Berlino paga la Sant'Egidio per accogliere immigrati
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Fra le Ong che la Germania finanzia per l'accoglienza degli immigrati, c'è anche un progetto della Comunità di Sant'Egidio. Il presidente Marco Impagliazzo dichiara che sono tutti "immigrati regolari" e richiedenti asilo. Ma sono davvero regolari?
Si è da poco saputo che la Germania, oltre a finanziare la Ong tedesca SoS Humanity che ha una nave nel Mediterraneo, una di quelle su cui gli emigranti illegali completano il loro viaggio verso le coste italiane, finanzia anche un progetto della Comunità di Sant’Egidio “per l’integrazione dei migranti giunti regolarmente in Italia – spiega il presidente della Comunità Marco Impagliazzo intervistato dal quotidiano la Repubblica – immigrati regolari e persone che hanno richiesto protezione internazionale”. Il progetto realizza per loro un percorso di integrazione, spiega ancora Impagliazzo, offrendo corsi di lingua italiana e di avviamento al lavoro, oltre a provvedere ad alloggio, vitto, cure mediche e alle altre esigenze della vita quotidiana.
Ci vogliono due anni per completare un percorso di integrazione e nel progetto della Comunità di Sant’Egidio sono inserite alcune migliaia di persone. Alle spese provvedono le comunità che le ospitano, le parrocchie, ma occorrono anche altri contributi. Uno, pari a 420mila euro, è arrivato dal governo tedesco. È uno stanziamento una tantum, precisa il presidente della Comunità che ribadisce: “sono fondi per favorire l’integrazione di immigrati regolari in Italia”.
Che possano arrivare in Italia regolarmente migliaia di persone e risiederci per anni, aiutate a imparare l’italiano e un mestiere che permetta loro di lavorare e integrarsi è una notizia. Se si tratta di cittadini extracomunitari, quello che si sa infatti è che gli ingressi regolari di emigranti in Italia dipendono dai cosiddetti decreti flussi, periodicamente emanati dal presidente del Consiglio sulla base dei criteri indicati nel documento programmatico triennale sulle politiche dell’immigrazione. Questi decreti indicano le quote di ingresso per motivi di lavoro. L’ultimo, del 26 gennaio 2023, ha stabilito che per il 2023 possono entrare legalmente in Italia, per lavorare, 82.705 persone: 44mila per attività stagionali, 38.705 per attività non stagionali nei settori di autotrasporto, edilizia, turistico-alberghiero, meccanica, telecomunicazioni, alimentare e cantieristica navale. Per quanto riguarda i lavoratori non stagionali il decreto inoltre ha introdotto l’obbligo per il datore di lavoro di verificare presso il Centro per l’impiego competente l’indisponibilità di lavoratori già presenti sul territorio nazionale, prima di assumere lavoratori non comunitari dall’estero.
In qualsiasi caso si tratta di persone che sono state assunte, che arrivano in Italia per lavorare, subito. Quindi gli assistiti dalla Comunità di Sant’Egidio non rientrano in queste categorie. La domanda allora è che cosa li renda “regolari”. Forse sono entrati in Italia regolarmente nel senso che all’arrivo avevano un visto rilasciato per turismo, studio, cure mediche o altro che poi è stato convertito in permesso di soggiorno a qualche titolo. Nell’intervista Impagliazzo comprende nei “migranti giunti regolarmente”, ai quali è dedicato il progetto realizzato con il contributo tedesco, delle persone che hanno chiesto protezione internazionale.
Può darsi che in realtà voglia dire che nel progetto sono inserite anche persone che hanno ottenuto lo status di rifugiato in altri Stati e che sono arrivate nel nostro paese legalmente, tramite i cosiddetti “corridoi umanitari” attivati dalla Cei e dalla Sant’Egidio (peraltro superflui esistendo l’istituto internazionale della riallocazione, previsto e tutelato dall’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, che appunto consente a chi ne fa richiesta di spostarsi in un paese terzo, diverso da quello in cui gli è stato concesso lo status di rifugiato). Oppure si tratta di persone che hanno chiesto asilo in Italia.
In entrambi i casi è possibile che le sue parole siano state travisate o che si sia espresso male dal momento che di sicuro sa che i richiedenti asilo si presentano a una frontiera privi dei documenti necessari perché sono in fuga da persecuzione, guerra, gravissime minacce alla loro vita e alla loro libertà. Quindi non sono “migranti giunti regolarmente”, ma profughi che cercano di mettersi in salvo e che ottengono protezione internazionale secondo quanto prevedono la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e il diritto internazionale: cosa che peraltro dovrebbero fare, e di fatto la gran parte dei profughi fa, dichiarando la loro condizione alla prima frontiera e non dopo aver attraversato diversi paesi come invece è il caso di quasi tutti quelli che arrivano in Italia.
Purtroppo solo una piccola percentuale dei richiedenti asilo nel nostro paese sono davvero in fuga da pericoli estremi. La maggior parte si dichiarano profughi per non essere respinti non avendo documenti in regola: sono emigranti illegali. Tuttavia vengono inseriti nel sistema nazionale di accoglienza allestito per loro. Il diritto di asilo è sacro, per improbabili e inverosimili che appaiano le motivazioni addotte, è doveroso accertarle e nel frattempo ospitare i richiedenti asilo, per mesi e se necessario per anni.
Tutto sommato quindi ben venga, qualcuno potrebbe dire, se la Germania, che scopriamo corresponsabile dell’arrivo in Italia di decine di migliaia di emigranti illegali, almeno dà un piccolo contributo al loro mantenimento. Ma dovrebbe concordarlo con il nostro governo, non con un istituto privato; e anche così legittimare e quindi incoraggiare l’emigrazione illegale finanziando la SoS Humanity è un comportamento irresponsabile per cui non esistono giustificazioni.