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LA STORIA

1943, quando Pio XII abbracciò Roma

Uno dei gesti più emblematici di Papa Pio XII è quello con le sue braccia allargate, quasi per abbracciare tutti coloro che giungevano presso di lui. Il potefice, per il quarto anniversario dell'inizio della guerra, ricordò anche il suo ammonimento a chi si era lanciato nell'impresa con leggerezza irresponsabile, causando anni di rovine. 

Ecclesia 19_07_2021
Pio XII

Uno dei gesti più emblematici di Papa Pio XII è quello con le sue braccia allargate, quasi per abbracciare tutti coloro che giungevano presso di lui. Certamente quel gesto fu particolarmente significativo il 19 luglio 1943, quando il Papa e Vescovo di Roma accorreva al quartiere san Lorenzo che dalle 11.30 era stato fatto oggetto di bombardamenti anglo-americani. Bombardare Roma? Era davvero stato possibile? Purtroppo fu uno dei momenti più significativi per gli Italiani degli orrori della seconda guerra mondiale, che con quell’atto militare andavano a colpire il cuore della cattolicità, la città eterna. Il Papa arrivò alle 17.45 e tutti abbiamo nei nostri occhi quella foto del Pastore Angelico con le braccia a forma di croce per accogliere il popolo sofferente davanti a lui e per pregare per l’immane tragedia che si era appena compiuta, una tragedia che aveva visto tremila morti e undicimila feriti.

In realtà come documenta Eugenio Arcidiacono (Famiglia Cristiana) quella foto famosa non si riferirebbe al bombardamento del 19 luglio, ma uno successivo nel quartiere di san Giovanni: “La foto simbolo del primo bombardamento alleato su Roma, avvenuto giusto 74 anni fa, il 19 luglio 1943, quella che immortala Pio XII con le braccia spalancate e lo sguardo rivolto al cielo, non fu scattata in quell’occasione come per decenni si è pensato, ma davanti alla basilica di San Giovanni dopo il secondo bombardamento sulla capitale, avvenuto il 13 agosto del 1943. Così precisa il Centro di documentazione dei cimiteri storici all’ingresso del Verano, dove si trova la statua del Pontefice che ricorda quell’evento”. Sia quello che sia, è certo molto significativo il rapporto che c’era tra la città e il suo Vescovo, ultimo Papa ad essere autenticamente romano, battezzato nella chiesa dei santi Celso e Giuliana, a 5 minuti da Castel Sant’Angelo e a pochi passi dalla Basilica di san Pietro. Quella che vedeva ferita non era solo la città eterna di cui era Vescovo, ma anche il luogo dove la sua infanzia e la sua giovinezza si erano dipanate.

Pochi giorni dopo i bombardamenti su Roma, il primo settembre 1943, Pio XII pronunciò un discorso radiofonico per il quarto anniversario dell’inizio della guerra. In esso, tra l’altro, diceva: “Oggi, sulla soglia del quinto anno di guerra, anche coloro, che contavano allora sopra rapide operazioni belliche e una sollecita pace vittoriosa, volgendo lo sguardo a quanto li circonda dentro e fuori della patria, non sentono che dolori e non contemplano che rovine. A molti, i cui orecchi rimasero sordi alle Nostre parole, la tristissima esperienza e lo spettacolo dell'oggi insegnano quanto il Nostro ammonimento e presagio corrispondessero alla realtà futura. Ispirarono allora le Nostre parole amore imparziale per tutti i popoli senza eccezione e vigile cura per il loro benessere. Lo stesso amore e la stessa cura Ci muovono in quest'ora grave e angosciosa, e mettono sulle Nostre labbra parole che vogliono essere a vantaggio di tutti e di nessuno a danno, mentre istantemente supplichiamo l'Onnipotente Iddio, affinché apra loro la via ai cuori e alle decisioni degli uomini, nelle cui mani sono le sorti dell'afflitta umanità”.

Certo, non ci si può non domandare come mai un Papa della grandezza del venerabile Pio XII, non sia stato ancora canonizzato. Non fu esente da qualche errore, specie negli ultimi anni del suo Pontificato, ma questo può essere detto anche di Papi più recenti che hanno però conosciuto una via alla canonizzazione super veloce. Il discorso che spesso viene portato avanti, quello del silenzio sulla tragedia ebraica, è stato già più volte spiegato da numerosi storici che hanno messo in luce l’opera del Papa e della Chiesa per mettere in salvo tanti ebrei. E il Papa fece ben conoscere il suo sdegno contro il comportamento dei nazisti. Mi chiedo se non sono più comprensibili certi “silenzi” in tempo di guerra, che altri, forse non meno dolorosi, in tempo di pace. La storia giudicherà e Dio, giusto giudice, emetterà il Suo inappellabile verdetto.