Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
EUTANASIA

Cappato contro il Vaticano: la libertà si fa intollerante

Quelli che l’eutanasia legale lascia liberi tutti ora protestano insieme a Marco Cappato perché la Santa Sede ha espresso un’opinione diversa dalla loro. I radicali parlano di libertà ma mentono sul documento "Samaritanus Bonus" e mostrano di non tollerare un parere diverso dal proprio, mentre la Chiesa dicendo il vero non può costringere nessuno a seguirlo.

Editoriali 30_09_2020

Quelli che l’eutanasia legale lascia liberi tutti di scegliere di farsi uccidere o meno e che la libertà di fare ciò che si vuole è un assoluto, ora protestano insieme a Marco Cappato perché la Santa Sede ha espresso un’opinione diversa dalla loro. Opinione che, non impedisce a nessuno di macchiarsi di un crimine ormai legale in Italia dopo l’approvazione delle Dat (Disposizioni anticipate di trattamento) che prevedono la sospensione di alimentazione ed idratazione per accelerare la morte.

Ma allora perché i radicali sono andati davanti al Vaticano per denunciare il documento "Samaritanus Bunus" che definisce l’eutanasia come un male intrinseco? Cappato ha dichiarato che: "Con la lettera "Samaritanus Bonus" la Congregazione Vaticana per la dottrina della fede fornisce, con l'approvazione del Papa, un contributo alla violazione delle leggi dello Stato italiano”. Innanzitutto il leader radicale dice il falso, visto che se la Chiesa ha espresso la visione cristiana della vita, della morte (date da Dio) e della sofferenza, non può però cambiare di una virgola la legge e le sentenze della Consulta, che permettono il suicidio assistito senza formalmente costringere chi non voglia a chiedere la morte o a procurarla a qualcuno. Convincere qualcuno che l’eutanasia sia sbagliata non corrisponde quindi alla violazione della legge sull’eutanasia. Potrebbe se mai far riflette i legislatori in senso opposto ma, anche in questo caso, ciò non corrisponde alla violazione dell'attuale normativa.

Oltre a dire il falso Cappato ritiene intollerabile il fatto che “La Santa Sede...arriva a definire “complici” non solo coloro che aiutano i malati a interrompere la propria vita, ma anche i Parlamentari che approvano leggi sull'eutanasia e il suicidio assistito”, parando di “atto di sfida esplicito e frontale contro le sentenze della Corte costituzionale che hanno legalizzato in Italia il suicidio assistito in determinate condizioni e che hanno per due volte richiamato il Parlamento a intervenire per legiferare”. Secondo la Consulta (in cui vi sono anche giudici cattolici, che se contrari avrebbero potuto dimettersi), che ha assolto Cappato quando portò Dj Fabo a uccidersi in Svizzera, aiutare una persona a morire se ha una patologia irreversibile o che provoca sofferenze fisiche o anche solamente psicologiche per lei intollerabili non è reato. Eppure, esprimendosi contro questa visione, la Chiesa non ha alcun potere di evitare che parlamentari e giudici (anche quelli che si definiscono cattolici) approvino l’eutanasia. La Chiesa ha sempre indicato il bene e il male riconocibili grazie alla legge naturale inscritta in ogni cuore ed invita gli uomini a seguirla, ma non ha il potere di legiferare. Perciò non si capisce il bisogno di giudicare la Chiesa come intollerante quando dà un giudizio lasciando ogni persona e lo Stato liberi di seguirlo o di andarvi contro.

Perciò protestando in piazza San Pietro i radicali hanno mostrato la doppiezza della loro battaglia e di una della concezione di libertà faziosa, dato che non tollera che esistano opinioni (o azioni, come l’obiezione di coscienza) differenti dalle proprie. Insomma, chi intende relativisticamente la libertà, come fare ciò che pare e piace, escludendo che vi siano un bene ed un male oggettivi, di fatto costringe tutti non solo ad agire secondo la sua concezione ma persino a pensare in senso unico. Al contrario chi ha una visione della libertà come capacità di aderire al bene, esortando la società e lo Stato a favorirlo per il bene comune, non può impedire che l’uomo si ribelli ad essa e scelga il male o lo proclami, pur non rinunciando a continuare ad indicargli la verità. Chi è più intollerante fra i due?

La reazione dei radicali, fra cui militano anche sedicenti cattolici arrabbiati all’idea che chi si vuole, (o vuole) ammazzare, pensado che "la vita è mia fino alla fine" e non di Dio, non riceva i sacramenti, fa pensare che chi commette il male non solo esige di farlo senza conseguenze ma addirittura che la Chiesa lo benedica, mettendo a tacere ogni coscienza e quindi ogni possibile obiezione. Così, mentre si predica la pluralità e la tolleranza, si lavora per l’omologazione del pensiero e delle azioni. Eppure, se la Chiesa non pretende che un ateo comprenda il valore salvifico del dolore, ma solo di richiamare liberamente la società ad alleviare la sofferenza di chi soffre amandolo e non eliminandolo come un fardello, l’ateo Cappato pretende non solo che lo Stato uccida i sofferenti ma che la Chiesa guardi alla sofferenza come lui: senza una speranza. Smettendo così di essere una pietra d’inciampo.

Il fatto, però, dimostra la potenza della parola della Chiesa capace, con un solo documento, di rischiarare i cuori e di svelare la menzogna e la sua debole natura. Mostrando un male che si fa piccolo piccolo (a protestare con Cappato c'erano quattro persone) davanti all'imponenza di San Pietro.