Cina: la Chiesa e il regime danzano insieme?
Uno studioso dei rapporti sino-vaticani sostiene che le religioni prosperano quando si conformano alla "melodia" del governo comunista. La replica del cardinale: il contributo autentico alla nazione è possibile solo quando i cattolici sono fedeli alla propria essenza.

Pubblichiamo una riflessione in tema di rapporti tra Cina e Vaticano tratta dalla pagina FB del cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo emerito di Hong Kong.
Qualche giorno fa ho visto un annuncio pubblicitario: il Centro Studi dello Spirito Santo ha invitato il pastore Samuel K. K. Cheung a tenere una conferenza per i cattolici sul tema Papa Leone XIV e le relazioni sino-vaticane.
Ho trovato la cosa piuttosto strana. Ci sono due possibilità: la prima è che il pastore Cheung sappia come il Papa gestirà le relazioni sino-vaticane e voglia valutare questa direzione insieme a noi cattolici; la seconda è che non sappia cosa deciderà il Papa, ma voglia guidare i cattolici affinché consiglino al Papa quella che lui considera una decisione ragionevole. Nessuna delle due ipotesi mi sembra del tutto appropriata, poiché non si può presumere che un pastore protestante sappia cosa “dovrebbe” decidere un Papa cattolico.
Dopo il 13 settembre, nessuno dei cattolici che hanno partecipato alla conferenza è venuto a parlarmi, quindi non ho modo di sapere esattamente cosa abbia detto il pastore Cheung quel giorno. Ho invece letto il suo articolo: Danzando su una melodia in continua evoluzione.
Il pastore Cheung è uno studioso. Ha studiato in dettaglio le politiche successive della leadership comunista cinese (la “melodia”) e le risposte delle varie religioni, in particolare della Chiesa cattolica (la “danza” che si abbina a quella melodia).
Sebbene presentate come una narrazione storica, le sue parole affermano anche un principio: sotto la guida del grande governo comunista, le religioni prosperano naturalmente quando si conformano – “coloro che seguono prospereranno”. I gruppi religiosi che collaborano bene vedranno crescere il numero dei loro membri e la vitalità del loro ministero. In base a questo criterio, si potrebbe dire che nell'ultimo decennio circa la Chiesa cattolica ha effettivamente collaborato bene con le politiche religiose della Repubblica Popolare Cinese (è stato firmato un accordo; tutti i vescovi della Chiesa ufficiale sono ora riconosciuti come legittimi). Pertanto, nella situazione attuale, questa collaborazione dovrebbe continuare ulteriormente.
E qual è la situazione attuale?
1. Alcuni abitanti di Hong Kong se ne sono andati, ma molti cinesi provenienti dalla Cina continentale e dal Sud-Est asiatico stanno arrivando; la diocesi di Hong Kong ha molte opportunità di servirli. Sia il governo centrale che quello di Hong Kong apprezzeranno il ruolo della Chiesa in questo senso.
2. La diocesi di Hong Kong ha sempre mantenuto un intenso dialogo con le comunità ecclesiali della Cina continentale (sia “ufficiali” che “clandestine”); recentemente, ci sono state più discussioni congiunte con la Chiesa ufficiale sulla sinicizzazione, e il cardinale Chow e i vescovi della Cina continentale si scambiano visite sempre più frequenti.
3. Una questione importante nella Chiesa della Cina continentale è l'unità tra le comunità “ufficiali” e “clandestine”. La diocesi di Hong Kong potrebbe fungere da mediatore imparziale, contribuendo a placare le tensioni di lunga data tra le due parti e agendo da pacificatore.
4. Lo sviluppo della Greater Bay Area richiede un adeguamento da parte di Hong Kong: nella vita pastorale della Chiesa all'interno di questa zona, si spera che a breve possa essere istituita una nuova Conferenza episcopale della Greater Bay Area all'interno della Conferenza episcopale ufficiale cinese.
Il “principio” e le “aspettative” sopra riportati rivelano che il pastore Cheung non ha compreso la differenza fondamentale tra la Chiesa cattolica e le chiese protestanti. Inoltre, non ha letto attentamente la Lettera ai cattolici cinesi del 2007 di papa Benedetto XVI.
La Chiesa cattolica crede fermamente che solo rimanendo fedeli alla nostra essenza possiamo dare un contributo autentico alla nazione. A meno che e fino a quando non riusciremo ad aiutare il governo a comprendere questo punto (cfr. l'importante discorso del segretario generale del PCC Xi Jinping al Politburo il 29 settembre), allora – anche con la promessa di “Un paese, due sistemi” – potremo al massimo fare alcune concessioni passive. (In realtà, tali concessioni e la comunicazione franca tra la Chiesa e i funzionari locali sono già state sufficienti ad allontanare inutili sospetti, dimostrando che la Chiesa contribuisce realmente alla stabilità sociale e alla prosperità nazionale). Quando le concessioni non sono possibili, la Chiesa può solo sopravvivere clandestinamente in uno stato di debolezza, oppure rispondere alla chiamata di Dio e dare testimonianza attraverso il martirio.
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