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Denatalità? Per forza, col consumismo a cui abbiamo abituato i figli...

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Pannella & soci ci hanno convinto a non fare più figli per goderci l’attimo fuggente. Ora che ci siamo accorti dell’errore, non ci sono più le condizioni per rimediare. Bel colpo, complimenti alla regia.

Educazione 17_06_2025

Sui social sempre più spesso compaiono vecchie foto in cui si vedono tanti bambini che giocano spensierati con …niente. Tappi di gazzosa, cerchioni di bicicletta da inseguire e far rotolare, palloni improvvisati con stracci, i toboga coi cuscinetti a sfera e legno e spago, un gessetto per tracciare in terra numeri e quadrati, moscacieca e cavalluccio. Metti un bambino solo in una stanza completamente vuota e vedrai che, in breve, avrà inventato un gioco. Se poi avesse a disposizione una discarica (sì, avete letto bene, come quella in cui il sottoscritto giocava da ragazzino) ci troverebbe tutto ciò che serve a sbrigliare la fantasia. La sepsi? Eccola: “Se ti fai male, prendi il resto!”.

Il sottoscritto e i suoi compagni di allora sono diventati anziani anche grazie agli anticorpi generati da quei giochi selvaggi e allo stato brado. Questo per dire che i figli non costavano niente e, anzi, erano considerati un investimento. La casa era piccola, nessuno aveva la sua stanzetta? Nessun problema, certi giacigli uscivano solo di notte e di giorno sparivano. A scuola, grembiule, grazie al quale nessuno era umiliato dal dover sedere accanto a un compagno firmato dalla testa ai piedi. Oggi, invece, un figlio costa un capitale per molti inarrivabile: il computer, il cellulare, le sneakers, lo zainetto Eastpak, il nuoto,  il tennis, il calcio nel vivaio. E giù tute, attrezzi, parures.

E poi le gite scolastiche in settimana bianca, il saggio di danza col costume a spese di papà, il campo scuola, il campo estivo, l’Erasmus, la festa per il graduation. E infine il master in America, naturalmente dopo almeno cinque anni nei quali il pargolo ha studiato all’università fuori casa: affitto, pasti, spostamenti, treni e aerei per le feste. Ma quale operaio può permettersi più di un figlio in queste condizioni? Fin dall’asilo: come si fa a negare a un bambino l’iniziativa scolastica costosa quando tutti i suoi compagni ci vanno?

Eh, si depreca la denatalità, si organizzano convegni e si prendono impegni elettorali. Cioè, tanto per cambiare, si cerca di risolvere i problemi a furia di chiacchiere. Che stanno a zero, come le ormai stantie fiaccolate, parroco in testa, a ogni teenager morto ammazzato. Certo, non si può negare il benessere materiale odierno rispetto ai tempi descritti all’inizio dell’articolo, ma erano anche tempi in cui un padre di famiglia poteva mantenere col suo stipendio la moglie casalinga e tre o quattro figli, e pagare pure l’affitto di casa. La frase “avere i soldi in banca” indicava uno agiato, perché poteva anche vivere con gli interessi del conto. Che oggi la banca non dà più.

E anche il potere d’acquisto di salari e stipendi non è più quello di una volta. Le cause di ciò sono state più volte indicate, e hanno tutte un denominatore comune: l’avidità, quella che tende a concentrare la ricchezza in poche mani. Solo che il conoscere le cause non serve, visto che chi dovrebbe rimediare ha altro per la testa. Sempre. Bene, Pannella & soci ci hanno convinto a non fare più figli per goderci l’attimo fuggente. Ora che ci siamo accorti dell’errore, non ci sono più le condizioni per rimediare. Bel colpo, complimenti alla regia.

E se qualche statista capisse che è – anche, ma soprattutto - questione di soldi e mettesse mano al borsellino, ecco pronta la contromossa: “fascista!”, “figli alla patria!”, e via resistendo col fazzoletto rosso al collo. Eh, basterebbe ricordare a chi di dovere che can che abbaia non morde. E che se si azzardasse a mordere basterebbe una buona pedata. Ripeto, incrementare la natalità, è vero, non è solo questione di soldi. Ma lo è principalmente: è inutile che mi rieduchi la mentalità se poi non mi dai i mezzi per attuarla.

Per inciso: bombardati per decenni dagli spot pubblicitari che ci hanno convinto a spendere tutto quel che guadagniamo (col paradosso grottesco del “servizio pubblico” da cui ci facciamo bombardare a spese nostre), Pannella & c. non hanno dovuto faticare molto. Ai tempi del mio liceo pre-sessantottardo i nostri padri si telefonavano per accordarsi, così che tutti noi, a prescindere dal ceto, avessimo la stessa cifra di paghetta. Già: Dio-patria-famiglia, la vita di m… deprecata da una celebre senatrice. In cauda venenum: la causa prima della denatalità (e anche della disgregazione della famiglia)? Aver convinto le donne che la realizzazione personale stia nella carriera. Affermazione politically uncorrect? Echissenefrega!