Adozione per single? Così il bambino non è al centro
L’apertura dell’adozione ai single va fuori dalla logica del mettere il figlio al centro, tanto più che le famiglie disponibili ad adottare non mancano. Una mamma adottiva ci scrive.
Gentile direttore,
sono le 21.15 di un giovedì sera, io e mio marito ci sediamo sul divano alla fine di una giornata di battaglia con nostra figlia, solo 9 anni e mezzo ma già bella “tosta” nel tirare fuori tutta la sua (sacrosanta) rabbia e oppositività - rabbia che viene da lontano e che lei, con tutta la sua fine intelligenza e capacità indagatoria, ti spiattella gridando davanti alla faccia. “Perché quell’abbandono? Tu non sei mia mamma!”... le spine servono al riccio per difendersi… lo sappiamo ma che fatica ogni volta, e grazie al Cielo siamo in due, siamo in due a farle da argine, ad abbracciarla, e quando uno non ce la fa, ha bisogno di defocalizzare per evitare l’escalation, c’è l’altro che rimane, che non si sposta, e viceversa. E c’è bisogno di ridirsi le ragioni, di legittimarsi, del padre che ti dica: forza tu sei la mamma, ma in questo momento sei anche “quella” mamma che per un motivo o per l’altro l’ha abbandonata, e sei quel dolore sordo, inspiegabile per il cuore di tua figlia… e allora forza, avanti! Perché il centro è lui, è il figlio o la figlia che ha diritto ad avere una famiglia, e non il contrario.
E allora in questo momento sul divano ci diciamo di quanto è vero che servono una mamma e un papà, che servono due colonne per tenere su la trave, la famiglia… come si potrebbe fare da soli? Già adesso abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni (siamo insegnanti) i disastri provocati sui bambini e ragazzi da separazione e divorzio, di quanta fatica psicologica, emotiva e pratica debbano fronteggiare tanti genitori che si ritrovano da soli.
E quindi quale sarebbe la logica di un’adozione ai single? Sarebbe una partenza zoppa, mettere il figlio in una situazione di fatica, già menomata in partenza, scusate la schiettezza.
Dove va a finire la centralità del bambino, di cui almeno la realtà italiana poteva vantarsi?
Si ribalta totalmente la prospettiva, al centro diventa l’esigenza dell’adulto e la famiglia delegittimata.
Ma se è così, prima o poi subentra la delusione: il figlio non è lì per soddisfare i nostri bisogni e desideri o sogni, sia esso figlio biologico o adottivo. E prima o poi subentrerà la delusione… e se subentra la delusione cosa accade? Il figlio sentirà su di sé il rifiuto, l’ennesima prova di essere sbagliati, inadeguati. O anche, nella peggiore delle ipotesi, mal sopportazione, rabbia, violenza, restituzione al tribunale… Siamo realisti. Non diciamo che stanno diminuendo le coppie che fanno domanda di adozione, i tribunali sono pieni di elenchi di coppie ritenute “Idonee” dichiarate così dai tribunali stessi, ma mai chiamate, quindi basterebbe cominciare da lì e creare finalmente un database tra tribunali su base italiana, cosa che non mi risulta sia mai stata fatta, scandalosamente.
Ripeto, il bambino è ancora al centro della legislazione italiana per l’adozione?
Viene in mente il nostro S. Ambrogio: «L'educazione dei figli è impresa per adulti disposti ad una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l'affetto necessario».
Questo non significa che io ne sia già o sempre capace, anzi sempre più prendo coscienza del mio limite, mooolto umano. Ma siamo in due a sostenerci, a re- indicarci la via a vicenda, in due a prendere per mano quel meraviglioso dono che dorme nel lettone, ha diritto di avere la mano di mamma e papà, pur con tutti i loro limiti. E poi se con noi c’è anche il Donatore di quel dono, la strada diventa nettamente più certa, noi siamo per lei, per quell’esserino che a volte tira fuori le spine.
Grazie amici della Bussola per il vostro lavoro e per la vostra testimonianza. Siete nelle nostre preghiere, grazie per l’ascolto!
Francesca