Cento giorni dopo la tua morte
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Cosa succederà il centesimo giorno dopo la tua morte? Ecco un promemoria...
Cento giorni dopo la tua morte nessuno si ricorderà di te. Cento giorni dopo che sarai morto – per un tempo che durerà un secondo, un minuto, un’ora o un giorno – nessuno più penserà a te. Fino a quel momento parenti, amici, conoscenti e anche nemici, ciascuno per suo conto, avranno inanellato ricordi costruendo un’ininterrotta catena della memoria a cui il tuo nome sarà stato saldamente appeso. Fino a quel momento almeno una persona a te cara ti avrà tenuto in vita qui sulla Terra, accarezzando il tuo maglione “da casa” rimasto nell’armadio, trovando in un cassetto i tuoi occhiali, percorrendo quel sentiero di montagna che avevi scoperto tu, bevendo quell’infuso che solo a te piaceva, buttando nel cestino i tuoi ultimi e inutili farmaci.
Ma al centesimo giorno ecco che, forse solo per il tempo di un respiro, scomparirai dalla mente e dal cuore di tutti, come cenere al vento, e quella catena si spezzerà. Un istante uguale ai 100 anni che hanno preceduto la tua nascita. Sarai per la prima volta nella tua ex vita, ignoto. Lo spazio di una virgola dentro una frase in cui tu eri il protagonista. Una virgola in cui il tuo nome non esisterà più, cancellato, bandito dal mondo dei viventi. Certo, anche in quella brevissima sincope temporale, tu continuerai a vivere nelle foto, in ciò che hai scritto o realizzato, ma dato che nessuno sarà lì a guardare le tue foto o a leggere le tue lettere, tu, semplicemente, non sarai più.
In quel frammento di tempo, breve come un battito del cuore o lungo come una giornata piovosa di novembre, tu non esisterai più tra i vivi. Forse risorgerai il secondo dopo, ma nel secondo prima sarai morto per davvero. E dopo quei 100 giorni ne verranno altri dove lo squarcio della memoria si allargherà sempre più in modo costante, impietoso, finché addirittura nessuno più saprà chi mai tu sia stato. Solo un nome in una lapide e in qualche registro pubblico. E allora sarai morto per sempre. L’oblio sarà la tua ultima condizione terrena, la tua definitiva lastra tombale.
Cento giorni dopo che sarai morto quindi sarai morto sul serio, perché sarai morto per tutti. Per tutti quelli che s’impolverano l’anima qui su questa Terra, ma non per quelli che gioiscono sulla Terra celeste. Lì sarai vivo nelle loro preghiere, nelle loro intercessioni e suppliche. Lì sei vivo anche prima della tua morte e sei più vivo tra loro di quanto non riuscirai mai ad essere vivo in Terra. Anzi il pensiero di te di fronte all’Onnipotente è così vivo, perché vivace, che ti fa sembrare oggi quasi morto.
Soprattutto tu, che ti trovi più vicino al punto finale della tua esistenza rispetto al suo punto iniziale, ormai dovresti aver imparato a cogliere la voce sommessa del tempo che ti sussurra: «Vanitas vanitatum». Allora non affidarti al ricordo di chi ti scorderà, non piantare chiodi nell’acqua del fiume, non credere di poter arrestare ciò che passa perché, come l’amante con l’amato, la vita corre veloce verso la morte, ma affidati al ricordo di chi, avendo ormai vissuto la morte, sa cosa sia davvero la vita perché ora vive veramente, stando faccia faccia con Dio.
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