Arrestati dai russi due sacerdoti Redentoristi ucraini
L’accusa nei loro confronti è di detenzione di armi ed esplosivi, ma si tratterebbe di un’accusa infondata
Il 16 novembre sono stati arrestati dai servizi di sicurezza russi padre Ivan Levytskyy e padre Bohdan Heleta, quest’ultimo parroco e vicario della chiesa greco-ortodossa della Natività della Beata Vergine a Berdyansk, città portuale dell’Ucraina sud-orientale situata nelle regioni sotto controllo russo. Entrambi i sacerdoti ucraini fanno parte della Congregazione del Santissimo Redentore. Quando, in seguito all’invasione russa iniziata lo scorso febbraio, la città è passata sotto il controllo della Russia, i due sacerdoti hanno scelto di rimanere per continuare a servire la popolazione, aiutare le persone in difficoltà, offrire sostegno spirituale e umanitario ai profughi. Sono stati arrestati con l’accusa di aver nascosto nei locali della chiesa e nel seminterrato della loro abitazione esplosivi e armi, rinvenuti – così sostengono gli agenti di polizia russi – nel corso di alcune perquisizioni compiute dalla Guardia nazionale russa, peraltro in assenza dei due religiosi. I Redetoristi ribattono che le dichiarazioni dei ritrovamenti di armi sono false. Si tratterebbe di una ritorsione decisa dopo le perquisizioni attuate dai servizi di sicurezza ucraini nel Monastero delle Grotte di Kiev. Dei due sacerdoti non si hanno notizie dal giorno dell’arresto, ad eccezione di un video del canale televisivo russo Zviezda che mostra una parte dell’interrogatorio di padre Levytskyy. Si ignora anche dove siano detenuti. Si teme che possano essere torturati per estorcere la confessione di possedere armi. Inoltre c’è preoccupazione per la salute di padre Heleta che è ammalato e ha bisogno di assumere dei medicinali. Aiuto alla Chiesa che Soffre, per voce di Alessandro Monteduro, ha aderito al documento con cui l’esarcato greco-cattolico di Donetsk chiede in nome della libertà di religione la liberazione dei due sacerdoti.