America Latina. Il virus è dappertutto
Dall’inizio di marzo la regione si è preparata al virus, forte dell’esperienza dell’epidemia di Zika del 2015-2016. Ma la grande quantità di emigranti e profughi in movimento complica le cose
Organizzazioni, istituti di ricerca, dipartimenti nazionali dall’inizio di marzo hanno iniziato a preparare una risposta regionale al virus Covid-19 in America Latina. ifrcA coordinare le attività è l’Organizzazione panamericana della sanità, Ops, organo regionale dell’Oms. L’obiettivo è far sì che tutti i paesi della regione siano pronti a individuare rapidamente potenziali casi di Covid-19 e a intervenire. “Siamo relativamente più forti di altre parti del mondo” assicura Jono Anzalone, capo degli interventi di emergenza nelle America della Federazione internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, Ifrc. I virologi della Ops hanno formato ed equipaggiato dei laboratori e, entro la prima settimana di marzo, ne erano pronti 29. La capacità regionale di attivarsi per far fronte a epidemie complesse è stata in effetti collaudata nel 2015-2016 all’insorgere dell’epidemia di Zika. Ma Anzalone non nasconde che la presenza di molti emigranti e le emigrazioni di massa che interessano la regione possono complicare gravemente la situazione: l’esodo di quasi cinque milioni di venezuelani dal loro paese, le “carovane” di emigranti che dall’America centrale si dirigono verso nord per raggiungere gli Stati Uniti e, a peggiorare il quadro, un crescente numero di persone provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente. Il collasso del sistema sanitario in Venezuela aumenta ulteriormente i rischi e i problemi. L’Ifrc coordina 35 sue associazioni nazionali affinché collaborino con i dipartimenti sanitari governativi anche nell’opera di informazione che comprende campagne sull’importanza di lavarsi le mani, ma anche per ridurre il nascere di stigma ed evitare comportamenti xenofobi. Alla data del 29 marzo casi di contagio erano stati individuati in 20 paesi.