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DOPO "QUERIDA AMAZONIA"

Woelki anziché Marx? Possibile svolta della Chiesa tedesca

Il cammino sinodale tedesco, portato avanti nonostante gli avvertimenti arrivati da Roma e l'esortazione post-sinodale, rischia di arenarsi sul nascere e con il ritiro di Marx perde ulteriormente d'importanza. Ciò potrebbe significare l'elezione a inizio marzo di un vescovo più ortodosso, come quello di Colonia, Rainer Maria Woelki.

Ecclesia 25_02_2020

Il "no" di Francesco a preti sposati e diaconato femminile entra inevitabilmente nel dibattito in corso all'interno della Chiesa tedesca. La delusione a malapena trattenuta nelle dichiarazioni dei vescovi più "progressisti" successive alla pubblicazione dell'esortazione fotografa efficacemente il timore che la "Querida Amazonia" possa mettere la parola "fine" ad una via sinodale iniziata da poco e in mezzo a non pochi dubbi e contestazioni.

Ad indebolire ancora di più il cammino fortemente voluto dai vertici della Conferenza Episcopale e dal Comitato centrale dei cattolici tedeschi, poi, ci si è messa anche la decisione del cardinale Reinhard Marx di non candidarsi per un secondo mandato alla presidenza. Il "Rambo con la porpora", così ribattezzato in patria per il suo decisionismo e l'impeto nell'esercizio di governo, ha annunciato il passo indietro proprio nelle ore della pubblicazione dell'esortazione post-sinodale, sostenendo di voler fare largo alle "nuove generazioni". Una motivazione che suscita qualche perplessità: Marx, infatti, ha 66 anni e terminerebbe un eventuale secondo mandato ad "appena" 72 anni, quindi anche prima di raggiungere l'età "pensionabile" per i vescovi. Il suo predecessore, monsignor Robert Zollitsch, terminò il suo incarico a 76 anni e il suo omologo italiano, il cardinal Bassetti, ha già varcato la soglia delle 77 primavere.

Dunque, a cosa si deve la sorprendente rinuncia dell'arcivescovo di Monaco e Frisinga? Non c'è dubbio che "Querida Amazonia" rappresenti una battuta d'arresto in modo particolare per quei settori "liberal" della Chiesa tedesca di cui Marx è stato portavoce e uomo immagine fino ad oggi. Il cammino sinodale, portato avanti nonostante gli avvertimenti arrivati da Roma e nonostante i "paletti" posti da papa Francesco con la lettera dello scorso giugno, rischia di arenarsi sul nascere e con il ritiro di Marx perde ulteriormente d'importanza. Nessun altro vescovo tedesco "progressista", infatti, può vantare il peso dell'attuale presidente della Conferenza che a Roma guida il Consiglio per l'Economia e fa parte del C9 voluto da Francesco per il governo della Chiesa. La battaglia "riformatrice" dell'episcopato tedesco, dunque, pare destinata a passare nelle mani delle seconde linee senza più la copertura diretta in Curia romana di un "pezzo grosso" come Marx. Quest'ultimo potrebbe aver deciso di lasciare il testimone nella convinzione che, dopo i "niet" dell'esortazione post-sinodale, la partita tedesca sia persa in partenza?

Non è così assurdo ipotizzarlo, specialmente se si tiene conto delle reazioni suscitate dalla "Querida Amazonia" al di là del Reno: il teologo dogmatico Michael Seewald ha fatto notare come, con il documento papale, due dei quattro forum di discussione della via sinodale abbiano finito il loro lavoro prima di iniziarlo. Secondo il docente, che insegna all'università di Munster, è difficile che «nel 2022 la Germania otterrà qualcosa che all'Amazzonia è stata negata nel 2020». Motivo per cui, a parer di Seewald, il prossimo presidente della Conferenza episcopale tedesca, dovendosi fare carico dell'insieme di aspettative deluse del cattolicesimo tedesco d'orientamento progressista, correrebbe il rischio di diventare un «eroe tragico». Un'interpretazione che lascia intendere come il passo indietro di Marx potrebbe esser stato funzionale a lasciare la "patata bollente" a qualcun altro ed evitare, quindi, di intestarsi una sconfitta sicura. In Germania è già partito il totonomi per questa non facile successione. Potrebbe toccare a monsignor Felix Genn, vescovo di Munster, che nel 2014 risultò il secondo più votato dopo l'arcivescovo di Monaco e Frisinga. Genn, così come altri suoi confratelli, non ha nascosto la sorpresa (e probabilmente l'amarezza) per il passo indietro di Marx da cui si aspettava un secondo mandato. Un altro dei nomi che circolano è quello di monsignor Franz-Josef Overbeck, responsabile di Adveniat, l'organizzazione tedesca attiva in America Latina e grande sponsor del Sinodo sull'Amazzonia. Il vescovo di Essen, possibilista sulla fine del celibato sacerdotale e sull'ordinazione femminile, si era fatto conoscere dal grande pubblico per le dichiarazioni roboanti relative al Sinodo amazzonico dopo il quale, a suo parere, nulla sarebbe stato più come prima. Papa Francesco, poi, con la "Querida Amazonia" ha smentito la previsione fatta e Overbeck non ha nascosto neppure pubblicamente la sua delusione per ciò, dichiarando che «sarebbe stato felice se, data l'incomparabilmente grande carenza di sacerdoti nella regione amazzonica, gli uomini sposati avrebbero potuto avere accesso al sacerdozio attraverso un permesso speciale».

Oltre a questi nomi, che rappresenterebbero un segnale di continuità con la presidenza Marx, uno scenario meno probabile ma sicuramente più sorprendente vedrebbe come protagonista il cardinale Rainer Maria Woelki. L'arcivescovo di Colonia, la voce più autorevole tra quelle critiche verso la via sinodale in corso, è stato fino ad oggi un punto di riferimento per quei vescovi non a loro agio con la linea troppo politica adottata dall'attuale presidente della Conferenza. La sua elezione non potrebbe non essere letta come una clamorosa svolta, capace di mettere ancora più in discussione il cammino sinodale a cui il porporato non ha risparmiato bordate e che ha anche cercato di correggere in corso d'opera con la richiesta - bocciata - di unanimità per i testi da sottoporre al voto dell'Assemblea.

Interrogato dalla stampa tedesca sulla possibilità di succedere a Marx, Woelki ha detto di volersi concentrare sugli impegni della sua arcidiocesi. Resta da vedere se un'eventuale candidatura dell'ex segretario particolare del cardinal Meisner sarà davvero in grado di trovare il consenso necessario per assumere la guida dell'episcopato considerato più "progressista" del mondo. Il futuro della Conferenza episcopale di Germania si deciderà tra il 2 ed il 5 marzo a Mainz, sede dell'Assemblea plenaria primaverile. L'ultima presieduta dal cardinal Marx, la prima dopo le chiusure di papa Francesco su preti sposati e diaconato femminile.