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Vaccino e tumori, le ammissioni di Moderna e la censura dei media

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In audizione alla Camera Usa, il papà della tecnologia a mrna Robert Malone rivela le ammissioni di Moderna sulla possibilità di sviluppare tumori nei vaccini. E lo studio che mostra l'aumento di neoplasie in Giappone viene ritrattato senza motivo. 

Attualità 07_08_2024

Vaccini a mrna e tumori, un campo taciuto e ancora tabù, ma quanto accaduto alla Camera negli Stati Uniti potrebbe contribuire a fare un po’ di luce. Nei giorni scorsi è stato sentito in audizione il dottor Robert Malone, considerato il padre dei vaccini a mrna, dato che è colui che ha inventato la tecnologia che utilizza questo particolare elemento genetico per attivare le difese. Malone è stato chiamato a dare la sua testimonianza alla commissione speciale del Congresso presieduta dalla deputata americana Marjorie Taylor Greene.

Ebbene: il luminare ha presentato il brevetto per il vaccino covid di Moderna e durante la sua audizione ha portato le prove secondo le quali la casa farmaceutica sapeva che il vaccino poteva sviluppare il cancro.

La notizia, riportata da Slay News, ha fatto il giro del mondo e getta una luce più che sinistra sulla gestione di tutta la filiera di approvazione dei vaccini a MRna. Stando a quanto riferito da Malone ai deputati Usa, il brevetto di Moderna mostra che le sue fiale di vaccino Covid 19 contengono miliardi di frammenti di DNA. Si tratta di frammenti, che, «insieme ad altri contaminanti, sono collegati a difetti congeniti e cancro». Un’ammissione, che però la Food and Drug Administration (FDA), l’ente di regolamentazione e approvazione del farmaco negli Stati Uniti, avrebbe ignorato quando il farmaco è stato autorizzato per l’uso pubblico. Malone si è anche spinto a ipotizzare il motivo di questa genotossicità: l'iniezione a mrna di Moderna è contaminata da miliardi di frammenti di dna. «Quindi, Moderna lo sa – ha detto Malone -, il dna è un contaminante».

Per altro si tratta, come riporta sempre il sito Slay News, di evidenze che nel corso del tempo sono state confermate. Un recente studio, ad esempio, ha rilevato miliardi di frammenti di dna residui nelle fiale del vaccino. L'autore principale dello studio, il virologo molecolare David Speicher, ha rivelato a The Epoch Times che lo studio è «il più grande studio sul dna residuo nei vaccini Covid ad oggi».

Quella di Malone è una finestra ancora tabù nel campo della medicina post pandemica e spesso taciuta, eppure è un dato di fatto che dal 2021 siano aumentati esponenzialmente i cosiddetti turbo tumori, ossia particolari neoplasie che insorgono repentinamente su soggetti precedentemente non considerati a rischio.

Tabù, ma non inesplorata e già battuta con una solida letteratura, anche se censurata il più possibile.

Come dimostra un recente caso di ritrattazione di un articolo scientifico a causa delle pressioni di un’agenzia di stampa. A riportare la notizia è Panagis Policretis, oncologo greco con base in Italia che in un articolo ha raccontato la sospetta ritrattazione da parte della rivista scientifica Cureus di un articolo che mostrava un aumento della mortalità per cancro dopo la terza dose di vaccino.

L’articolo si basava sullo studio di diversi scienziati giapponesi, tra cui il luminare dell’oncologia Masanori Fukushima ed era rivolto all’aumento della mortalità per cancro dopo la terza dose in Giappone. Secondo gli scienziati, i tassi di mortalità per leucemia, tumori al seno, al pancreas e orofaringei sono aumentati in modo significativo nel 2022 rispetto al 2020.

Lo studio, per poter essere pubblicato sulla rivista Cureus era stato sottoposto a un rigoroso processo di revisione tra pari e una volta accettato è stato pubblicato l’8 aprile scorso.

Il 26 giugno scorso la sorpresa: lo studio è stato ritirato a seguito di un articolo dell’agenzia di stampa Reuters che, in veste di fact checker aveva criticato il lavoro dei cinque professionisti.

Il motivo? Nessuna critica nel merito, né da parte dell’agenzia di stampa né da parte della rivista scientifica per giustificare la ritrattazione, ma solo la fumosa motivazione che «è stato stabilito che la correlazione tra tassi di mortalità e stato vaccinale non può essere dimostrata con i dati presentati in questo articolo». Una giustificazione risibile, tenuto conto, soprattutto, che sulla base di un’allerta di fact checker non supportati da dati scientifici, si è gettato nel ridicolo non solo 5 scienziati, ma anche i loro colleghi che quell’articolo lo avevano esaminato in punta di scienza approvandolo per la pubblicazione.

Il tema dei vaccini e dell’insorgenza di turbo tumori però spinge e l’ammissione rivelata da Malone può essere un chiaro indizio che qualcosa al di là delle preoccupazioni spesso bollate come complottiste, c’è. E preoccupa.



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