Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santi Nabore e Felice a cura di Ermes Dovico
dati choc

Bruxelles decadence, da capitale d'Europa a capitale delle rapine

Ascolta la versione audio dell'articolo

Il triste primato di capitale delle rapine, interi quartieri controllati dalla segregazione islamista, aggresisoni sessuali all'ordine del giorno. Negli ultimi dieci anni la capitale belga non è più il faro di un’Europa unita, ma uno dei sintomi raffinati della sua disintegrazione. 

Esteri 12_07_2025

Il Belgio è, dal 2017, la “capitale europea delle rapine”: gode di una media annuale di 146,7 rapine violente ogni centomila abitanti contro una media europea inferiore alle 60. Negli ultimi dieci anni, il Paese è diventato una delle porte principali per il traffico di droga in Europa, trasformandosi in un nodo logistico strategico per i cartelli internazionali. Ma non è solo la criminalità organizzata a preoccupare.

Nel Paese, otto donne su dieci dichiarano di aver subito aggressioni sessuali, tra molestie e stupri. È il dato shock emerso da una maxi-inchiesta del 2021 firmata dalle università di Ghent e Liegi insieme all’Istituto nazionale di criminalistica e criminologia – una realtà che, nel 2024, resta drammaticamente confermata. A Bruxelles, i reati sessuali sono più che raddoppiati: dai 924 del 2017 ai quasi 2.000 del 2020. Una media di nove al giorno. E il trend non si è fermato: dal 2019, le violenze sessuali raccontano di un aumento del 74% al 2024.

Bruxelles, autoproclamata capitale dell’Unione Europea, non è più il faro di un’Europa unita, ma uno dei sintomi raffinati  della sua disintegrazione. Negli ultimi quindici anni, si sono moltiplicati i segnali di un declino profondo – stallo istituzionale, impennata della criminalità, caos nei conti pubblici, avanzata dell’estremismo islamico e ondate migratorie fuori controllo – e tracciano la traiettoria verso un inevitabile punto di non ritorno.

Quando nel 2016 l’allora presidente Donald Trump la descrisse come un inferno, le sue parole fecero tremare le cancellerie europee, e vennero accolte con quel misto di disprezzo, ignoranza e negazione della realtà tipico di una certa élite. Trump aveva messo il dito nella piaga nel contesto dei dibattiti su sicurezza e immigrazione, sottolineando come la città fosse degenerata nel tempo, complice una immigrazione irregolare e incontrollata. Anche se già all’epoca i fatti gli diedero ragione, nel 2025 si potrebbe dire che la realtà ha superato se stessa. 

Bruxelles conta tassi di criminalità sempre in aumento. Tra il 2022 e il 2023, rapine ed estorsioni sono aumentate del 23 per cento, le rapine senza armi del 34, i furti con destrezza del 27 e le rapine a mano armata di un sorprendente 53 per cento. Secondo i dati di Numbeo, il livello di criminalità a Bruxelles è paragonabile a quello di altre grandi capitali europee, come Parigi. Ma il confronto è spietato: la capitale francese conta oltre dieci volte gli abitanti del Comune di Bruxelles e una superficie più che tripla.

La reputazione è talmente compromessa che persino l’OSAC, l’ente americano per la sicurezza all’estero, mette in guardia da anni i cittadini USA sui rischi di un viaggio a Bruxelles. La microcriminalità è diffusa soprattutto nelle zone centrali e nei pressi delle stazioni. Ma c’è un’area sotto i riflettori per le sue frequenti sparatorie: quella di Bruxelles-Midi Zone che da sola ospita cinque dei 15 “punti caldi” del narcotraffico di Bruxelles. Così caldi, che persino la polizia esita a entrarvi. 

La guerra tra bande a Bruxelles si fa con i kalashnikov: il 2025 è iniziato con undici sparatorie nel solo mese di gennaio. Il livello di criminalità è tale che a Bruxelles il 20% dei posti di polizia resta scoperto: le difficoltà di reclutamento sono gravi, perché la criminalità dilagante rende il mestiere poco attrattivo: durante il Ramadan, la polizia riceve istruzioni dettagliate su cosa può fare e cosa deve evitare.

Lontano dalla Grand Place da cartolina, dalle cioccolaterie eleganti e dalle birrerie alla moda, Bruxelles è una città sull’orlo del collasso. Anche la sua spesa è fuori controllo. Il debito pubblico della regione di Bruxelles-Capitale è aumentato in soli sei anni passando da 3,4 miliardi di euro nel 2018 a 14,5 miliardi di euro nel 2024. Si prevede che il suo debito lordo consolidato crescerà passando da 14,5 miliardi di euro nel 2024 a circa 22 miliardi di euro nel 2029. In poche parole, la regione di Bruxelles-Capitale è in bancarotta.

Nel 2024, le domande di asilo in Belgio hanno raggiunto il livello più alto dal 2015 arrivando a quasi 40.000 richieste. In particolare, si è registrato un netto balzo delle richieste d’asilo da parte di cittadini palestinesi, cresciute del 74%, segnale di un flusso in continua espansione che si innesta in un contesto sociale già profondamente stressato.

Dentro questo scenario, si inserisce una politica belga da tempo accusata di indulgenza verso l’entrismo islamico. Emblematico il caso del partito ‘Islam’ — nato nel 2012 — che nel 2018 si è presentato alle elezioni locali con un programma che proponeva la separazione tra uomini e donne in luoghi pubblici, il matrimonio tra adolescenti, l’abolizione degli interessi nel sistema bancario, il divieto di alcool e sigarette, e persino la creazione di un fondo ufficiale per le elemosine islamiche.

Team Fouad Ahidar (TFA)’, invece, fondato nel 2024  da Fouad Ahidar, socialista marocchino, alle elezioni regionali del 9 giugno 2024 ha ottenuto un sorprendente 16.5% dei voti aggiudicandosi tre seggi nel Parlamento della Regione di Bruxelles. È il partito alleato della sinistra locale, immune da qualsivoglia cordone sanitario, e che difende gli interessi musulmani, promuovendo il diritto al velo, la macellazione islamica e le posizioni pro-Gaza. La normalizzazione del discorso islamico e antisemita a Bruxelles è il risultato di un lavoro iniziato almeno 15 anni fa. 

Nel 2023, il 74% della sua popolazione era straniera, a fronte di una media UE ferma al 10%. In quartieri come Molenbeek, la percentuale sale all’86%. Una trasformazione demografica che molti definiscono “grande sostituzione” e che, in assenza di una reale volontà d’integrazione, ha messo in ginocchio la città: scuole e ospedali al collasso, alloggi insufficienti, servizi saturi e tensioni comunitarie sempre più acute.

Zone a forte presenza islamica come Molenbeek, Schaerbeek e Anderlecht si sono trasformate in epicentri di insicurezza quotidiana, segnati da aggressioni, spaccio, sparatorie e guerre tra bande. Qui, la violenza non è l’eccezione, ma la regola. Nel maggio 2025, e non per la prima volta, rivolte spontanee guidate da “gang giovanili” hanno travolto diversi quartieri di Bruxelles. Denunciando, ancora, la totale incapacità dello Stato di stabilire legge e ordine. Come per la Francia, nel 2022, un rapporto ha rivelato che il 35% dei giovani con un background migratorio a Bruxelles viveva in famiglie in cui nessuno ha un lavoro: terreno fertile per la delinquenza e la radicalizzazione islamica.

Se volessimo fare una fotografia sintetica di Bruxelles, dovremmo fermarci nei pressi della Gare du Nord, nel cuore del quartiere di Schaerbeek. Là, due strade parallele raccontano dell’autoproclamata capitale d’Europa. Da un lato, Rue d’Aerschot: vetrine illuminate e prostitute in posa, simbolo dell’identità commerciale del quartiere. Dall’altro, a pochi metri, Rue de Brabant: dove gli orologi segnano con rigore il ritmo delle preghiere, i tappeti sono pronti per essere rivolti verso la Mecca, e un’intera economia halal si sviluppa per oltre un chilometro. Parrucchieri per soli uomini, ristoranti, negozi di abbigliamento, bambine velate, copie del Corano esposte alle finestre: tutto grida islam e separazione.

Eppure, in molti sembrano non aver ancora colto la portata della penetrazione ideologica islamista, in atto da anni con il silenzioso sostegno del Partito Socialista che a Bruxelles ha costruito un solido sistema clientelare. Il sistema politico belga, federale e trilingue – francese, olandese e tedesco – è talmente complesso da diventare terreno fertile tanto per l’entrismo islamista quanto per il lobbying woke, entrambi abilissimi nell’infilarsi tra le pieghe delle istituzioni.

Così Bruxelles, più che capitale d’Europa è il laboratorio dove la sua identità si disgrega e ogni legge si relativizza.