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Elezioni in Georgia

Vince il Sogno Georgiano. L’ipocrisia degli ex amici di Bruxelles

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Nuova vittoria del Sogno Georgiano, il partito al governo nel Paese del Caucaso meridionale. Un partito – oggi descritto come filorusso – che per 12 anni è andato bene ai vertici dell’Ue, fino all’estate scorsa, quando Bruxelles ha rotto i ponti per la legge sulla trasparenza dell'influenza straniera.

Esteri 28_10_2024
Primo ministro Irakli Kobakhidze (Georgian Dream Party via AP via LaPresse)

Sabato 26 ottobre si sono svolte le elezioni parlamentari in Georgia, Paese strategico per il passaggio di fonti energetiche, comunicazioni e merci del Caucaso (confina con Russia, Turchia, Armenia e Azerbaigian, ed è bagnata dal Mar Nero), con millenari retaggi cristiani e ortodossi. La commissione elettorale centrale della Georgia ha annunciato la mattina di domenica 27 ottobre che il partito al governo “Sogno Georgiano” ha ottenuto una comoda maggioranza alle elezioni, con il 54% dei voti sulla base del 99% dei seggi scrutinati. I quattro principali partiti di opposizione, uniti nella “Coalizione per il cambiamento”, hanno raccolto solo il 37% e anche se il voto dei cittadini georgiani all’estero, ancora da conteggiare quando scriviamo, andasse tutto alle opposizioni, la vittoria del partito al governo non verrebbe scalfita.

Negli ultimi 12 anni, il governo e la maggioranza parlamentare sono stati appannaggi dei politici del Sogno Georgiano, dopo che nel 2012 il partito di governo filoamericano, Movimento Nazionale Unito, guidato dall’allora presidente della Repubblica, Mikheil Saakashvili, ora in carcere, aveva governato ininterrottamente dal 2004.

Alle elezioni del 2012, le uniche che non videro particolari proteste post-elettorali, nonostante la sconfitta del partito di maggioranza, io ero presente come coordinatore degli organismi di controllo elettorale delle elezioni, insieme ai colleghi di altri organismi internazionali. Posso testimoniare che allora ci furono parti politiche, socialisti, sinistre e liberali europei, ben felici della vittoria del Sogno Georgiano e del suo leader Bidzina Ivanishvili e della sconfitta del conservatore e popolare Saakashvili. Mi ha stupito vedere che l’atteggiamento favorevole delle istituzioni europee verso la maggioranza e il governo che hanno guidato il Paese per 12 anni sia proseguito fino all’estate e non abbia avuto alcuna incrinatura nemmeno davanti all’arresto e alle sofferenze inaudite che sta subendo in carcere l’ex presidente Saakashvili, nei confronti del quale la Corte europea dei diritti dell’uomo ha addirittura sancito nel maggio scorso l’infondatezza di ogni ricorso contro le misure del governo. Ancor prima, nel febbraio 2024, l'Unione europea, a seguito dell’8ª sessione del Consiglio di associazione Ue-Georgia, riconosceva che la Georgia «ha attuato riforme significative in una serie di settori e ha ravvicinato con successo la sua legislazione all'acquis dell'Ue in molti settori, come già osservato nella relazione della Commissione europea sulla Georgia dell'8 novembre 2023».

Tutto era filato liscio per Bruxelles, i commissari e la maggioranza “Ursula” in vista dell’adesione della Georgia all’Unione europea, sino a quando tra giugno e luglio scorso l'adesione della Georgia all'Ue è stata interrotta e parte del sostegno finanziario congelato, dopo che le autorità georgiane avevano adottato la nuova legge sulla «trasparenza dell'influenza straniera» che obbliga tutte le organizzazioni che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall'estero di registrarsi come agenti di influenza straniera, con multe e sanzioni salatissime per coloro che non rispettano le nuove norme.

La norma, secondo il governo georgiano, è simile al Foreign Agents Registration Act degli Stati Uniti, non dissimile dalle nuove norme sulla trasparenza dei finanziatori per le Ong e fondazioni che ricevono fondi europei e operano nei paesi dell’Ue, tuttora ferme a Bruxelles per la protesta promossa dalle grandi reti transatlantiche Lgbt e abortiste. Se gli USA hanno delle norme simili a quelle georgiane, e le potrebbe avere la stessa Ue, perché ciò non sarebbe ammissibile per Tbilisi? Non dimentichiamo che dalla fine di giugno e sino ad inizio ottobre si è svolta una querelle istituzionale tra governo georgiano e presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili (voluta dalla maggioranza ma divenuta nell’ultimo anno parte attiva dell’opposizione), sull’approvazione ed entrata in vigore della legge che include il divieto di matrimoni tra persone dello stesso sesso, le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso, l'approvazione pubblica e la rappresentazione delle relazioni e delle persone Lgbt nei mass media, la diffusione dell’ideologia gender a livello educativo e scolastico. La stessa norma vieta inoltre l'assistenza sanitaria per il cosiddetto “cambiamento” di sesso e la modifica del sesso biologico nei documenti ufficiali.

Obbligare alla trasparenza nei finanziamenti ai governi e limitarne il tetto massimo per le Ong camuffate da “società civile”, nel Paese che per primo ha sperimentato l’efficacia delle rivoluzioni colorate (ricordiamo la “rivoluzione delle rose”), sarebbe una minaccia alla democrazia? O invece non sarebbe auspicabile che in Italia e nella stessa Ue fosse presente una tale legislazione? Sostenere la famiglia naturale e schermare, per quanto possibile, la propria società dalla superba colonizzazione del gender, quale valore europeo mette in pericolo?

Sabato si saranno certamente verificati diversi problemi con il processo elettorale, sicuramente i mezzi economici e i mass media pubblici avranno sostenuto il partito di governo uscente, così come gli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), dell’Assemblea parlamentare del Consiglio di Europa (PACE) e del Parlamento europeo hanno dichiarato, ma nonostante ciò «il voto il giorno delle elezioni è stato generalmente ben organizzato». Ricordo molto bene che le stesse mancanze, sospetti e incidenti vennero imputati 12 anni or sono a Saakashvili e al suo partito di governo e, ciononostante, la vittoria del Sogno Georgiano fu chiara e incontestata. C’è il rischio che le manifestazioni delle opposizioni di ieri, fomentate anche dal clima torbido e infuocato promosso dall’Ue, proseguano per settimane, danneggiando proprio l’opposizione e l’autorevolezza europea.

Ci sono molte ragioni serie di preoccupazione, anche geopolitiche ed economiche, per l’ennesima vittoria di Ivanishvili e del suo Sogno Georgiano, ma non sono certo le menzogne ipocrite della propaganda di Bruxelles che ha descritto le elezioni di sabato come un referendum pro o contro l’Europa; e, dopo 12 anni di bisbocce, ora descrive i governanti come «amici della Russia» e li minaccia per aver sconfitto le opposizioni. Urge un cambio di rotta radicale in Europa, un ritorno serio alla politica che ci eviti altri pericolosi danni.