“Cambio” di sesso, le pressioni delle società pro gender
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Otto società scientifiche e associazioni chiedono una legge più permissiva sulla “transizione di genere” per i minori rispetto al Ddl presentato dal governo. E usano argomenti già smentiti dalla realtà, promuovendo linee guida all’origine di danni fisici irreversibili.
Alla Camera, in Commissione Affari Sociali, prosegue l’iter del disegno di legge 2575 presentato dai ministri Orazio Schillaci (Salute) ed Eugenia Roccella (Famiglia) e intitolato Disposizioni per l’appropriatezza prescrittiva e il corretto utilizzo dei farmaci per la disforia di genere. Un Ddl già a suo tempo commentato criticamente da Tommaso Scandroglio sulla Nuova Bussola perché, pur prevedendo un protocollo più rigoroso rispetto all’attuale, continua comunque ad avallare la “transizione di genere” per i minori, mantenendo quindi in piedi l’inganno per cui “cambiare” sesso sarebbe possibile e addirittura in certi casi benefico.
Ma come il compromesso del governo non piace a chi sottolinea la bontà della legge morale naturale, similmente esso non piace neanche a chi la combatte e vorrebbe una norma più permissiva. Mercoledì 10 dicembre, otto tra società scientifiche e associazioni italiane favorevoli ai desiderata del transessualismo hanno diffuso un comunicato congiunto per chiedere di modificare il Ddl in accordo con le raccomandazioni del Consiglio d’Europa, «che sottolineano la necessità che gli Stati Membri garantiscano l’accesso all’assistenza specifica per persone TGD [acronimo che sta per “transgender e gender diverse”, ndr] indipendentemente dall’età», quindi anche se bambini. E questo, si legge nel suddetto comunicato, sarebbe necessario per «promuovere il benessere delle persone stesse, senza essere condizionato da ideologie» (sic!).
Le società firmatarie dell’appello sono le seguenti: l’Associazione culturale pediatri (Acp), la Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss), l’Osservatorio nazionale identità di genere (Onig), la Società italiana di andrologia e medicina della sessualità (Siams), la Società italiana di endocrinologia (Sie), la Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica (Siedp), la Società italiana ginecologia dell’infanzia e dell’adolescenza (Sigia), la Società italiana genere, identità e salute (Sigis). L’elenco aiuta un po’ a farsi l’idea di quale sia lo stato della medicina odierna, che in diversi campi – qui sotto l’influsso della teoria del gender – ha smarrito quello che dovrebbe essere il suo principio base: per prima cosa, non nuocere.
È perciò curioso che a chiedere di non farsi condizionare dalle «ideologie» siano proprio queste otto società scientifiche e associazioni, le quali sostengono un approccio che ignora la realtà oggettiva del corpo sessuato (maschile e femminile), per assecondare delle percezioni mentali soggettive: percezioni che peraltro nella gran parte dei casi sono passeggere e vengono superate naturalmente con la pubertà (come attestato anche dal DSM-V, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). In breve, è proprio l’approccio noto come “modello affermativo dell’identità di genere” ad essere ideologico, prevedendo interventi ormonali e chirurgici che non sono semplicemente inutili bensì fortemente dannosi.
Ma proseguiamo con l’analisi del comunicato congiunto: «Il DDL dovrebbe fare riferimento alle Linee Guida già disponibili e stese da importanti società scientifiche internazionali, primariamente quelle redatte dall’Endocrine Society (2017)», affermano le otto società e associazioni firmatarie, che poi elencano altre linee guida e indicazioni accomunate dal fatto di essere favorevoli ai trattamenti per “cambiare” sesso. Ci soffermiamo per semplicità su quelle dell’Endocrine Society, con sede a Washington, che è autrice delle linee guida più influenti negli Stati Uniti in materia di “disforia di genere”, insieme a quelle della World Professional Association for Transgender Health (WPATH, già coinvolta in uno scandalo per i suoi esperimenti su bambini e ragazzini sessualmente confusi).
Leggiamo quanto afferma riguardo a queste linee guida il rapporto, fresco di pubblicazione, del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli USA: «Le linee guida della WPATH e della Endocrine Society raccomandano l’inizio della terapia con bloccanti della pubertà (farmaci che arrestano lo sviluppo puberale) ai primi segni della pubertà (stadio 2 di Tanner), che può iniziare già all’età di 8 anni nelle femmine e 9 nei maschi. Secondo queste linee guida, gli ormoni del sesso opposto (estrogeni per i maschi e testosterone per le femmine) vengono somministrati in un secondo momento; per alcuni adolescenti sono raccomandati anche interventi chirurgici (ad esempio, la rimozione del seno per le ragazze). Tutti questi interventi sono associati a rischi significativi e la maggior parte di essi provoca effetti fisici o fisiologici irreversibili». Le linee guida appoggiate dalle otto società italiane di cui sopra sono quindi gravemente nocive per la salute.
Il comunicato congiunto prosegue chiedendo alla politica che, in attesa di approvare la nuova legge e i nuovi protocolli ministeriali, «venga deliberato che si continui a far riferimento alle disposizioni della determina AIFA n. 21756/2019», pubblicata dopo il parere favorevole, nel luglio 2018, del Comitato Nazionale per la Bioetica, rispetto all’uso off label della triptorelina per bloccare la pubertà, parere che evidentemente è all’origine di tanti mali, avendo prestato il fianco a una idea pseudoscientifica che considera il corpo sessuato e il suo normale sviluppo come un problema. Le otto società si appellano alla determina dell’AIFA perché ritengono sbagliato attendere l’assenso del Comitato etico a valenza nazionale (assenso previsto dal Ddl del governo) per quelle che loro stesse chiamano «sperimentazioni cliniche in ambito pediatrico», in quanto tale attesa «causerebbe un rallentamento in una procedura che ha già ottenuto un parere di un team multidisciplinare, (…) che nel caso della triptorelina sarebbe cruciale in quanto lo sviluppo puberale procederebbe». E qui sta la chiave della menzogna: un processo fisiologico come la pubertà – necessario per lo sviluppo fisico e mentale – è associato a una malattia, da trattare e bloccare con farmaci il prima possibile. Se questa non è ideologia...
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