«Aborto e Olocausto? Alle donne dico: “vi hanno ingannato"»
«Una donna che ha abortito è stata ingannata, arriva qui perché cerca la verità». Rompe il silenzio Padre Bruno de Cristofaro, il sacerdote alla gogna per aver paragonato l'aborto all'Olocausto. Dopo le critiche dell'Anpi («finalmente una verità dai comunisti») e il sostegno del mondo cattolico («ora c'è un popolo che sa alzarsi in piedi»), il sacerdote si confronta sul martirio oggi: «Mi hanno attaccato perché lavoro con i giovani, ma i giovani non credono più alle favole sul grumo di cellule».
- ARGENTINA, BUONI SEGNALI PRO VITA, di Luca Volontè
Il tempo sedimenta le passioni e Padre Bruno de Cristofaro ha fatto passare due mesi prima di uscire allo scoperto e raccontare di sé. Soprattutto per rendere le ragioni della sua, di speranza, tutta cristiana e che non meritava di essere macchiata con la gogna mediatica a cui è stato sottoposto per aver paragonato all’Olocausto l’aborto. Padre Bruno, infatti, è il sacerdote che nel corso dell’ultima Giornata della Memoria è stato attaccato dal circuito mass-mediatico a causa dei quel parallelismo tra il nazista Mengele, che fissò una linea di demarcazione in altezza per le sue vittime e la legislazione odierna che fissa una linea entro cui è consentita la soppressione di una vita nel grembo materno.
Cambiano le finalità, ma la tecnica e il risultato sono gli stessi. De Cristofaro, dopo quell’esempio pubblicato sul suo canale Youtube in cui tiene catechesi per i giovani, è stato attaccato sui giornali. «Ma ho ricevuto anche tanta solidarietà», spiega in questa intervista alla Bussola, che lo ha raggiunto al santuario di Birgi, proprio di fronte alle Saline di Marsala dove i superiori lo hanno mandato alcuni anni fa per seguire la pastorale giovanile. Ed è qui, in questo estremo occidentale siciliano paradiso del kyte surf che per la prima volta esce allo scoperto per raccontarsi e raccontare un po’ di sé.
Padre, come ci si sente a passare da perfetto sconosciuto a mostro un poche ore?
Non è piacevole.
Era consapevole del putiferio che si sarebbe scatenato?
No, non pensavo che avrei suscitato un vespaio del genere, credevo che il video sarebbe rimasto nella stretta cerchia dei 1.500 iscritti al mio canale Youtube ai quali da diverso tempo dedico meditazioni sul Vangelo e le mie omelie o riflessioni su alcuni film e libri.
Invece è diventato l’emblema dell’uomo che odia le donne….
E questa è la cosa più assurda. Ma ho iniziato a essere preso di mira quando ho sostenuto la manifestazione “Restiamo liberi” contro il Ddl Zan. Ecco perché penso che, in fondo, gli attacchi successivi, siano stati parte di un progetto preciso.
Di che tipo?
Qui c’è un grande movimento di giovani, facciamo attività di evangelizzazione e sono sicuro che quello che dà fastidio sia l’attività formativa, perché è la formazione che rende i giovani liberi da tutte le ideologie. I ragazzi che arrivano a Birgi da tutta la provincia (e che ci seguono anche da fuori, grazie ad internet), oltre che di dottrina cattolica, masticano di letteratura, storia, filosofia, bioetica… La loro gioia (son dei casinisti mica male) ha un fondamento spirituale ma anche intellettuale. Questo fa schiumare qualcuno. E non mi stupisco se nelle scuole i nostri ragazzi vengono presi di mira.
Qual è la critica che le ha fatto più male?
Chi ha detto che criminalizzavo le donne.
E come risponde?
Che da quando sono prete ho incontrato centinaia di donne che hanno abortito e le ho sempre aiutate a uscire fuori da quel dramma, a guarire dalle ferite terribili che si portano dentro. Le prime parole di incoraggiamento mi sono arrivate proprio da alcune di loro.
Hai ricevuto da loro gratitudine?
Molta, ben al di là dei miei meriti e ho incontrato donne che hanno abortito anche in questi due mesi dopo il putiferio sul video.
Che cosa dice loro?
Una donna che ha abortito è una donna che è stata ingannata. Se arriva qui è perché cerca qualcuno che le dica finalmente la verità. In troppi le hanno mentito. La misericordia non è un’ennesima bugia, un analgesico. Al contrario, è il perdono vero del Dio vero. L’unico per mezzo del quale una persona riesce anche finalmente a perdonare se stessa. Però c’è anche una critica che mi ha fatto sorridere.
Quale?
L’Anpi di Marsala, sono perfettamente d’accordo con loro.
I Partigiani comunisti?
Sì. Hanno detto che “Padre Bruno non è degno di predicare il Vangelo”. Ho pensato che è la prima volta che i comunisti dicono una cosa vera! Chi mai è degno di predicare il Vangelo, chi mai lo è stato e chi mai lo sarà?
Però, tra le attestazioni di stima c’è anche quella del vescovo di Sanremo che proprio dalle colonne della Bussola ha detto di lei che va sostenuto.
È stata una manifestazione di vicinanza bellissima, vorrei ringraziarlo pubblicamente per il coraggio delle sue parole. È stato straordinario vedere la Chiesa intera, la comunità dei battezzati, alzarsi in piedi non solo per prendere le difese di un fratello, ma per prendere le difese dei bambini mai nati. Questo mi ha fatto commuovere.
Si riferisce alla solidarietà del mondo cattolico?
Sì, ho ricevuto attestazioni di stima anche da tanti altri laici, da associazioni, da giornalisti. Ricordo con piacere quelle di don Luigi Maria Epicoco, di Costanza Miriano, di Caterina Giojelli, di tanti confratelli sacerdoti e dell’Associazione Iustitia in veritate dell’avvocato Francesco Fontana e senza dimenticare l'Osservatorio Van Thuan.
Che cosa pensano i giovani dell’aborto?
Tantissimi ragazzi sanno che la scienza non lascia dubbi: l’embrione è un essere umano. Sono stati presi in giro dalla retorica del “grumo di cellule”. A questa favola non crede più nessuno. Del resto: come si può idolatrare la scienza e poi buttare a mare le conclusioni dell’embriologia con tanta facilità?
E come reagiscono quando si accorgono che sono stati presi in giro?
I ragazzi non hanno pietà, quando vedono una truffa sotto i loro occhi provano tanta rabbia.
Padre Bruno, lei ha testimoniato il male rappresentato dall’aborto mettendo in conto la gogna. È un martirio del nostro secolo? E le pesa questa gogna?
Da una parte vorresti fare come Giona, che non aveva poi tutta questa velleità di andare a Ninive a convertire, avrebbe preferito la sua vita tranquilla, ma poi ti ricordi quello che diceva San Paolo: “Guai a me se non predicassi il Vangelo”.
È solo senso del dovere o c’è dell’altro?
C’è molto di più, ma cos’altro dovrei fare? Se non proclamassi la verità, che cosa sarei prete a fare? Sono due millenni che la Chiesa viene martirizzata e io devo preoccuparmi di 4 articoli di giornale scritti da persone che non hanno neanche visto il video?
Oggi ridirebbe quello che ha detto?
Sì, perché è vero. Lo sa chi furono i primi a dire pubblicamente che Hitler era un genocida?
Non certo i grandi intellettuali dell’epoca.
Esatto, e neanche gli ecclesiastici ad eccezione di Von Galen, vescovo di Munster. I primi a chiamarlo genocida furono i Ragazzi della Rosa Bianca. Non me lo invento, ce lo dice la Arendt. Erano ragazzi, erano liberi. Così liberi da dare la vita per i propri amici, per far sapere loro la verità. Custodisco gelosamente il loro motto e lo condivido volentieri a tutti i giovani (e non) che in Italia lottano con coraggio per la vita nascente: abbiate sempre “uno spirito forte e un cuore tenero”.