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ITINERARI DI FEDE

Venezia liberata dalla peste ritrova la Salute

Santa Maria della Salute a Venezia è l’ideazione più creativa dell’architetto Baldassarre Longhena che vinse il concorso per assegnarne la costruzione con un progetto di chiesa a forma di corona. A Maria i veneziani nel 1630 si erano rivolti perché li liberasse dalla peste che aveva decimato la popolazione.

Cultura 06_12_2014
La basilica di Santa Maria della Salute a Venezia

La Basilica di Santa Maria della Salute a Venezia è l’ideazione più creativa dell’architetto Baldassarre Longhena che vinse il concorso bandito per assegnarne la costruzione con un progetto di chiesa a forma di corona, in virtù della sua dedicazione alla Vergine. A Maria, infatti, i veneziani si erano rivolti affinché li liberasse dalla peste che nel 1630 aveva più che decimato la popolazione. E così fu. 

La Salute sorse, dunque, quale ex voto alla Madonna il cui culto a Venezia era così radicato da doverla inserire nell’elenco dei Santi Patroni della città. La Punta da Mar, sottile striscia di terra triangolare che separa la Giudecca da Canal Grande, fu individuata quale luogo più idoneo per l’erezione del tempio. Correva l’anno 1631; i lavori poterono dirsi conclusi circa mezzo secolo più tardi e nel 1687 il Patriarca Alvise Sagredo finalmente benedisse la nuova chiesa. «La rotonda macchina che mai s’è veduta né mai inventata», a detta del suo stesso inventore Longhena, è una struttura ottagonale sormontata da cupola emisferica sulla cui vetta la lanterna sorregge il simulacro della Vergine, attorniato da otto obelischi. 

Al corpo centrale, che rimandando alla forma dei battisteri allude alla salvezza generata dalla fede, si addossano sei cappelle minori che creano un suggestivo e articolato movimento, decisamente barocco. Volute a spirali, impreziosite da statue, scenograficamente fungono da raccordo con la cupola. L’Annunciazione accoglie il fedele dall’arco trionfale del prospetto principale, cui si accede salendo quindici scalini, come nel tempio biblico di Salomone. La teatralità dell’involucro esterno si contrappone alla severa classicità dell’interno, luminosissimo. Semicolonne giganti spartiscono lo spazio e sostengono la trabeazione su cui si imposta il tamburo. Sul pavimento l’iscrizione latina unde origo, inde salus, dichiara che Dio è l’unica origine di salvezza, spirituale o fisica che sia. 

L’altare maggiore, preceduto da un ampio presbiterio, è il fulcro decisivo dell’ambiente. Disegnato dal Longhena venne ornato dalle sculture della Vergine con il Bambino che allontana una vecchia personificazione della peste, dalla città, qui rappresentata in veste di dogaressa. Il gruppo plastico è opera del maestro fiammingo Giusto Le Court, molto attivo a Venezia nel XVII secolo. Sull’altare trova posto la venerata icona bizantina della Mesopanditissa,  proveniente dall’isola di Creta, anticamente attribuita a San Luca. Una pala di Tiziano, raffigurante la Discesa dello Spirito Santo, e la Nascita della Vergine di Luca Giordano ornano gli altari laterali.

La festa della Madonna della Salute è da sempre molto partecipata dai fedeli che il 21 novembre affluiscono numerosi nel tempio santo, dove, incessantemente, si celebrano sante messe e si recitano rosari. Per consentire il passaggio dei pellegrini, sul canale viene allestito un ponte provvisorio di legno, per secoli fatto di barche.