Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
La serie Netflix

Baby Reindeer, la prova che l’omosessualità nasce da un trauma

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Spopola la miniserie Baby Reindeer, tratta da una storia vera dove il protagonista è oggetto di stalking. Il mondo Lgbt la celebra, ma è un autogol perché essa mostra che l’omosessualità-bisessualità è frutto di una ferita interiore.

Editoriali 13_05_2024
Poster promozionale serie Netflix

Sta spopolando su Netflix la miniserie Baby Reindeer: due milioni e seicentomila spettatori nella sola prima settimana e solo in Italia. La miniserie narra la vicenda di Donny, barista ma con velleità da comico, che viene fatto oggetto di stalking da parte di una donna, Martha Scott, avvocato con precedenti penali sempre per stalking.

Uno degli aspetti interessanti della serie sta nel fatto che si tratta di una storia vera. Richard Gaad, l’attore che interpreta Donny e autore della sceneggiatura, è stato realmente stalkerato da una donna e il film ripercorre fedelmente tutti gli avvenimenti di questa vicenda che porterà Martha in carcere.

Donny-Richard è legato a doppio filo con la sua stalker. Da una parte, come prevedibile, Martha rappresenta per lui un’ossessione, una minaccia alla sua serenità, una persona da cui liberarsi. Su altro fronte però ne è come avvinto (ecco perché ci mise sei mesi per denunciarla): solo lei alla fine lo capisce – così ammette – e i suoi evidenti disturbi caratteriali sono sintomi di altrettante ferite interiori, molto simili a quelle patite da Donny-Richard. E lui ne è consapevole. Ne nasce quindi un rapporto conflittuale: desiderio di annientare la nemica e comprensione per la stessa, questuante di un poco di dolcezza come lui (Baby Reindeer significa “piccola renna”, nomignolo affibbiato da Martha a Donny perché le ricordava una piccola renna di peluche che aveva da piccola e che teneva ancora per sé, unico simbolo di tenerezza in un’infanzia segnata dalla sofferenza).

Il protagonista, sempre assai lucido nell’analisi dei suoi moti interiori, tenta di spiegare a se stesso il legame di repulsione e attrazione provato da Donny-Richard verso la sua stalker. Per farlo è costretto ad inserire la retromarcia e a raccontare il suo vissuto. Anni prima Donny-Richard fu violentato da un uomo che lo spinse anche a drogarsi. Il trauma subìto lo sconvolse a tal punto che anche la sua sfera psico-sessuale ne fu danneggiata. Da allora rimase confuso in merito al suo orientamento sessuale – si definisce tutt’oggi bisessuale – e arrivò appunto all’uso di stupefacenti, alla promiscuità sessuale e soprattutto ad intraprendere una relazione con un transessuale, l’unico insieme a Martha che sapeva valorizzarlo.

La ferita nell’autostima – un tratto comune alle persone omosessuali – trovava la sua apparente cura nella stima del transessuale e della stalker. Donny-Richard era in cerca di qualcuno che sapesse valorizzarlo, stimarlo, amarlo dopo il trauma subìto: chiunque andava bene, anche un trans e anche una stalker. O forse sarebbe meglio dire: proprio un trans e proprio una stalker, perché sono figure che come lui sono diventate quelle che sono a motivo di traumi profondi vissuti anni prima. La sua fidanzata viene marginalizzata proprio perché estranea a questo mondo di sofferenza, nata dalla violenza. Ecco che allora l’unica solidarietà possibile è tra simili, tra latitanti della normalità ed elemosinanti di affetto.

La serie – molto cupa, psicotica, alienante, volgare e squallida nelle sue atmosfere – viene celebrata dal mondo Lgbt, ma è un clamoroso autogol perché prova che l’omosessualità, anche nella sua variante bisessuale, è frutto di una ferita interiore. Baby Reindeer per paradosso conferma che l’omosessualità è un disturbo che nasce da un trauma. In questo senso la sovrapposizione tra la condizione di Donny-Richard e Martha è efficace perché veritiera: entrambe sono vittime che cercano riscatto, ma nell’autodistruzione perché si odiano. Questa identificazione tra i due viene suggellata nella scena finale dove Donny chiede da bere in un bar e, vedutolo affranto, il barman gli offre da bere, esattamente come avvenne nella prima scena del film dove al posto di Donny c’era Martha. In entrambi i personaggi la mancanza di stima e affetto vissuta nei primi anni di crescita chiedeva di essere curata. Entrambi tentarono vie erronee: Donny con l’omosessualità, la promiscuità e il vagabondaggio sessuale e la droga, Martha esigendo a forza l’attenzione degli altri.

Baby Reindeer naturalmente non offre soluzioni a tanto carico di disperazione e anzi approva le scelte del protagonista, che trova serenità solo quando racconta tutto ai suoi genitori, i quali si mostrano assai comprensivi verso il figlio (non manca la battuta politicamente corretta del padre che allude al fatto di essere stato anche lui violentato perché frequentante ambienti cattolici). Ma è solo apparenza: chi guarda questa serie con un minimo di obiettività non può che leggerci disperazione e, per contrasto, tanto desiderio di purezza, di armonia, di ordine.



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