Clima, così l’Onu decide la “scienza” e avalla la censura
Collaborazioni con Google e TikTok, scienziati e influencer formati per sostenere le narrazioni ufficiali sul catastrofismo climatico (e non solo). Il sottosegretario generale dell’Onu, Melissa Fleming, spiega al Forum di Davos come funziona il sistema che taccia di “disinformazione” gli scienziati non allineati.
“La scienza è nostra”, l’abbiamo comprata per censurare la dissidenza: questo il senso delle dichiarazioni dei giorni scorsi del Sottosegretario generale delle Nazioni Unite per le comunicazioni globali, Melissa Fleming, ad una tavola rotonda del Forum di Davos (“Sustainable Development Impact Meetings”). Alla discussione in cui la Fleming era invitata, si discuteva della proposta del World Economic Forum di controllare l’informazione globale ed evitare che la libertà di informazioni e conoscenze, anche attraverso i social e mass media, possa contraddire il pensiero unico.
A proposito dell’emergenza climatica, la Fleming ha ricordato come le Nazioni Unite, dopo essersi accorte delle notizie e ricerche di scienziati e climatologi contrari al catastrofismo, si siano poste il problema di come arginare questa “disinformazione” e abbiano deciso di essere molto più “proattivi”. “La scienza è nostra e pensiamo che il mondo debba conoscerla”, grazie alla crescente collaborazione con Google, dice la Fleming, chiunque cerchi di capire o conoscere sul motore di ricerca più usato nel mondo le problematiche del clima, si trova alla prime voci i documenti delle Nazioni Unite, e gli studi che sostengono l’emergenza climatica globale. Non siamo ancora alla censura nei confronti dei dissidenti ma, certamente, siamo di fronte ad un sistematico nascondimento delle ragioni di tutti coloro che portano obiezioni e ragioni contrarie al dogma del catastrofismo ambientalista, come ad altri nuovi dogmi imposti dai nuovi padroni del mondo attuale.
Durante i Sustainable Development Impact Meetings del WEF, i partecipanti delle Nazioni Unite, della CNN e della Brown University hanno discusso le migliori pratiche per controllare le narrazioni nell’ambito del panel “Tackling Disinformation” (l’intervento della Fleming è dal minuto 13.45). In questo contesto, il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per le comunicazioni globali, Melissa Fleming, ha descritto non solo la collaborazione con Google ma anche con altre grandi aziende tecnologiche, tra cui TikTok, che contribuiscono a controllare la narrativa di “regime” sul cambiamento climatico e tacitare i dissidenti. Con TikTok l’ONU ha collaborato in un progetto denominato “Team Halo”, per promuovere specifiche narrazioni sul Covid sulla piattaforma di condivisione video di proprietà cinese. “Abbiamo formato scienziati di tutto il mondo e alcuni medici su TikTok e abbiamo fatto lavorare TikTok con noi”, ha detto la Fleming, aggiungendo che la strategia per contrastare la sfiducia delle persone nei confronti di istituzioni come l’ONU, in relazione alle informazioni di Covid, è stata quella di reclutare influencer per sollecitare i loro messaggi. “Un’altra strategia fondamentale che abbiamo adottato è stata quella di impiegare gli influencer”, ha detto, aggiungendo: “Influencer che erano davvero entusiasti, che hanno un enorme seguito, erano davvero desiderosi di aiutare a veicolare messaggi che sarebbero serviti alle loro comunità ed erano molto più affidabili delle Nazioni Unite che dicevano loro qualcosa dalla sede centrale di New York City”.
Le Nazioni Unite sostengono di possedere la scienza ma, se guardiamo più da vicino chi finanzia “l’autorità di direzione e coordinamento della salute internazionale” dell'ONU, ovvero l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), abbiamo un un quadro più chiaro di chi è davvero a comandare: la Fondazione Bill & Melinda Gates, insieme all'alleanza per i vaccini GAVI, sostenuta da Gates, ha contribuito al budget del programma dell'OMS più di tutti i Paesi membri, tranne due: gli Stati Uniti e il Regno Unito (Dati 2020). Era possibile immaginare il contrario? Diciamo solo che questi dati e le affermazioni dei giorni scorsi della Fleming ci confermano che le narrative globaliste sono, quantomeno, interessate. Solo ai vaccini? Per nulla, altro esempio emblematico è quello sugli investitori, a poche settimane dalla prossima pantomima ONU sul clima (COP 27 a Sharm el-Sheikh), di decine di miliardi sui “cambiamenti climatici”. Tra essi le benevolenti Ford Foundation, Bezos Earth Fund, ancora la Fondazione Bill & Melinda Gates, Bloomberg Philantropies, Protecting Our Planet Challenge, ecc. È un caso che la BreaktroughEnergy di Bill Gates scolpisca sul suo sito la frase: “Lasciamo alla Scienza di indicarci la giusta via”. Già, quella scienza di regime, prezzolata, controllata e che non accetta alcun confronto pubblico né scientifico.
La censura incombe, riguarda noi tutti e tutto lo scibile umano. Tuttavia, una fessura nelle dottrine di regime di Davos e dell’ONU pare la stia aprendo proprio Bill Gates che realisticamente si sta accorgendo dell’insostenibilità dei dogmi climatici in un contesto di crisi energetica e finanziaria attuali. Pochi giorni or sono, Gates si è scagliato contro i fanatici catastrofisti del clima e i tentativi di cambiare radicalmente il comportamento delle persone per il bene dell'ambiente: “Si può avere una rivoluzione culturale in cui si cerca di buttare all'aria tutto, si può creare una situazione di tipo nordcoreano in cui è lo Stato ad avere il controllo. Ma, a parte un'immensa autorità centrale a cui la gente dovrebbe obbedire, credo che il problema dell'azione collettiva non sia assolutamente risolvibile… non molte persone sono disposte a stare peggio a causa di futuri benefici climatici”. Giudicheremo dai fatti, se Gates vorrà aprire una breccia di libertà e squarciare la censura. Le sue parole però ci mostrano che: è in atto una rivoluzione globalista che vuol capovolgere il mondo e l’uomo; inoltre, c’è chi ha pensato ad un governo mondiale di eletti e ricchissimi che impongano idee, costumi e vita a tutti.