Vescovo di Lugano: a chi tocca cambiare le regole?
Le autorità elvetiche non si pronunciano sull'auspicata revisione delle norme che finora vincolano la nomina ai soli presuli ticinesi. Sarà Roma a fare il primo passo?
Si riaccende in questi giorni su vari quotidiani del Canton Ticino la quaestio civile-religiosa relativa alla nomina del successore di mons. Valerio Lazzeri, che a ottobre ha rinunciato anzitempo per burnout (come accaduto a vari altri presuli negli stessi mesi).
Cercasi vescovo anche non ticinese, avevamo titolato e sintetizzato la "complicazione" dovuta alla Convenzione tra Santa Sede e Confederazione Elvetica per cui il vescovo dev'essere cittadino ticinese. E pertanto la rosa dei candidati si restringe, mentre si fa strada la richiesta di superare quella norma a vantaggio di più candidati, incluso l'attuale amministratore apostolico mons. de Remy, che ticinese non è ma pare molto apprezzato. Richiesta che finora pare inevasa, anche perché gli interlocutori sarebbero due: Chiesa e governo.
Il governo come Ponzio Pilato, titola addirittura Ticino Libero. Più "pacati" altri quotidiani. In sintesi però le autorità elvetiche non vogliono immischiarsi, in nome della laicità delle istituzioni, lasciando che sia la Santa Sede a intervenire sulle norme per la scelta dei pastori. E, a quanto pare, a fare il primo passo verso la Confederazione Elvetica per cambiare la norma.