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LA PROVA

Clima, nessuna correlazione tra CO2 e temperature

Lo studio dell'evoluzione delle temperature e delle emissioni di anidride carbonica degli ultimi 160 anni dimostra che non c'è quella correlazione alla base del catastrofismo dell'IPCC. E la conferma arriva anche dallo studio dei ghiacciai nonché dalla comparazione con le temperature calde di epoche precedenti.

Editoriali 03_09_2021

Il castello delle catastrofiche previsioni del VI Rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, l'organismo dell'ONU che si interessa dei cambiamenti climatici) recentemente divulgate dalla stampa e dalle TV è destinato a sfaldarsi completamente sulla base di poche riflessioni. Infatti esso si basa sulla affermazione che il riscaldamento globale del nostro Pianeta è determinato dall’attività dell’uomo, in particolare dalla immissione in atmosfera dei cosiddetti gas serra, anidride carbonica in particolare.

E’ ben noto e dimostrabile invece che non esiste la correlazione tra l’aumento della anidride carbonica e la temperatura a partire dalla rivoluzione industriale, ossia dal 1880 circa ad oggi. Mentre da un lato si assiste ad un costante aumento della anidride carbonica in atmosfera dall’altra la temperatura oscilla autonomamente con fasi in aumento e fasi in decrescita, come è ben noto.

E’ inoltre importante riferire sui dati di una pubblicazione di Augusta Vittoria Cerutti, membro del Comitato Glaciologico italiano, pubblicata negli atti del Convegno sul clima organizzato nel 2012 presso la Università G. d’Annunzio di Chieti. L’autrice, infatti, riferisce sulle misure della temperatura registrate presso la stazione meteorologica dell’ospizio del Gran San Bernardo a quota m. 2448 in valle d’Aosta, attivo dal 14 settembre del 1817:

Studiando questa preziosa serie di dati ci si rende conto che in questi ultimi 160 anni, si sono susseguite ben 11 fasi di segno opposto, con considerevoli variazioni della temperatura. La cosa diventa anche più evidente se ai dati meteorologici si accostano quelli delle variazioni dei ghiacciai, che sono i migliori evidenziatori del comportamento del clima. Si nota che il periodo più freddo è il ventennio 1837-1856 con una temperatura media di -1,92. E’ l’ultimo episodio della Piccola età glaciale che comporta una notevolissima espansione di tutti i ghiacciai delle Alpi. Dopo il 1857, le temperature al Gran San Bernardo non scendono più a tali minimi livelli. Tuttavia si registrano sensibili espansioni dei ghiacciai nel 1883, nel 1913 e nel 1962.
Le prime due avvengono all’inizio dell’era industriale quando ancora la concentrazione dell’anidride carbonica era poco accentuata. Per la terza, invece, che comincia al principio degli anni Sessanta e si protrae per ben 28 anni, siamo ormai nel pieno dell’era industriale e l’effetto serra dovrebbe essere assai intenso. Come si può spiegare questa fase fredda che provoca la espansione di tutti i ghiacciai delle Alpi causando un allungamento delle lingue vallive di diverse centinaia di metri? (Ad esempio: m.764 per il Lex Blanche, m-470 per la Brenva, in territorio italiano; m. 500 per il Bosson, m.350 per l’Argentiere, in territorio francese; m. 400 per il Trient, in territorio svizzero)”.

E’ del tutto evidente che queste documentate oscillazioni delle fasi climatiche non sono correlabili con il costante aumento della anidride carbonica. E’ quindi erronea la affermazione dell’IPCC che l’aumento della anidride carbonica provoca l’aumento della temperatura. Il castello catastrofista crolla miseramente. Noi sappiamo benissimo che la causa principale delle variazioni del clima è il sole (Nicola Scafetta docet), e non sono da trascurare altre fonti come la tettonica a zolle.

Infine le catastrofi sottolineate dall’IPCC  (aumento del livello del mare, aumento degli eventi estremi, ecc.) come mai non sono accadute in passato (es. Periodo caldo Romano, Periodo Caldo Medioevale) quando la temperatura del nostro Pianeta era superiore di alcuni gradi rispetto ad oggi?

Bastano queste semplici considerazioni per contestare la politica catastrofista dell’IPCC.