Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
l'incontro della bussola

C'è un brutto clima se la "Scienza" è considerata un dogma

Un'emergenza c'è, ma non è quella climatica, semmai sismica e idrogeologica. Di fronte agli allarmi sul "pianeta in fiamme" è ormai considerato "leso ambientalismo" porre domande: al "vecchio" peccato originale se ne è sostituito uno nuovo di marca ecologista, cui si accoda anche il mondo cattolico. Ne hanno parlato martedi 13 dicembre il prof. Alberto Prestininzi e don Alberto Strumia con il direttore della Bussola Riccardo Cascioli.

Creato 15_12_2022

La terza delle sei dirette – il martedì alle 21 – che la Bussola sta proponendo ai suoi lettori è incentrata su un tema di grande attualità su cui si levano quotidiani allarmi, non sempre giustificati: il clima e la – vera o presunta – responsabilità dell’uomo, una sorta di “peccato originale” per la nostra epoca. L’incontro del 13 dicembre – di cui offriamo qui solo alcuni spunti – è intitolato: C’è un brutto clima, e lo è specialmente sul piano culturale. Insieme al direttore Riccardo Cascioli, sono intervenuti il professor Alberto Prestininzi, docente di Geologia dell'Università Roma1, e don Alberto Strumia, teologo e già docente di Fisica matematica dell'Università di Bologna e Bari.

«Quella dei cambiamenti climatici è diventata una sorta di religione», osserva Cascioli in apertura. In realtà, più che un’emergenza climatica, secondo Prestininzi, abbiamo «emergenze di carattere idrogeologico (gli eventi recenti nelle Marche e a Ischia lo testimoniano)» e quelle legate agli «eventi sismici». Il docente cita al riguardo una petizione di cui è stato promotore insieme ad altri accademici al Presidente della Repubblica, rimasta priva di risposta. Gli appelli a “salvare il pianeta” fanno invece più leva sulle persone, convinte che sia colpa dei gas immessi in atmosfera dall'uomo. Ecco il primo equivoco diffuso: l’equazione inquinamento=riscaldamento globale, quando invece i «processi di inquinamento, nulla hanno a che vedere col clima».

A questo si aggiunge il «vezzo di considerare l'uomo responsabile di tutto» e naturalmente di un non ben identificato disastro, a fronte di dati ben diversi: «la massa vegetale sul pianeta è aumentata del 30 %» (come si rileva dai dati satellitari), c’è «una produzione agricola straordinaria». E se «negli annni '40 e ‘50 eravamo 3 miliardi e il numero dei denutriti era del 50 %, oggi siamo 8 miliardi  e il numero dei denutriti è del 10%», a ulteriore smentita di un’altra presunta “colpa” degli uomini (eredità neomalthusiana), quella di essere "in troppi". La stessa aspettativa di vita, giunta a oltre 85 anni dimostra che anche «la qualità della vita è migliorata».

Una sorta di dogma non dichiarato spinge ad affermare che la “Scienza” è unanime  – come ricorda Cascioli, non senza notare «questo modo di parlare della scienza come se fosse una persona, quando si dovrebbe parlare di scienziati». Un dogma penetrato anche nel mondo cattolico affascinato «da questa ideologia cambio-climatista», al punto che organizzazioni nate sulla scia di Laudato si’ e persino pastori parlano lo stesso linguaggio delle organizzazioni ecologiste. Inoltre, prosegue Cascioli, «si fa anche molta confusione tra “creato”, come concepito dal punto di vista della dottrina cattolica, e “ambiente” come se fossero esattamente la stessa cosa». Distinzione venuta meno anche in tanta predicazione, conferma don Alberto Strumia, perché «è più facile allinearsi al pensiero unico vigente».

«C'è un clima culturale pesante», conferma Strumia – che «condiziona pesantemente anche la mentalità di tanti credenti e anche di chi deve guidare i fedeli». Ma soprattutto emerge un aspetto centrale nel mondo cattolico: «Ciò che è venuto meno e il rapporto con Dio creatore». Al suo posto un’ottica panteista che «divinizza» l’ambiente come «una sorta di entità che esiste autonomamente». «Si passa dalla fede in un Dio trascendente» – che non solo chiama il mondo all'esistenza, ma lo «mantiene in essere come una sorta di pavimento che sostiene continuamente la realtà, altrimenti precipiterebbe nel nulla», precisa Strumia – a «una lettura ideologica» che «attribuisce alla natura alle cose all'ambiente agli animali le proprietà divine».  Non a caso Benedetto XVI in una conversazione privata con papa Francesco, che poi ha riportato questa frase, «disse la nostra è l'epoca del peccato contro Dio creatore».

Si è spezzato un rapporto vitale e oggettivo, sottolinea Strumia, cercando di «costruire un mondo in cui non si tiene conto di tutti i fattori e quindi anche della causa prima» (cioè Dio). Ne deriva «una disfunzione totale, che si ripercuote nei rapporti sociali, nei rapporti umani, dalla distruzione della famiglia all'ingovernabilità (oggi i governi fanno fatica a governare)». Tra i sintomi di questo «squilibrio che vediamo tutti i giorni» c'è «il malessere generale della gente», conseguenza di «quello che nella sua essenza già San Tommaso d'aquino definiva come l'essenza del peccato originale il peccato originale di cui non parla più nessuno» e che «si ripercuote anche nel modo di considerare la natura, l'ambiente, eccetera». «Oggi, mancando il riferimento a Dio creatore come un dato di fatto», l'uomo si auto-accusa di «un riverbero pagano del peccato originale» che consiste nel «non rispetto dell'ambiente, il non rispetto, la non adorazione della natura» di cui l'uomo si auto-colpevolizza, considerandosi responsabile di tutto». E questo «peccato contro l’ambiente» è considerato ereditario quanto il peccato originale di cui è surrogato. 

Ma c’è un altro paradosso, evidenziato da Cascioli:  questa «auto-colpevolizzazione» che si presenta sotto apparenza di umiltà – finendo per accusarsi di non aver fatto correttamente la raccolta differenziata – cela «un delirio di onnipotenza». Per esempio, quando i capi di Stato «decidono che la temperatura non dovrà salire oltre 1 grado e mezzo», «come se la terra avesse un termostato».  «È un duplice delirio – risponde Strumia – da parte di chi gestisce grandi poteri e pensa di poter fare quello che vuole e da parte della ricerca umana di soluzioni di redenzione da questo “peccato originale”». Tuttavia, le leggi, se fatte bene, «aiutano ma non salvano», compresa quella dell’Antico Testamento come ricordava San Paolo.

In realtà non siamo così potenti da avere la colpa della sempre ripetuta «estate più calda» e dello scioglimento dei ghiacciai, come se la terra non si scaldasse già migliaia di anni fa. Tra i vari esempi citati dal professore c’è la mummia di Ötzi: «Se ci fosse stato il ghiaccio si sarebbe ghiacciato», non mummificato, invece «è rimasto per ben 500 anni mummia» e solo successivamente ricoperto dal ghiaccio che si va invece ritirando ai nostri giorni. Più che un passaggio da “clima normale” a “riscaldamento globale” che minaccerebbe il futuro, si direbbe un’alternanza nel corso della storia. Insomma, nessuno nega che il clima sia cambiato (semmai qualcuno forse nega che sia cambiato in passato), ma «il cambiamento climatico non è un'anomalia, è la normalità» – osserva Cascioli – senza la quale «il nostro sarebbe un pianeta morto», aggiunge Prestininzi. Persino la “terribile” Co2, afferma, «è il gas della vita»: senza emetterla non potremmo vivere.

In breve, per un corretto approccio al tema non si può rinunciare a porsi domande, benché siano oggi considerate scorrette. Ma continuerà a esserci un “brutto clima” finché la Scienza (rigorosamente con la maiuscola) verrà scambiata per una nuova religione.