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IL MONDO A ROVESCIO

Vogue parla dei bambini: un messaggio inquietante

Dopo la pubblicazione delle baby modelle erotizzate, Vogue di giugno dedica una copertina ai bambini dal titolo "Our new world", ma i contenuti della rivista mostrano adulti che proiettano i loro problemi o aspirazioni sui piccoli. Educandoli all'assenza di limiti. All'interno un servizio fotografico macabro di Klein e del figlio (comprato tramite l'utero in affitto), di Gearon, che fece scalpore per scatti di bambini e uomini nudi, e molto altro ancora...
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Educazione 04_07_2020

Il numero di Vogue del mese di giugno è dedicato ai bambini. La copertina, con il disegno di uno di loro, titola “Our New Word”. Sfogliando la rivista ci si aspetta quindi di trovare pagine dedicate alla moda dei piccoli, ai loro giochi. Insomma, al mondo commerciale dell'infanzia. Invece no.

Oltre alle interviste ad alcuni autori di favole, che parlano della Terra da salvare e di bambini che dovranno risolvere i problemi del pianeta (facendo emergere un mondo di adulti che riversa le proprie angosce su chi dovrebbe occuparsi di tutt’altro), si leggono fiabe - come spiega l’editoriale - innovative. Più che altro sembrano scritte per adulti, quasi a voler esorcizzare le loro paure o a voler sdoganare sempre più il desiderio di poter soddisfare ogni voglia senza impedimenti. E così, sempre dall’editoriale, si apprende che «ci sono ragazze che lottano per non lasciarsi intrappolare nelle torri e che comunque non hanno bisogno di un principe per salvarsi; altre vogliono più diversità anche nei libri di fiabe». Non manca poi la fiaba politica, per spiegare ai piccoli che l’Unione Europea serve a togliere «sassi e barriere, dighe e divisioni» per vivere in pace.

Fin qui pare quindi di imbattersi nell’ideologia che va per la maggiore fra le élite, per cui bisogna consegnare ai piccoli un mondo senza limiti e differenze, ma che dimentica quanto sia dannosa l’"adultizzazione" dei piccoli e l’assenza di norme di cui il bambino ha un estremo bisogno per crescere saldo. Andando avanti, però, al posto di classici servizi fotografici di moda, si trovano le immagini di un bimbo che a prima vista pare una femmina in mezzo a manichini dalle teste mozzate, annegati, che paiono morti, con le maschere antigas, con gli arti in posizioni disumane o con la faccia da strega. Il bambino che gioca disinvolto in mezzo a scenari macabri (nella foto a sinistra) è figlio dell'autore del servizio fotografico, Steven Klein (che ha diretto "Alejandro" un videoclip blasfemo e con riferimenti satanici di Lady Gaga), che spiega chi è: ha 4 anni, si chiama Ace e «l’ho portato in questo mondo per trasmettergli tutte le mie esperienze». L’espressione «l’ho portato in questo mondo» (anziché «è venuto al mondo»), come se la vita del piccolo sia frutto della volontà del padre, non è a caso. Il fotografo raconta infatti che Ace è nato tramite l'utero in affitto, con gli ovuli di una donna russa bellissima scelta accuratamente su un catalogo. Ace sta crescendo senza madre perché «attaccarsi ad un concetto di famiglia tradizionale - continua Klein - è quasi anacronistico». Inoltre «Ace fa felice non so neanch’io quante persone», come se lo scopo della vita di un essere umano sia di far felici gli altri. Chissà se Klein si è mai chiesto che cosa faccia davvero felice un bambino. Non solo, anche per lui «i bambini sono chiamati a risolvere tutti i problemi che abbiamo creato». La giornalista non può non domandare come Ace reagisca di fronte al lavoro del padre e Klein chiarisce che «non pensa che il mio lavoro sia spaventoso...sarà perché lo vede ovunque». Come a dire che ormai il figlio è assuefatto al mostruoso.

Certo, basta chiamare gli scatti "arte" per permettere di tutto, tanto che nel servizio successivo la fotografa Tierney Gearon ritrae dei bambini, di cui non è possibile distinguere il sesso, mezzi nudi insieme alla madre che in una foto posa con una testa di cavallo al posto del volto. Gearon non è una fotografa qualunque. Il suo lavoro ha destato infatti polemiche enormi per aver ritratto bambini completamente nudi, anche in braccio a uomini senza abiti, in pose ambigue o al fianco di donne che si baciano, in un’assenza di confini tale da aver fatto intervenire la polizia inglese durante una delle sue mostre (uno scatto in basso). Nell’intervista rilasciata a Vogue la fotografa ha spiegato che il gallerista che l’aveva ospitata «mi ha salvato mettendosi al telefono con i giornali che cominciarono a parlare di “libertà di espressione”. A quel punto le mie foto erano ovunque». La giornalista le domanda: «L’indecenza è negli occhi di chi guarda: è d’accordo?». Risposta: «Penso che le persone siano piene di paure… i bambini invece non hanno paure». Gearon allude forse alla paura del sesso che i bambini non avrebbero? E poi chi lo dice che i bambini non hanno timori?

Eppure tutto passa come normale, come arte, appunto. Ma è chiaro che chi ha orecchie per intendere può farlo. Infine Gearon, che ha avuto 4 figli con 3 uomini diversi, ammette che «quel che volevo di più di ogni altra cosa nella vita era diventare madre...», un gran desiderio se non fosse che la ragione è questa: «...e dar vita a dei progetti artistici con i miei bambini». A dire della strumentalità con cui si è ormai abituati a parlare dei piccoli. Senza neppure domandarsi se saranno d’accordo da grandi quando vedranno la loro intimità violata e dando per scontato che loro «accettano il mio lavoro», consegnando così ai minori la piena facoltà di comprendere e decidere. Secondo una logica pericolosissima usata anche da chi parla di “bambini consenzienti” per sdoganare la pedofilia.

È chiaro infatti che se tutto è relativo, se non esistono un bene e un male oggettivi, se non c’è una legge naturale (come quella che richiede una mamma e un papà per crescere) se non ci sono freni ai desideri e alla volontà degli adulti, chi paga sono i piccoli non ancora in grado di dire cosa desiderano. È così che la fotografa del terzo servizio racconta con disinvoltura di essere una “madre single”, mentre il quarto ritrae un bimbo che in uno scatto pare morto e con le dita insanguinate, sempre sotto un manichino senza testa…

Ovviamente tutto questo è possibile grazie al fatto che il Garante dell’infanzia ammette come lecite le foto di bambini nel caso di autorizzazione da parte dei genitori. E sebbene la nudità (in queste immagini parziale ma presente) sia considerata illecita, nei casi in cui le immagini siano presentate come artistiche si fa un'eccezione. E, in effetti, molti potrebbero chiudere la rivista, parlando magari di arte bizzarra, ma in fondo di arte. Peccato che il mondo sia pieno di persone che quelle immagini non le vedono così.

Ma ormai, se si pensa alla precedente pubblicazione delle babymodelle erotizzate, la cultura per cui i bambini sono considerati proprietà degli adulti, da gestire, usare e su cui scaricare problemi o aspirazioni non loro, è già sdoganata da tempo.