Aborto e Olocausto, la verità che non si vuole riconoscere
Per la Giornata della Memoria, padre Bruno de Cristofaro ricorda l’arbitrarietà di Mengele e la paragona a quella con cui si giustifica l’aborto. Scatta il linciaggio mediatico, ma nessuno risponde sul piano logico. Già san Giovanni Paolo II paragonava l’ideologia dell’aborto ai totalitarismi di stampo nazista e comunista. Che furono i primi a legalizzarlo. Un sacerdote ci scrive.
Pubblichiamo di seguito una lettera di padre Enzo Vitale, religioso dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, a sostegno del video di condanna dell'aborto pubblicato per la Giornata della Memoria da padre Bruno de Cristofaro, sacerdote operante nella diocesi di Mazara.
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Gentile Redazione,
lo scorso 27 gennaio, Giornata della Memoria, un giovane sacerdote, padre Bruno de Cristofaro, ha raccontato in un video un episodio accaduto ad Auschwitz: un giorno, il dottor Mengele, l’“angelo della morte”, tracciò una linea su un muro alta circa un metro e mezzo; chi la superava in altezza viveva, gli altri dovevano andare nelle camere a gas. Il delirio furioso con il quale un uomo poneva un criterio arbitrario per definire chi dovesse vivere e chi no - ha aggiunto padre Bruno nel video - è lo stesso di una legge che applica una linea del tutto arbitraria all’età gestazionale di tre mesi.
La stessa arbitrarietà con la quale tanti giustificano l’aborto ponendo la stessa linea dove gli pare a seconda del momento: a volte all’annidamento nell’utero, altre volte al 14° giorno, altre alla nascita, altre al primo respiro, etc.
L’evidenza scientifica inoppugnabile dice che l’essere umano è tale dal concepimento; eppure, ha concluso il sacerdote, se solo nel 2020 ci sono stati 42 milioni di aborti in tutto il mondo val la pena chiedersi cosa abbiam capito dalla Giornata della Memoria.
Apriti cielo: è scattato il linciaggio mediatico da parte dei soliti animi avvelenati (guai a chi tocca la 194!). Ovviamente, nessuna argomentazione logica è stata posta in essere contro il limpido ragionamento di padre Bruno (che non è di così difficile comprensione, in fondo). Sono arrivati solo strali di indignazione per un paragone definito “vergognoso”, insulti gratuiti e perfino l’invocazione di un intervento disciplinare pontificio (non scherzo).
Ora, vorrei notare alcune cose. La prima è che nell’accostamento fra Olocausto e Aborto volontario, padre Bruno è in ottima compagnia. Scriveva l’immenso San Giovanni Paolo II nel libro Memoria e identità:
«Dopo la caduta dei regimi costruiti sopra le ideologie del male, in quei Paesi [Germania nazista e Russia comunista, ndr] le forme di sterminio nominate poc’anzi sono di fatto cessate. Permane tuttavia lo sterminio legale degli esseri umani concepiti e non ancora nati. E questa volta si tratta di uno sterminio deciso addirittura da Parlamenti eletti democraticamente, nei quali ci si appella al progresso civile delle società e dell’intera umanità. È lecito e anzi doveroso porsi la domanda se qui non operi ancora una nuova ideologia del male, forse più subdola e celata, che tenta di sfruttare, contro l’uomo e contro la famiglia, perfino i diritti dell’uomo».
Più avanti il Pontefice polacco insiste:
«Fu un parlamento regolarmente eletto ad acconsentire alla chiamata di Hitler al potere nella Germania degli anni Trenta; fu poi lo stesso Reichstag che, con la delega ai pieni poteri a Hitler, gli aprì la strada per la politica d’invasione dell’Europa, per l’organizzazione dei campi di concentramento e per l’attuazione della cosiddetta “soluzione finale” della questione ebraica, cioè l’eliminazione di milioni di figli e figlie d’Israele. È proprio in questa prospettiva, come ho già rilevato, che ci si deve interrogare, all’inizio di un nuovo secolo e di un nuovo millennio, circa alcune scelte legislative decise nei parlamenti degli odierni regimi democratici. Il riferimento più immediato è alle leggi abortiste. Quando un parlamento autorizza l’interruzione della gravidanza, consentendo la soppressione del nascituro, commette un grave sopruso nei confronti di un essere umano innocente e privo, oltre tutto, di qualsiasi capacità di autodifesa. I parlamenti che approvano e promulgano simili leggi devono essere consapevoli di spingersi oltre le proprie competenze».
Ma veniamo a Papa Francesco, invocato dagli abortisti che sono a completo digiuno di magistero pontificio. Il Santo Padre ha avuto contro l’aborto legale parole di gran lunga più infuocate di quelle di padre Bruno. Ne cito solo alcune: «È lecito affittare un sicario per risolvere un problema? A voi la risposta. Questo è il punto. Non andare sul religioso su una cosa che riguarda l’umano. Non è lecito mai, mai eliminare una vita umana né affittare un sicario per risolvere un problema». E ancora: «I ginecologi abortisti sono killer prezzolati».
A chi si scandalizza solo a giorni alterni, direi di rileggere con attenzione - e scandendo bene le sillabe - le suddette affermazioni di Papa Francesco.
Aggiungo due note storiche per chi non ha tollerato il riferimento al nazismo in tema di aborto. È bene ricordare agli smemorati che le prime due nazioni della storia a legalizzare l’aborto sono state l’Unione Sovietica negli anni Venti e la Germania nazista negli anni Trenta. E lo hanno fatto usando gli stessi identici sofismi usati poi negli anni Settanta in Italia: la salute e i diritti della donna, gli aborti clandestini, i bambini nati malati.
Di più, chi ha colto l’occasione del video per sciorinare la biografia di Mengele ha dimenticato un particolare importante: fuggito in Argentina dopo la caduta del nazismo, il medico delle SS, per mantenersi si diede (guarda caso) a praticare aborti.