Aborto Usa, intimidazioni ai giudici favorite dal ministro
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È stato il ministero della Giustizia a impedire l'arresto dei manifestanti che picchettavano le abitazioni dei giudici della Corte Suprema per fare pressioni contro l'attesa sentenza Dobbs sull'aborto. Un "memo" presentato al Congresso rivela ancora una volta l'uso disinvolto della Giustizia da parte del ministro Garland e dell'amministrazione Biden.
Una giovane senatrice Repubblicana, durante l’audizione sul bilancio dello Stato del Segretario del Dipartimento di Giustizia Merrick Garland, lo scorso 28 marzo, ha riportato alcuni brani sconcertanti di una nota interna dello stesso Dipartimento di Giustizia (DOJ), nel quale si dissuadevano gli U.S. Marshal (sceriffi destinati sin dalla scorsa estate alla protezione dei Giudici Supremi e alle loro famiglie) dall'arrestare i manifestanti che esercitavano una pressione prima della sentenza sull'aborto, in aperta contraddizione delle leggi ancora in vigore (Procedura criminale 18 U.S.C. §1507) che vietano di picchettare le case dei giudici. Biden può fare convegni e conferenze sulla Democrazia ma, di fatto, sta piegando lo ‘stato di diritto’ al servizio della propria rielezione.
La giustizia e la legge non sono uguali per tutti negli USA da almeno un anno. Dal trafugamento della bozza della sentenza Dobbs, gli americani vivono in uno stato di diritto ‘soggettivo’: cieco nei confronti di delinquenti e vandali che spalleggiano il partito al potere, eccessivamente oppressivo contro chiunque non sostenga le idee di Biden & soci. Gli esempi che abbiamo raccontato dallo scorso anno, prima, durante e dopo la Sentenza Dobbs contro l’aborto e, via via gli attentati contro pro life, gli arresti e i memo aggressivi e minacciosi contro cattolici e cristiani americani, ne mostrano una evidenza impressionante.
Ebbene, la Senatrice Katie Britt con le sue domande e, soprattutto, con la bella mostra fatta di significativi brani ‘memo’ del Dipartimento di Giustizia ha mostrato come la giustizia negli USA è tutt’altro che cieca e non solo nel caso Trump, ben presentato su La Bussola nei giorni scorsi. La legge proibisce di picchettare i giudici della Corte Suprema o altri giudici federali per cambiare l'esito di un caso legale o condizionarne la valutazione o i giudizi. Ora sappiamo che quando i manifestanti stavano presso le case dei giudici conservatori per protestare contro la loro decisione sull'aborto trapelata nel giugno 2022, minacciavano loro ed i loro famigliari, gli U.S. Marshal hanno fatto il ‘minimo sindacale’ perché il Dipartimento della Giustizia non voleva che intervenissero se non come "ultima risorsa".
Lo sconcerto dei Senatori deriva dal fatto che il Procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland nelle scorse settimane (1 Marzo), sempre al Senato, aveva risposto alle domande sui mancati interventi delle forze dell’ordine contro i manifestanti minacciosi in Commissione giustizia, insistendo sul fatto che gli U.S. Marshal potevano valutare autonomamente il da farsi. Garland, come avevamo raccontato su La Bussola, non solo si era dichiarato ignorante sui memo dell’FBI contro i cattolici e i metodi stalinisti di controllo verso i pro life, si era anche divincolato dalle domande dei Senatori Repubblicani sulla protezione dei giudici affermando che "gli U.S. Marshal hanno l'autorità di arrestare chiunque in base a questo statuto o a qualsiasi altro statuto federale. Il procuratore generale non prende la decisione di arrestare. Sono i Marshal sul posto a decidere se arrestare o meno".
Una bugia grande come una casa che, nella tradizione americana, impone un richiesta di sfiducia, ancor più perché i materiali mostrati nei gironi scorsi dalla Senatrice Britt dimostrano che proprio il Dipartimento di Garland ha "attivamente scoraggiato" dall'effettuare arresti in base alla legge. Il ‘memo’ è servito per un briefing agli sceriffi che proteggevano i Giudici e nel memo si chiede esplicitamente ad essi di "evitare, a meno che non fosse assolutamente necessario, qualsiasi azione penale che coinvolgesse i manifestanti, effettuare arresti e avviare azioni penali non è l'obiettivo della presenza del [Marshal Service] presso le residenze della SCOTUS" [giudici della Corte Suprema].
Il Procuratore generale Garland, come purtroppo è solito fare, ha fatto il ‘pesce in barile’, dicendo che era la prima volta che veniva a conoscenza del memo e delle istruzioni che il suo Dipartimento aveva imposto agli agenti che proteggevano e, ancora oggi proteggono, i Giudici Supremi. Fosse in Italia si sarebbe levato il coro: ”Ci sei o ci fai?”. In entrambi i casi è gravissimo visto che si tratta del Procuratore generale degli Stati Uniti.
Il Procuratore Garland sta già affrontando alla Camera le accuse di aver diretto il Dipartimento di Giustizia con finalità politiche e ‘democratiche’, accuse che si accrescono di nuovi e sempre più sconcertanti dettagli. Le scoperte dei giorni scorsi, dopo il memo contro i cattolici e i pro-life, è l’ennesima prova di come da tempo si stia inquinando lo ‘stato di diritto’ negli USA per finalità ‘democratiche’. Non c’è solo un clima infame negli USA, come descritto a commento dell’imputazione verso Trump, c’è anche una pericolosa deriva dispotica che Biden e la sua Amministrazione impongono a chiunque possa contrastarli.