Lugano: cercasi vescovo anche non ticinese
Un'iniziativa popolare chiede di rivedere l'accordo del 1968 che vincola la Santa Sede alla nomina di un sacerdote residente nel Canton Ticino.
La sede vescovile di Lugano è vacante dopo la rinuncia – presentata anzitempo – di mons. Valerio Lazzeri. In vista della successione si fa strada nel Canton Ticino un'iniziativa volta a cambiare le regole stabilite dal 1968. Di che si tratta?
Non tutti sanno che la Santa Sede può nominare soltanto un ticinese in base all'accordo del 1968 con la Confederazione Elvetica che recita: «Il Vescovo di Lugano sarà nominato dalla Santa Sede e scelto tra i sacerdoti cittadini ticinesi». E tali sono stati i presuli da allora succedutisi, compreso il predecessore di Lazzeri, mons. Pier Giacomo Grampa che, pur essendo nato a Busto Arsizio, era cittadino ticinese sin dal tempo degli studi.
Una raccolta di firme considera superato l'accordo e chiede di rivederlo, al fine di permettere la nomina di un vescovo "forestiero". La diocesi però «ritiene di non dover prendere una posizione in merito» all'iniziativa popolare, si legge nel breve comunicato riportato dal Corriere del Ticino. Un'iniziativa di privati cittadini forse desiderosi di facilitare la ricerca di un candidato. O forse – come si intuisce tra le righe di Ticino News – per permettere un eventuale subentro a pieno titolo dell'attuale amministratore apostolico mons. Alain de Remy (svizzero anche lui, ma di Friburgo).