Violenze brutali contro i cristiani del Medio Oriente
«Voi siete la ricchezza maggiore della Regione», ma «contro di voi opera una organizzazione terrorista, di dimensioni prima inimmaginabili, che commette ogni sorta di abusi e pratiche indegne dell’uomo». E uno dei passaggi più drammatici della lettera di papa Francesco ai cristiani del Medio Oriente.
Il 23 dicembre è stata resa pubblica la lettera di Papa Francesco ai cristiani del Medio Oriente, formalmente datata 21 dicembre. I media si sono affrettati a commentare l'accento alla minaccia «di dimensioni prima inimmaginabili» costituita dal Califfato e l'invito rinnovato a chi nell'islam pensa di avere titolo a definire il «vero» contenuto della propria religione perché condanni senza ambiguità il terrorismo e la persecuzione delle minoranze religiose. Si tratta di aspetti certamente importanti, ma (come per il discorso del 22 dicembre alla Curia Romana) non si afferra davvero il cuore del Magistero di Papa Francesco se non se ne coglie la dimensione spirituale. Il tempo della persecuzione richiede certo una risposta della comunità internazionale «con ogni tipo di iniziativa»: ma deve anche essere vissuto, dagli stessi perseguitati e da tutta la Chiesa, come un «appello alla santità», una chiamata alla preghiera, ai Sacramenti e a una vita cristiana più coerente e fervorosa.
Il Papa parte da una citazione della Seconda Lettera ai Corinti di San Paolo: «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio» (2 Cor 1,3-4). Parole tanto adatte al Medio Oriente cristiano, dove «alle note dei canti natalizi si mescoleranno le lacrime e i sospiri». Davvero «l'afflizione e la tribolazione non sono mancate purtroppo nel passato anche prossimo del Medio Oriente».
Le tribolazioni non sono recenti, ma si sono aggravate a causa di un fenomeno nuovo: «l’operato di una più recente e preoccupante organizzazione terrorista, di dimensioni prima inimmaginabili, che commette ogni sorta di abusi e pratiche indegne dell’uomo, colpendo in modo particolare alcuni di voi che sono stati cacciati via in maniera brutale dalle proprie terre, dove i cristiani sono presenti fin dall’epoca apostolica». Né questa organizzazione terroristica, che il documento non nomina ma che è evidentemente l'Isis, il cosiddetto Califfato, se la prende solo con i cristiani: ci sono «anche altri gruppi religiosi ed etnici che pure subiscono la persecuzione», la quale ormai non risparmia neppure i bambini. «Questa sofferenza grida verso Dio e fa appello all’impegno di tutti noi, nella preghiera e in ogni tipo di iniziativa».
Le persecuzioni - lo ha insegnato lo stesso Gesù Cristo - possono «fortificare la fede e la fedeltà», purché si rimanga uniti e non si dimentichino la preghiera e i sacramenti. «L’unità voluta dal nostro Signore è più che mai necessaria in questi momenti difficili; è un dono di Dio che interpella la nostra libertà e attende la nostra risposta». Sono pure necessari «i Sacramenti, la preghiera» perché la persecuzione è sempre «un forte appello alla santità della vita». E la persecuzione colpisce insieme cattolici e ortodossi, favorendo quell'ecumenismo della sofferenza e del sangue che il Papa ha messo al centro del suo viaggio apostolico in Turchia. «Le sofferenze patite dai cristiani», scrive Francesco, «portano un contributo inestimabile alla causa dell’unità. È l’ecumenismo del sangue, che richiede fiducioso abbandono all’azione dello Spirito Santo».
La presenza dei cristiani giova anche agli ebrei e ai musulmani ed «è preziosa per il Medio Oriente. Siete un piccolo gregge, ma con una grande responsabilità nella terra dove è nato e si è diffuso il cristianesimo. Siete come il lievito nella massa. Prima ancora di tante opere della Chiesa nell’ambito scolastico, sanitario o assistenziale, da tutti apprezzate, la ricchezza maggiore per la Regione sono i cristiani, siete voi». Qualche volta sembra che ogni tentativo di dialogo sia vano e perfino inutile. Ma in realtà lo«sforzo di collaborare con persone di altre religioni, con gli ebrei e con i musulmani, è un altro segno del Regno di Dio. Il dialogo interreligioso è tanto più necessario quanto più difficile è la situazione. Non c’è un’altra strada». Il dialogo, anzi, «è anche il migliore antidoto alla tentazione del fondamentalismo religioso, che è una minaccia per i credenti di tutte le religioni».
A chi vive «in un ambiente a maggioranza musulmana» Francesco chiede di «aiutare i concittadini musulmani a presentare con discernimento una più autentica immagine dell’Islam, come vogliono tanti di loro, i quali ripetono che l’Islam è una religione di pace e può accordarsi con il rispetto dei diritti umani e favorire la convivenza di tutti». Questa nuova auto-presentazione da parte dell'islam ha però come condizione, per essere credibile, una denuncia non ambigua delle persecuzioni delle minoranze religiose e del terrorismo. «La situazione drammatica che vivono i nostri fratelli cristiani in Iraq, ma anche gli yazidi e gli appartenenti ad altre comunità religiose ed etniche, esige una presa di posizione chiara e coraggiosa da parte di tutti i responsabili religiosi, per condannare in modo unanime e senza alcuna ambiguità tali crimini e denunciare la pratica di invocare la religione per giustificarli».
Superando tante difficoltà, il Papa chiede ai laici cristiani del Medio Oriente di impegnarsi nella vita politica, di esercitare «il dovere e il diritto di partecipare pienamente alla vita e alla crescita della vostra nazione». Ai pastori Francesco rinnova l'invito a rimanere accanto al gregge nelle difficoltà. Ai giovani ripete le parole di Benedetto XVI nell'esortazione apostolica «Ecclesia in Medio Oriente»: «Non abbiate paura o vergogna di essere cristiani. La relazione con Gesù vi renderà disponibili a collaborare senza riserve con i vostri concittadini, qualunque sia la loro appartenenza religiosa». Agli anziani del Medio Oriente la lettera esprime «stima»: «siete la memoria dei vostri popoli; auspico che questa memoria sia seme di crescita per le nuove generazioni». E il Pontefice saluta quanti operano nelle vaste opere della Chiesa di carattere sociale ed educativo. In particolare, «nell’ambito dell’educazione è in gioco il futuro della società».
Francesco sa che i cristiani del Medio Oriente non possono farcela da soli. Tutta la Chiesa deve sostenerli. Ma occorre anche «esortare la Comunità internazionale a venire incontro ai vostri bisogni e a quelli delle altre minoranze che soffrono; in primo luogo, promuovendo la pace mediante il negoziato e il lavoro diplomatico, cercando di arginare e fermare quanto prima la violenza che ha causato già troppi danni». Il Papa condanna nuovamente il traffico di armi e le troppe forme di scetticismo riguardo alla possibilità che nel Medio Oriente si arrivi a una vera pace: scetticismi, scrive, che si combattono anch'essi con la preghiera.
«La vostra testimonianza», conclude la lettera del Papa ai cristiani del Medio Oriente, «mi fa tanto bene. Grazie! Ogni giorno prego per voi e per le vostre intenzioni. Vi ringrazio perché so che voi, nelle vostre sofferenze, pregate per me e per il mio servizio alla Chiesa. Spero tanto di avere la grazia di venire di persona a visitarvi e confortarvi. La Vergine Maria, la Tutta Santa Madre di Dio e Madre nostra, vi accompagni e vi protegga sempre con la sua tenerezza».