Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Colombano a cura di Ermes Dovico

Venerdì Santo

Tutta la liturgia del Venerdì Santo esorta l’uomo a contemplare il mistero su cui si fonda la sua speranza di salvezza: la croce. Gesù inchiodato sulla croce rivela la follia dell’Amore divino, che adempie le antiche promesse “come agnello condotto al macello” (Is 53, 7)

Santo del giorno 02_04_2021 English Español

Tutta la liturgia del Venerdì Santo esorta l’uomo a contemplare il mistero su cui si fonda la sua speranza di salvezza: la croce. Gesù inchiodato sulla croce rivela la follia dell’Amore divino, che adempie le antiche promesse “come agnello condotto al macello” (Is 53, 7). Il vero Dio e vero uomo che soffre su quel legno è il Messia annunciato dai profeti, l’Agnello innocente che ha caricato sulla sua sacra Umanità i peccati di tutti gli uomini, passati e futuri. A ognuno chiede di seguirlo e portare la propria croce, perché dalla sua accettazione obbediente passa la gloria eterna. Già Isaia, profetizzando la venuta di Cristo nell’intensissimo brano noto come Quarto canto del Servo, diceva: “Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?”. Eppure, proprio attraverso il suo libero abbandono alla volontà del Padre, Cristo divenne causa di giustificazione. Perciò riceverà “in premio le moltitudini”, i risorti che popoleranno la Gerusalemme celeste.

Quel Dio Crocifisso che agli occhi del mondo sembrava un fallimento (scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani, dirà san Paolo) è dunque il cuore pulsante della nostra fede. E la croce, con la sua verticalità, richiama continuamente l’uomo a rivolgere lo sguardo al suo principio e al suo fine. Il racconto della Passione, come la nostra stessa esperienza quotidiana, manifesta in modo evidente il motivo della croce: l’esistenza del peccato e le sue conseguenze nella storia umana. Il tradimento di Giuda, il processo religioso davanti al sinedrio, il “crocifiggilo” urlato dalla folla di fronte a Pilato, la flagellazione, la coronazione di spine, la salita al Calvario, la crocifissione, gli insulti, schiaffi, sputi ricevuti da Gesù tra la notte del Giovedì e l’ultimo respiro alle tre di Venerdì pomeriggio, sono il segno tangibile dell’operare del Maligno. Dio ha inteso liberare la sua creatura prediletta dal potere delle tenebre, chiedendole di collaborare al Suo disegno salvifico.

Quando Cristo in croce dice “Ho sete”, non solo adempie la profezia del salmista sull’offerta di aceto (Sal 68, 22) ma, come insegnano i santi, esprime la Sua sete di salvare il genere umano. Grida a ogni anima il sommo desiderio di attrarla a Sé. Di accogliere la Sua grazia. Come l’accolse il buon ladrone, che nelle ore passate sulla croce realizzò chi fosse quel Giusto che gli stava accanto, ebbe una contrizione perfetta dei suoi peccati e si sentì dire da Gesù: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso”. Come l’accolsero le pie donne, Pietro e gli altri santi apostoli, i molti figli di Israele che credettero in Lui, ognuno con la propria storia. Come anzitutto l’accolse Maria, la Madre dei redenti e Corredentrice, che partecipò misticamente alla Passione del Figlio, vedendo compiersi ciò che le aveva profetizzato Simeone (“e anche a te una spada trafiggerà l’anima”). Ed è a Lei che Gesù in croce, con il solenne affidamento del discepolo prediletto, affidò tutti i Suoi figli. Allo stesso modo a ogni fedele disse: “Ecco tua Madre”.

Per antichissima tradizione, la Chiesa non celebra l’Eucaristia il Venerdì Santo (né il giorno seguente), ma nel Rito Romano i fedeli possono comunicarsi con le Ostie consacrate il giorno prima e custodite nell’Altare della Reposizione. Il digiuno ecclesiastico, previsto oggi per i cristiani tra i 18 e i 60 anni, è segno di partecipazione alla morte del Signore, richiamo alla penitenza e insieme attesa del ritorno dello Sposo (Mc 2, 19-20), nostro Redentore e fine ultimo. La celebrazione prevede una densa liturgia della Parola - che include dieci suppliche, tra cui spicca quella all’unità dei cristiani - e ha il suo fulcro nell’adorazione della Croce. Il sacerdote, mentre procede alla sua ostensione, recita o canta l’Ecce lignum crucis: “Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo”. E i fedeli rispondono: “Venite, adoriamo”.