Violenze islamiche sulle donne: il silenzio dei media
La sharia e il corano considerano le donne inferiori, ma le peggiori sono le "infedeli" cristiane, per cui le giovani bianche vengono stuprate, le anziane picchiate e le bambine di tre anni violentate. E sebbene dati e rapporti governativi dimostrino che tali pratiche hanno una diffusione enorme in tutta Europa, l'Occidente femminista chiude gli occhi.
In un momento storico in cui la violenza sulle donne è un mantra, uno stereotipo, forse anche una corrente di pensiero, si nota, allo stesso tempo, un immenso vuoto circa la materia.
C’è un tipo di violenza sulle donne, infatti, del quale i talk show non si occupano, per il quale l’Occidente non organizza manifestazioni. È il genere di violenza che sono costrette a subire le donne in Medio Oriente e che l’immigrazione ha importato anche nell’Ovest - nel mondo secolarizzato e "libero". Le donne che sono costrette a portare il velo, che, no, non è il sintomo di un “progresso eccitante”, ma un’imposizione dell’ideologia islamica, ne sono le protagoniste. Quelle donne che in quanto donne sono considerate inferiori e che sono trattate come tali senza troppi mezzi termini.
Eppure, tra esse, esiste un sottogenere. Si tratta delle non musulmane, le “infedeli”, le cristiane, equiparate alle bestie. Forse anche meno. L’odio e il disprezzo islamico è rivolto in particolare a loro. È la donna non musulmana l'oggetto preferito della persecuzione islamica. Stando ad un recente studio pubblicato da Open Doors, «le donne cristiane sono tra le più violate al mondo, forse in una maniera che non ha precedenti». I dati diffusi certificano la media di sei donne stuprate ogni giorno solo perché cristiane. «Dobbiamo alzare la nostra voce, tutto ciò è ormai prassi», ha denunciato il presidente e CEO di Open Doors USA, David Curry.
È la sharia a prescrivere queste violenze. La legge islamica nota per la sua severità, e che dà agli uomini il diritto, l'autorità di picchiare le donne. Nell'immaginario islamico la donna è paragonata al cane o all'asino; la donna è in sè motivo di disturbo per gli uomini, li distrae dalla preghiera; occorrono due donne per una testimonianza che possa avere la stessa valenza di quella di un uomo - una da sola non basta; una donna che disobbedisce va punita e percossa. E se la donna in questione è una "crociata", ogni cosa assume dimensioni terrificanti.
Sono tanti i versetti del Corano, come il 4:24, che incoraggiano e giustificano l'asservimento sessuale delle donne non musulmane nel contesto della jihad. In Iraq un'anziana signora, da poco convertita al cristianesimo, un bel dì ha ricevuto la visita di islamici a casa sua. Quando hanno scoperto che possedeva crocifissi e icone cristiane l'hanno "costretta a sputare sulla croce", come racconta lei stessa, e poi l'hanno maltrattata.
Lo scorso gennaio, in Uganda, circa cento islamici hanno fatto irruzione in una chiesa durante un incontro di preghiera. Dopo aver bastonato gli uomini, hanno legato alle colonne quindici donne e le hanno violentate. Sempre da quelle parti, invece, a Capodanno, Sandra, una ventiquattrenne che durante le celebrazioni del Natale si era convertita al cattolicesimo, è stata costretta ad ingerire veleno per punizione. Risale alla scorsa primavera, invece, la notizia di una bambina di tre anni violentata da un uomo musulmano perché appartenente a una famiglia cristiana.
E' così che va. Le donne non musulmane sono subumane che gli islamici, e le organizzazione jihadiste, dall'Isis a Boko Haram, vendono, comprano, stuprano, mutilano, spellano, bruciano. E non solo nel lontanissimo Medio Oriente. Le pratiche hanno una diffusione sproporzionata nella civile Europa. Recentemente, il governo inglese ha redatto un rapporto che, nell'esaminare l'applicazione della legge della sharia in Inghilterra e Galles, ha rivelato "la discriminazione sistematica contro le donne". Anche per le nostre strade le donne vengono perseguitate per la loro fede. Le ragazze cristiane sono considerate "cose" di cui godere e da manomettere a piacimento. Bottino di guerra, e abusarne non può essere un crimine. E la pratica è uno dei fenomeni che abbiamo importato.
È in Austria che una settantenne è stata violentata da un afghano; è in Belgio che una ragazzina è stata drogata e violentata da un migrante dopo aver chiesto la strada per la stazione; è in Germania che una diciassettenne è stata pugnalata a morte dopo aver interrotto la sua relazione con un migrante; è in Italia che le donne vengono violentate da migranti o sezionate; è in Olanda che una donna è stata violentata da un gruppo di africani; è in Svezia che una donna su una sedia a rotelle è stata stuprata da una gang islamica; è in Svizzera che sei donne sono state aggredite sessualmente da uomini "dalla pelle scura"; è in Germania che sono stati messi in commercio strani pantaloni con allarmi di sicurezza incorporati per respingere le aggressioni sessuali dei migranti.
"Sarà offensivo?", si è chiesto qualcuno. E' in Francia che esistono caffé che sono diventati "zone vietate alle donne". Ad ogni modo si tratta solo di alcuni esempi tratti a campione dai faldoni. Un unico comune denominatore: le vittime sono tutte donne bianche e "infedeli". Dove sono le femministe? Dove sono le manifestazioni per queste donne o tutte quelle abusate dall'eminenza grigia Tariq Ramadan?