Vaccini da feti abortiti. Dov'è la necessità?
Chi è alla ricerca del vaccino anti-Covid ha il dovere morale di percorrere altre strade rispetto all’uso di linee cellulari ricavate da aborti volontari. Al fine di fronteggiare la presente epidemia l’uso di vaccini ricavati da aborti non è infatti l’unica soluzione adottabile.
Qualche giorno fa è stato pubblicato da Avvenire un interessante articolo a firma di Roberto Colombo dal titolo «Vaccini anti-Covid19 da aborti? Leciti a certe condizioni». Sul tema anche noi avevamo pubblicato un articolo a cui rimandiamo per inquadrare la problematica nei suoi profili generali.
Attualmente, come ricorda Colombo, vi sono cinque vaccini candidati che fanno uso di linee cellulari provenienti da un aborto procurato nel 1972 e di un altro avuto nel 1985. L’articolo di Avvenire prende spunto dalla richiesta di tre vescovi australiani (un cattolico, un greco-ortodosso e un anglicano) ai ricercatori, case farmaceutiche e governi affinchè la ricerca di un vaccino si orienti verso soluzioni che non prevedano l’uso di linee cellulari provenienti da feti abortiti.
Come già evidenziato nel nostro articolo di giugno la problematica di carattere morale è la seguente: producendo, commercializzando, distribuendo e usando questi vaccini si potrebbe incentivare una mentalità pro aborto, favorire gli stessi aborti e favorire in futuro la ricerca di vaccini che usano derivati da materiale abortivo. Si tratterebbe quindi di un caso di collaborazione materiale al male.
Come ricordavamo nel precedente articolo, la produzione, commercializzazione, distribuzione ed uso di questi vaccini sono lecite se soddisfano il principio del duplice effetto. Vogliamo qui però mettere l’accento su un paio di snodi concettuali già brevemente accennati in quell’articolo.
Chi è alla ricerca del vaccino anti-Covid ha il dovere morale di percorrere altre strade rispetto all’uso di linee cellulari ricavate da aborti volontari. Al fine di fronteggiare la presente epidemia l’uso di vaccini ricavati da aborti non è infatti l’unica soluzione adottabile: i ricercatori e produttori quindi non versano in stato di necessità. La produzione di questi vaccini è perciò illecita proprio perché si hanno diverse alternative, come comprovato dai moltissimi altri candidati vaccino.
Ma supponiamo che, nonostante questo divieto morale, uno o più dei cinque candidati vaccini arrivi in produzione. Sarebbe lecita la sua commercializzazione, distribuzione ed uso da parte dei privati? In prima battuta potremmo rispondere che, essendo quel vaccino l’unico disponibile ad esempio per alcuni mesi, in quel lasso temporale si verserebbe nello stato di necessità proprio perché quel vaccino rappresenterebbe l’unico strumento così efficace per salvare molte vite umane in tutto il mondo. In altri termini, il principio di necessità connesso al principio di proporzione ci porterebbe a concludere che solo quel vaccino (stato di necessità) ci promette un così alto grado di efficacia (proporzione tra effetti positivi e negativi): le vite salvate sarebbero numericamente assai superiori al numero di aborti che indirettamente l’uso di questo vaccino andrebbe a favorire. Se stessero davvero così le cose, la commercializzazione, la distribuzione e l’uso di questo vaccino sarebbero moralmente leciti.
Ma in seconda battuta, proprio tenendo in considerazione sia il criterio di necessità sia quello di proporzione, dovremmo rettificare quanto detto. Infatti, come accennato dallo stesso Colombo, ad oggi non abbiamo quel grado di certezza morale che tali vaccini siano realmente efficaci. Gli interessi commerciali che ruotano ad un vaccino anti-Covid sono enormi e quindi è assai probabile che si vogliano bruciare le tappe (ne avevamo parlato qui) e proprio i vaccini provenienti da feti abortiti dovrebbero essere tra i primi a tagliare il traguardo. Difficilmente, almeno così pare, potremmo avere un vaccino sicuro ed efficace nelle prossime settimane, più probabile ottenere un vaccino con tali caratteristiche nei primi mesi del 2021. Dunque, questi vaccini parrebbe che non riescano a soddisfare il criterio di proporzione. Più efficace, proprio nel rispetto del criterio di proporzione, usare i consueti strumenti di prevenzione non vaccinale e i sempre più rodati strumenti terapeutici contro il Covid nelle more di avere in futuro un vaccino realmente sicuro ed efficace.