Armi all’Ucraina. Nessuna strategia anti-conflitto
Il summit di Ramstein, a parte la mancata intesa tra i Paesi che aiutano l’Ucraina, ha confermato nuove ingenti forniture di armi e mezzi di vario tipo necessari a equipaggiare nuove brigate ucraine. Tante le dichiarazioni, ma con poca aderenza alla realtà. Non si vede alcuna strategia per la pace.
Il summit di Ramstein non ha visto le nazioni che aiutano militarmente l’Ucraina trovare un’intesa sulla fornitura di un consistente numero di carri armati occidentali né mettere a punto una strategia tesa a imprimere una svolta al conflitto. Alle consuete dichiarazioni di impegno a continuare a sostenere Kiev con armi e munizioni si sono aggiunte valutazioni pubbliche fin troppo ottimistiche sull’andamento del conflitto circa le quali è difficile comprendere quanto siano di circostanza o se invece si creda davvero a ciò che si è affermato.
L’esempio più calzante riguarda il segretario alla Difesa americana Lloyd Austin, peraltro un uomo che da generale ha ricoperto incarichi importanti, inclusa la guida del Central Command. “L'Ucraina ha ispirato il mondo e nel frattempo la Russia sta finendo le munizioni” oltre al fatto che “sta subendo significative perdite in battaglia. Si sta rivolgendo ai suoi pochi partner rimasti per rifornire la sua tragica e inutile invasione”, ma “anche l'Iran e la Corea del Nord non ammetteranno di rifornire la Russia” ha detto Austin sottolineando il confronto tra l'isolamento in cui si trova la Russia “con l'ondata di sostegno all'Ucraina libera e sovrana”. Austin ha poi denunciato “nella città di Dnipro un attacco missilistico russo che si è abbattuto su un condominio, uccidendo almeno 46 civili, compresi bambini”.
Dichiarazioni che sembrano avere poca aderenza con la realtà. La Russia è isolata solo dall’Occidente (solo Europa e Nord America più Australia, Nuova Zelanda e Giappone applicano sanzioni a Mosca) e dal progredire delle offensive su diversi fronti non sembrerebbe che i russi stiano finendo le munizioni. Semmai il problema sembra riguardare gli ucraini, considerato anche che impiegano armi di calibro russo e altre di calibro occidentale e che gli Stati Uniti stanno attingendo munizioni per Kiev dai loro depositi strategici in Israele e Corea del Sud e stanno comprando in tutto il mondo armi e munizioni di tipo russo/sovietico da inviare a Kiev. Neppure le informazioni diffuse da Washington circa le forniture di armi e munizioni nordcoreane alla Russia (e ai contractors del Gruppo Wagner in particolare) sono state finora sostenute dal rinvenimento di questi equipaggiamenti sui campi di battaglia ucraini. Infine, persino un consigliere del presidente Zelensky (poi costretto a dimettersi) ha ammesso che il missile russo che ha colpito il palazzo a Dnipro era diretto altrove ma è stato colpito da un’arma della contraerea ucraina prima di schiantarsi (episodio peraltro non nuovo).
Le perdite russe (120 mila caduti per gli ucraini, addirittura 188 mila secondo fonti militari statunitensi riprese dai media) appaiono decisamente gonfiate dalla propaganda. Certo, non esistono fonti indipendenti in grado di verificarle ma è bene ricordare che per ogni caduto in un conflitto convenzionale ad alta intensità come questo vi sono almeno tre feriti ed è difficile immaginare che i russi abbiano perduto tra mezzo milione e 750 mila militari morti o feriti perché semplicemente non avrebbero posti a sufficienza negli ospedali e non avrebbero più truppe né per combattere in Ucraina né per presidiare l’enorme territorio nazionale. Gli alleati di Kiev dovrebbero invece preoccuparsi delle perdite ucraine, spaventose sui fronti del Donbass come confermano diverse fonti anche ucraine, al punto da allarmare l'agenzia di intelligence esterna della Germania (BND) come ha riferito Der Spiegel, spiegando di aver appreso che le forze ucraine subiscono ogni giorno perdite a tre cifre negli scontri con i russi. Non a caso indiscrezioni riferiscono che i vertici militari statunitensi avrebbero consigliato agli ucraini di ritirarsi su linee difensive più favorevoli per non sacrificare ulteriori reparti sul fronte di Donetsk, ritiro che sembra sia stato chiesto anche al presidente Volodymyr Zelensky dal capo di stato maggiore delle forze armate ucraine, il generale Valerii Zaluzhny.
In termini di aiuti militari concreti, il summit di Ramstein ha confermato nuove ingenti forniture di armi e mezzi di vario tipo necessari a equipaggiare nuove brigate ucraine ma in tempi decisamente lunghi, considerato l’addestramento delle truppe e le esigenze logistiche che deve affrontare l’esercito di Kiev, equipaggiato ormai con 160 tipi diversi di carri armati, artiglierie, blindati, veicoli da combattimento e sistemi missilistici in parte di origine russo/sovietica e in parte occidentale.
Il Pentagono ha confermato un nuovo pacchetto di aiuti militari da 2,5 miliardi che non include né i carri armati Abrams né i razzi a lungo raggio in grado di colpire la Crimea. I nuovi aiuti includono missili antiaerei, altri 59 mezzi corazzati da combattimento M2 Bradley, 90 veicoli da combattimento ruotati 8x8 Stryker, 53 veicoli ruotati protetti Mrap, munizioni per i lanciarazzi HIMARS, 350 veicoli 4x4 Hummer, 115.600 proiettili per artiglieria, 11.800 proiettili per mortai, 12 autocarri, 6 veicoli comando, 22 veicoli armati di missili anticarro TOW, 2.000 armi anticarro, 3 milioni di proiettili per armi leggere oltre a pezzi di ricambio, mine antiuomo M18 Claymore e carche esplosive da demolizione. Il nuovo pacchetto porta a 24,7 miliardi di dollari il valore totale dell'assistenza militare approvata dall'amministrazione Biden per l'Ucraina dal suo insediamento.
Ingente anche il pacchetto di aiuti britannici che comprende 14 carri armati Challenger 2 (i primi tank occidentali forniti a Kiev), 30 obici semoventi da 155 mm AS-90, 200 veicoli cingolati da combattimento Bulldog e Spartan, più droni tattici, 100.000 proiettili per artiglieria, missili contraerei e anticarro. La Germania, sotto pressione per aver negato la fornitura di carri Leopard 2, trasferirà a Kiev altri 7 semoventi corazzati antiaerei Gepard (30 già forniti) e in futuro anche un sistema per la difesa aerea Patriot (un'altra batteria è in trasferimento in questi giorni in Polonia). Complessivamente, il supporto militare tedesco all’Ucraina ha raggiunto i 3,3 miliardi di euro.
La Polonia ha minacciato di fornire a Kiev parte dei suoi 248 carri Leopard 2 anche senza l’autorizzazione di Berlino e sembra intenda cedere all’Ucraina i circa 300 carri armati tipo T-72 e PT-91 Twardy (elaborazione nazionale dei T-72) rimasti in servizio e nei magazzini dopo che nell’estate scorsa un buon numero di questi mezzi era stato ceduto a Kiev. Reznikov ha però confermato a Ramstein che le truppe ucraine si addestreranno sui carri armati Leopard 2 in Polonia.
L’Olanda ha offerto due sistemi missilistici Patriot a Kiev mentre la Finlandia ha promesso altri 400 milioni di euro in aiuti (590 milioni in totale) senza specificare il tipo di armamenti forniti. Più esplicito il nuovo contributo svedese che include 50 veicoli da combattimento cingolati CV90, una dozzina di obici semoventi Archer da 155 mm e lanciarazzi anticarro NLAW. La Danimarca ha invece deciso di donare all’Ucraina tutti i 19 semoventi da 155 mm CAESAR appena acquisiti dalla Francia e che dovevano rimpiazzare gli M-109 già radiati e girati agli ucraini nei mesi scorsi. È la prima volta che uno stato membro della NATO si priva totalmente delle sue capacità militari (in questo caso nel campo dell’artiglieria) per fornire la totalità dei suoi mezzi a Kiev. La Repubblica Ceca fornirà un’altra aliquota di 30 obici semoventi ruotati da 152 mm DANA mentre il Canada offre altri 200 veicoli 4x4 protetti Senator e una batteria di missili da difesa aerea.
Nessun dettaglio invece circa il sesto pacchetto di aiuti militari italiani che dovrebbe includere anche il sistema di difesa aerea SAMP/T, fornito all’Ucraina in cooperazione con la Francia. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha precisato che “l’Italia continuerà a fare la sua parte”.
Infine i Paesi baltici forniranno obici, cannoni antiaerei, elicotteri, armi anticarro, mitragliatrici e munizioni, in buona parte equipaggiamenti datati appena radiati dagli eserciti di Estonia, Lettonia e Lituania.