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IL CASO

Vaccini e Ogm quando la scienza va a zig zag

Nei giorni scorsi una sentenza di primo grado ha imputato al classico vaccino “esavalente” la causa dell’insorgere dell’autismo in un bambino. Nello stesso tempo sono tornati d’attualità vecchi studi sulla asserita tossicità dei prodotti agricoli geneticamente modificati (Ogm). Nulla accomuna i due fatti, ma l’origine è analoga.

Editoriali 04_12_2014
La paura immotivata per i vaccini

Nei giorni scorsi una sentenza di primo grado ha imputato al classico vaccino “esavalente” la causa dell’insorgere dell’autismo in un bambino. Nello stesso tempo sono tornati d’attualità vecchi studi sulla asserita tossicità dei prodotti agricoli geneticamente modificati (Ogm). Apparentemente nulla accomuna i due fatti, ma a ben vedere l’origine dei due fatti è analoga. Al centro di tutto vi è una disinvolta, se non aberrante idea del metodo scientifico. Infatti, esso è visto con speranza e fiducia quando vi è un problema contingente, per poi essere aborrito e vilipeso quando il problema è in via di soluzione, o addirittura risolto. 

Proprio in quest’ottica, si potrebbe comprendere come la pratica delle vaccinazioni - ad esempio, per la poliomielite che tanta notorietà dette a Sabin - sia oggi messa in discussione nei Paesi sviluppati, forse perché le corrispondenti malattie sono pressoché scomparse, mentre è “ambita” nei Paesi in via di sviluppo (con molte malattie ancora fortemente presenti) tanto che in Afganistan la vaccinazione per la polio è già costata la vita a 66 operatori sanitari per mano dei talebani, anche loro contrari alle vaccinazioni! Se tutto questo può apparire strano, ancor più lo è il fatto che gli stessi contrari a queste vaccinazioni “tradizionali”, sono in “bramosa”  attesa dei vaccini per l’Aids, e ora per il virus di ebola. Dunque, fiducia sì nella scienza, e nel metodo scientifico, ma a “corrente alternata”.

D’altro canto, si corre anche il rischio di lasciarsi attrarre dalla “illogica catena”, frutto d’ignoranza latente, che possa esistere il rischio zero. Non si può, infatti, escludere un qualche rischio connesso alla vaccinazione, così come non si può escludere ogni rischio per qualsiasi pratica medica: si pensi al rischio che un’operazione finisca male oppure a un’inaspettata reazione allergica a un fluido di contrasto o a un semplice antibiotico.

Da tutta questa logica “schizofrenica”, come meravigliarsi se un giudice “riesce” a dare credito a voci pseudo scientifiche di un legame tra vaccini e autismo? Alla base di tutto ciò il vecchio “vezzo” di vedere male – quasi per invidia – ciò che funziona “troppo” bene; è proprio il caso dei vaccini (a volte un solo “intervento” e, per tutta la vita, si è immunizzati nei confronti di malattie terribili come il vaiolo ormai “scomparso” dalla faccia della terra). Un semplice esempio personale: quando tre anni fa sono tornato a operare nei paesi in via di sviluppo (India, Repubblica Democratica del Congo, Uganda ed Etiopia) ho intrapreso una serie di vaccinazioni o ri-vaccinazioni, una decina circa. Il risultato è che non ho soverchie preoccupazioni (pur sapendo che il rischio non è mai zero) e, soprattutto, non ho bisogno di alcun medicinale. In verità un medicinale lo debbo ancora assumere (insieme alle precauzioni nei riguardi delle zanzare): l’antimalarico, poiché non vi è ancora un vaccino.

Circa gli Ogm, la cosa è molto più semplice, ma anche in questo caso, tutto ciò che è stato accettato impunemente all’epoca della “fame vera” negli stessi paesi ora ricchi, oggi è ritenuto inaccettabile, forse perché il problema della fame è lontano. Per essere espliciti, a molti non appare chiaro come nella prima parte del 900 siano stati usati metodi di miglioramento genetico ben più invasivi della trans-genesi, mentre per gli ibridi di mais, e di altre specie, caratterizzati da eccezionale produttività, è da sempre implicito l’obbligo di acquistare nuovi semi ogni anno (esattamente come oggi per gli Ogm). Questa mancanza di consapevolezza spiega forse l’opposizione viscerale agli Organismi Geneticamente Modificati; per cui si accorda credito a taluni scienziati (Gilles-Éric Séralini, per fare un esempio, ma anche Vandana Shiva che scienziato non è), mentre si legittima il sospetto di connivenza con le multinazionali produttrici per i moltissimi ricercatori – compreso il sottoscritto - che non trovano obiezioni all’uso di Ogm (purché siano stati approvati proprio al termine di approfondite indagini). 

Pensavo che il nome di Séralini fosse stato dimenticato dopo le vicissitudini legate a un suo lavoro, apparentemente in grado di dimostrare la tossicità renale del mais transgenico NK603, pubblicato nel 2012 su Journal Food and Chemical Toxicology e successivamente ritirato dall’editore per evidenti imprecisioni scientifiche (nel 2013). Recentemente, è stato ripubblicato su Environmental Sciences Europe e immediatamente, su Avvenire del 23 novembre 2014. p. 6, eccolo trovare una “sponda” nell’articolo di D. Zappalà per rinfocolare l’avversione agli Ogm tipica di una qualche associazione italiana di agricoltori (se fosse vero, perché dopo 18 anni di impiego in moltissimi animali nessuno ha trovato riscontri lontanamente simili?).

Naturalmente non intendo qui negare a nessuno la libertà di credere a ciò che vuole, ma il metodo scientifico – pur non scevro da un qualche errore – non può essere messo in discussione a favore della “credulità” nei ciarlatani.  Altrettanto naturalmente, ognuno è libero di usufruire o meno dei risultati scientifici di un certo tipo, poiché non tutto ciò che è possibile è lecito-accettabile; ma in tal caso il problema si sposta, ad esempio sul piano etico (e per gli Ogm ne ho già discusso a lungo in passato), senza però mettere in discussione i risultati scientifici acquisiti.