fronte a un futuro così remoto che sembra lungi dal realizzarsi, semmai a un futuro imminente, le cui premesse paiono già in atto. Il prologo non scritto si può ravvisare in varie tendenze e idee dominanti, nelle derive eugenetiche, eutanasiche e tecnocratiche che gettano le basi di quella società “rassicurante” e opprimente da cui fugge Jordan, imbattendosi di lì a poco nei gemelli Indy e Dakota. Dal Colorado ai confini del Centro America i tre saranno protagonisti di una fuga disperata e impossibile, rischiando anche la vita, non solo verso la libertà ma verso l’umanità – che non tutti e tre, però, ritroveranno.
Da cosa o da chi fuggono? Dal Governo del Bene Comune e del Desiderio, «un sistema perfetto, apparentemente non violento, dentro al quale chi si ribella viene escluso dalla vita sociale dalla coscienza collettiva, che poi è il vicino di casa, il collega, ma anche tuo fratello e tua madre». Un controllo così sottile che ciascuno diviene controllore e delatore di se stesso prima che degli altri, mediante la persuasione nonché attraverso un oggetto onnipresente: l’Olophone collegato a un microchip parassita che rende conto ininterrottamente di qualsiasi movimento: «nella società del controllo assoluto se ti liberavi dell’Olophone e del “parassita” non eri nessuno, non esistevi. L’unico modo per essere veramente liberi era non esistere». E se ne liberano, prima che l’intero sistema venga allarmato dalla loro improvvisa defezione. «Se non si fossero liberati del microchip velocemente, il giorno dopo, molto probabilmente, sarebbero stati rintracciati e soppressi».
In una società così perfetta il “male” viene eliminato in partenza grazie ai Fly Drone, piccoli come una mosca che tutto vede e all’occorrenza uccide seduta stante il potenziale criminale: «I Fly erano stati introdotti durante la quarta pandemia per assicurare alla giustizia chi non avesse rispettato i Lockdown o il coprifuoco. Capaci di scansionare la retina dell’occhio, riconoscevano chiunque grazie al registro dell’enorme database contenuto e gestito dall’I.A.A., l’Intelligenza Artificiale Autonoma».
Più efficace ancora della tecnologia, però, è l’auto-persuasione collettiva: «Non ti costringono a pensarla come loro, sei tu che ti conformi liberamente alla loro filosofia». Gli stessi droni inizialmente «non erano stati accolti di buon grado dalla maggioranza della popolazione che riteneva il loro utilizzo una violazione della privacy, ma col tempo, avendo i Fly Drone abbattuto la criminalità, furono accettati come una tecnologia funzionale al bene comune». Beninteso, un margine di errore faceva sì che talora venisse soppresso un innocente, ma «lo chiamavano “rapporto rischio-beneficio”».
La prima repressione, tuttavia, avviene a monte, eliminando in partenza gli imperfetti. Il Governo del Bene Comune e del Desiderio ammette, appunto, solo i figli del desiderio. I «desiderati» erano in realtà comprati ed erano il prodotto di una tale tecnologia da mettere in discussione l’antropologia. « Le coppie cisgender, quelle omosessuali, i single, la comunità LGBTQ, gli uraniani e chiunque lo avesse desiderato, potevano acquistare a basso costo, scegliendo le caratteristiche da un catalogo, il figlio che preferivano». La famiglia? Superata, anzi nociva: «La famiglia era una macchina incontrollabile, generatrice di figli che puoi educare indipendentemente dalle direttive del potere e che, soprattutto, producono inquinamento. E questo è intollerabile. Un figlio che consuma risorse inquina e se non è autosufficiente non è sostenibile. Inaccettabile per il Pantambientalismo», la nuova religione che poneva gli animali al di sopra dell’uomo, «accettata con estrema apertura dalla Chiesa di Stato». Poiché «ciò che è privato non è controllabile» l’esproprio generalizzato non risparmia neanche i figli: «Non si sono accontentati di prendersi le case, le auto e la terra... espropriare la famiglia del suo bene supremo non è disumano quando un figlio è considerato un rifiuto organico inquinante».
Sempre all’insegna del Bene Comune e del Desiderio si viene espropriati della vita stessa, sia in principio, con l’aborto fino al nono mese, sia alla fine quando «acquisito il superpotere della vita occorreva un’ultima conquista per far tornare il bilancio in attivo. Il controllo della morte. Sopprimendo gli over settanta si sarebbero tagliate le pensioni, le spese sanitarie, i costi delle case di riposo e quant’altro. Non è stata necessaria neanche troppa pressione psicologica sugli anziani perché il pifferaio magico se li portasse tutti dietro. È bastato spingere sul diritto a vivere una vita qualitativamente alta che l’eutanasia è stata richiesta spontaneamente. Ha vinto il concetto che l’esistenza non è degna di essere vissuta se sei un costo insostenibile per la società».
Come si vive in un mondo così? «Studia ma non farti domande, socializza ma non avere amici, lavora ma non costruire, sposati ma non fare figli, curati ma non guarire, vivi senza pensare, muori ma non sperare»: è lo sfogo di Jordan in uno dei momenti più critici dell’avventura dei tre. «Quel vecchio ti ha incasinato il cervello», replica Dakota. Quale vecchio? I tre si sono imbattuti in un tipo strambo che si fa chiamare Jack London, a capo di una banda di allegri disabili, ciascuno con un nome storico o letterario, che il “sistema” ha dimenticato e che sembrano aver conservato l’umanità sparita altrove: «Noi siamo gli ultimi rifiuti che non sono riusciti a gettare nell’organico», spiega Jack London. «Siamo una razza in estinzione, dopo di noi sono nati e nasceranno solo sani nel corpo e nella mente. Siamo i sopravvissuti della perfezione, merce rara».
A questa “corte dei miracoli” Jordan sente parlare di Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso... e di Cristo, «ucciso una seconda volta – sbotta Jack London – non dalla mancanza di fede, ma da quando hanno eliminato l’uso corretto della ragione». E sperimenta che la verità rende liberi rispetto a una società di schiavi volontari che finiscono per essere «morti anche da vivi». Una società forse non troppo lontana, poiché, ci avverte l’Autore in apertura: «Questa è una storia vera che deve ancora accadere».
Al genere distopico è dedicato l'articolo Il mondo nuovo, compimento dell'antica gnosi di Enzo Pennetta, nel numero di maggio della nostra rivista di formazione apologetica La Bussola Mensile.
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