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Natale, una storia vera/3

Zaccaria, sacerdote della classe di Abia

Gli scettici sul 25 dicembre quale data del Natale non hanno fatto i conti con la precisione didascalica di san Luca, che nel primo capitolo del suo Vangelo riporta un’informazione rilevante: Zaccaria era della classe di Abia e quando ebbe l’annuncio della nascita di Giovanni stava officiando nel tempio. Questo fatto ha delle ricadute sul calcolo del giorno di nascita di Gesù.

Ecclesia 17_12_2020

Gli scettici sul Natale in calendario a fine anno non hanno fatto i conti con la precisione didascalica di san Luca che comincia il Vangelo dichiarando di aver “svolto ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi”.

Zaccaria era della classe di Abìa. Mentre officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per l’offerta dell’incenso. L’assemblea (non solo il popolo, ma anche gli altri sacerdoti) stava fuori nell’ora dell’incenso. L’incenso è ripetuto tre volte in tre versetti consecutivi, un dettaglio evidentemente interessante per l’interlocutore (l’illustre Teofilo).

L’offerta dell’incenso da parte del solo sacerdote autorizzato ad entrare nell’area più sacra del tempio caratterizza i riti del giorno dell’espiazione: nell’anno considerato (il 3 a.C.), il 10 tishri 3759 del calendario ebraico corrisponderebbe al 19 settembre giuliano. Nel capitolo 16 del Levitico il rito, nel settimo mese (tishri), prescrive che il sommo sacerdote resti solo il decimo giorno (vedi anche Es 30,10; Lev 23,27-31 e 25, 9, Num 29,7-11) nel Santo dei Santi, quale unico rappresentante di ogni ebreo nel giorno più santo quando sul propiziatorio (l’hilasterion) si offre in sacrificio la vittima dell’espiazione versandone il sangue.

La classe di Abia era l’ottava del ciclo dei turni sacerdotali. Il re Davide aveva disposto che i sacerdoti fossero distinti in 24 táxeis (1Cr 24,1-19); le classi, avvicendandosi, dovevano prestare il servizio liturgico per una settimana, da sabato a sabato, due volte l’anno. Attualmente il rito bizantino il giorno 23 settembre fa memoria dell’annuncio a Zaccaria, conservando una data assai prossima al predetto 19 settembre. I sabati di inizio e fine turno di Zaccaria furono il 14 e il 21 settembre dell’attuale calendario giuliano. Il ciclo completo delle 24 classi dura 168 giorni. Quindi ogni anno ogni classe prende servizio almeno due volte, ma (365-168x2) ogni anno la classe vede cambiare di circa un mese la data del turno dell’anno precedente. Casualmente, ecco perché è scritto, riguardo alla classe di Abia e quindi Zaccaria, che “gli toccò in sorte” quell’anno il 10 tishri.

Logicamente Elisabetta concepì Giovanni dopo il ritorno a casa del marito. Possiamo ipotizzare il concepimento dal 22 settembre in poi. I nove mesi della gravidanza portano alla seconda metà del giugno del 2 a.C., come da sempre la tradizione riconosce come giorno di nascita di Giovanni il Battista, unico personaggio del quale la Chiesa festeggia la nascita, escludendo Gesù e la Madonna.

Il giorno dell’espiazione precede la festa dei tabernacoli (Sukkot), tempo di vendemmia. Inizia il quindicesimo giorno del mese di tishri (Lev 23,34) e si celebra trascorrendo sette giorni per terminare l’ottavo con una processione. È la festa delle speranze messianiche per eccellenza, dal significato profondamente escatologico e corrisponde al raccolto dei frutti della terra (Lev 23,39) a memoria dell’eredità della Terra Promessa.

Il concepimento di Giovanni avvenne durante la festa: il 22 tishri (giorno di cieli e terra nuova) corrisponde al primo ottobre giuliano. Il calendario liturgico bizantino appare molto sensato. Cinque mesi dopo siamo alla fine di febbraio e la festa del Purim (la più sbarazzina per gli Ebrei) configura un’ottima circostanza per lasciarsi un po’ andare. Il 14 adar 3759 del 2 a.C. (metà febbraio) manca meno di una settimana ai 5 mesi pieni di gravidanza di Elisabetta! Il suo sesto mese dura, nell’ipotesi qui sviluppata, dall’ultima decade di febbraio alla seconda di marzo del 2 a.C.  Il dettaglio è importante perché siamo noi ad aver attribuito il compimento del sesto mese a una notazione del Vangelo che invece dice “nel sesto mese”. Ballano una trentina di giorni…

San Luca precisa che proprio allora Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Il giorno preciso dell’Annunciazione non è noto, se non andando nove mesi a ritroso dalla data di nascita di Gesù. Maria, dopo l’annuncio dell’angelo Gabriele, percorse in fretta i circa 130 km montagnosi tra la Galilea e la casa di Elisabetta. Ain Karim è nella valle del Soreq, che segnava anticamente il confine tra i regni di Israele e di Giuda. All’epoca non si misuravano le strade in chilometri, ma in ore di cammino (il miglio sta per mille passi e per i Romani un passo equivaleva a 1,48 metri) che variavano in funzione della forza, della stagione, del clima, delle calzature, delle difficoltà altimetriche, senza ponti, con carichi gravosi, le visite. Anche immaginando un passo molto veloce, non si possono pensare meno di tre giorni di viaggio (una decina di ore di cammino al giorno a circa 5 km/h di media).

Maria era una ragazza, già promessa sposa a Giuseppe: è presumibile che per raggiungere l’anziana parente non viaggiò sola. Non è escluso che possa essere andata con Giuseppe, dato che era prossima la Pasqua e san Giuseppe e Maria molto osservanti. Il 14 nisan corrispondeva quell’anno alla metà di marzo.

Stante la ciclicità regolare dei turni di servizio al tempio e sostenendo l’ipotesi avanzata che Zaccaria fosse di turno nel giorno dell’espiazione, egli fu di nuovo di turno da sabato 25 adar (1 marzo giuliano) a sabato 3 nisan (8 marzo). La Pasqua avrebbe certamente richiamato Zaccaria (ammutolito) ai suoi servizi dal 14 nisan (19 marzo). Maria andando da Elisabetta queste cose le sapeva bene ed è logico presumere che abbia fatto in modo di giungere quando c’era anche Zaccaria, cioè dal 9 marzo a prima del 19 marzo. L’Annunciazione, si può ipotizzare, sarebbe così avvenuta poco prima, tra la fine di febbraio e le prime tre settimane di marzo.

Nove mesi dopo a Betlemme si compirono i giorni del parto. Proprio il 25 dicembre? La tradizione lo attesta e non senza logica, pur ammettendo che il semplice inanellarsi dei mesi attribuiti da san Luca allo svolgersi della gravidanza di Elisabetta lo certificano solo in via teorica (proprio sei mesi dopo la nascita di Giovanni).

3. Segue