Aleppo sotto attacco jihadista
Jihadisti e forze antigovernative stanno sferrando una violenta offensiva e si trovano ormai a pochi chilometri da Aleppo
È in corso da giorni in Siria un violento attacco di gruppi jihadisti e antigovernativi sferrato a partire da Idlib e guidato dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham. Già decine di villaggi sono stati conquistati e i combattenti sono ormai a circa dieci chilometri da Aleppo. L’autostrada che collega Aleppo e Damasco è stata chiusa cosa che rende difficili i soccorsi. Il bilancio provvisorio delle vittime è di 242 morti, molti dei quali civili, ma il numero cresce di ora in ora. Fonti dell’agenzia di stampa Fides informano che la situazione sta peggiorando rapidamente. “Il rumore delle mitragliatrici – dicono da Aleppo – viene avvertito anche nella parte centrale della città, i luoghi di lavoro rimangono deserti e in molte aree manca l’elettricità da due giorni”. Raggiunto dall’agenzia di stampa AsiaNews, padre Bahjat Karakach, parroco della chiesa di san Francesco d’Assisi ad Aleppo, conferma che i jihadisti sono alle porte della città: “sentiamo in modo distinto i colpi di cannone – dice – la gente ha paura, le scuole sono chiuse e le lezioni sospese, vi è un clima di grande apprensione e anche i corsi del catechismo nelle parrocchie sono fermi. La gente ormai è stanca e sente di non avere le energie sufficienti per affrontare un’altra battaglia, l’inizio di un’altra guerra. Il timore è reale, la paura si respira nell’aria e i rumori di questi bombardamenti si sentono ben distinti, tanto che la gente da tre notti non riesce nemmeno a dormire. Da più mesi si parlava di un possibile attacco di gruppi jihadisti, ma ci sembrava più una minaccia che un pericolo reale: purtroppo anche la sua portata, che stiamo osservando in questi giorni con preoccupazione, ci ha sorpreso”. Idlib – spiega Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani – è l’ultima roccaforte sotto il controllo dell’opposizione e ospita più di quattro milioni di persone, molte delle quali sfollate durante il conflitto e costrette a vivere in condizioni disastrose. “L’enclave – dice – è per lo più in mano ad Hayat Tahrir al-Sham, ma vi sono anche fazioni ribelli sostenute da Ankara che operano sotto la bandiera dell’Esercito nazionale siriano e forze turche”. Aggiunge che le forze del presidente Assad erano totalmente impreparate all’attacco e ipotizza inoltre il mancato di Hezbollah impegnato nella guerra con Israele: “è strano vederle subire colpi così grandi nonostante la copertura aerea russa e i primi segnali che Hayat Tahrir al-Sham avrebbe lanciato questa operazione”.