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NUOVA RINUNCIA

Fare il vescovo è un "mestiere usurante"

Consacrazione annullata per mons. Ivan Brient, nominato ausiliare di Rennes lo scorso 7 ottobre. Il motivo? «Segnali di burnout». Altro che carrierismo, l'episcopato appare come un peso cui sottrarsi.

Borgo Pio 18_11_2022

Un nuovo caso di rinuncia anzitempo viene dalla Francia, questa volta prima ancora di assumere l'incarico. Mons. Ivan Brient, 50 anni, vescovo ausiliare eletto della diocesi di Rennes, nominato lo scorso 7 ottobre, dopo appena 20 giorni ha presentato la rinuncia al Papa, che l'ha accettata il 16 novembre. Pertanto la consacrazione episcopale prevista per il 4 dicembre non ci sarà.

La "rinuncia anticipata" è stata resa pubblica con una lettera inviata dall'eletto ai suoi mancati diocesani di Rennes. Mons. Brient è stato messo in allarme da «problemi di salute» proprio mentre si preparava a ricevere mitria e pastorale e i medici hanno rilevato «segnali di burnout», sconsigliandogli «vivamente» di assumere l'incarico.

Nel lontano 2009 c'era stato un caso simile (ma con ragioni ben diverse!) a Linz, in Austria. La nomina di mons. Gerhard Wagner aveva suscitato tali proteste tra i cattolici locali per via delle sue posizioni giudicate troppo "conservatrici" e per alcune sue dichiarazioni, da indurlo a rinunciare prima ancora di essere consacrato e di assumere l'incarico. Ma non si erano mai dati finora casi dovuti a burnout.

A poco tempo fa risalgono le dimissioni del vescovo di Lugano, mons. Valerio Lazzeri, 59enne, motivate dopo nove anni di episcopato da una «fatica interiore, che mi ha progressivamente tolto lo slancio e la serenità, richiesti per guidare in maniera adeguata la Chiesa che è a Lugano». Forse la crescente complessità del mondo rende complicata anche la gestione di una diocesi; di sicuro il clima generale – vedi gli scandali che travolgono in queste settimane la Chiesa francese – non aiuta affatto ad assumere con serenità un incarico, spingendo qualcuno a rinunciare molto prima dell'età della pensione e altri addirittura prima della consacrazione.

Non stupisce allora che si fatichi a trovare candidati disponibili per le diocesi vacanti (se ne erano accorti in Nuova Zelanda), nonostante si pensi comunemente che il clero sgomiti per ricevere la pienezza del sacerdozio. Intendiamoci, carrieristi ce ne sono e ce ne saranno come in ogni epoca, ma ultimamente i segnali sono piuttosto in controtendenza. Pare piuttosto che quello del vescovo debba essere annoverato, prima o poi, tra i cosiddetti "mestieri usuranti"