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IL DIBATTITO

«Vaccini ancora sperimentali: non c'è requisito per obbligo»

«Non ci sono i requisiti per imporre il vaccino: il Governo ha emanato un obbligo incurante che i vaccini siano sottoposti a monitoraggio e la loro autorizzazione sia condizionata da verifiche su sicurezza ed efficacia. Sono antidoti sperimentali, deve esserci una libera scelta, non un obbligo». Continuano gli appelli dei giuristi contro l'obbligo vaccinale. Parla l'avvocato Manera, esperta di diritto sanitario. «I medici dovrebbero sollevare una questione di legittimità».
-IL CAOS ASTRAZENECA RICADE SUGLI ULTRA 60ENNI di Paolo Gulisano 

Attualità 09_04_2021

«Obbligo vaccinale? Ora non ci sono i requisiti». Parola di giurista. Secondo l’avvocato Mirella Manera, penalista esperta di diritto sanitario, l’attuale contesto pandemico non obbliga il legislatore a imporre un vaccino. Men che meno al personale sanitario, come medici e infermieri, che dopo l’approvazione del DL 44 licenziato dal Governo Draghi il 1° aprile è costretto, de facto, a sottoporsi all’inoculo del vaccino.

Esiste un diritto a rifiutare il vaccino? «Sì – spiega Manera alla Bussola – ma il sanitario, a meno che non abbia comprovate ragioni di salute per le quali possa essere esonerato o differito dalla vaccinazione, andrà incontro alle conseguenze previste dal decreto legge che per i dipendenti, ad esempio, possono essere il demansionamento o la sospensione dello stipendio. È quello che spiego ai tanti operatori sanitari che mi stanno contattando in queste ore. Ecco perché è indispensabile andare a monte del problema e chiedersi se l’attuale decreto legge risponde al dettato costituzionale e precisamente all'articolo 32».

Sull’argomento, l’avvocato Manera (in foto) non è proprio l’ultima arrivata. Di obbligo vaccinale la penalista aveva parlato dettagliatamente illustrando gli intrecci e gli interessi in campo nel corso di un’audizione al Senato nella Commissione XII Igiene e Sanità nel gennaio 2019, relativa al DDL 770 sulle disposizioni in materia di prevenzione vaccinale. 

Nel suo corposo report Mirella Manera aveva affrontato il tema dei requisiti di legittimità costituzionale degli obblighi vaccinali evidenziando che “secondo costante orientamento della giurisprudenza costituzionale, l’imposizione di trattamenti sanitari obbligatori è legittima qualora - per ogni singolo vaccino - ricorrano tutti i seguenti requisiti:
1) il trattamento sanitario sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri;
2) il trattamento sanitario non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato (…). Il trattamento obbligatorio non può mai postulare il sacrificio della salute di ciascuno per la tutela della salute degli altri.
3) nell'ipotesi di danno alla salute del soggetto sottoposto al trattamento obbligatorio - ivi compresa la malattia contratta per contagio causato da vaccinazione profilattica - deve essere previsto un equo indennizzo. I trattamenti sanitari obbligatori […] non possono violare i limiti del rispetto della persona umana”.

Secondo l’avvocato, questi requisiti valgono ancora oggi e non sono soddisfatti in pieno neppure adesso che il vaccino è considerato da più parti con un’aura divina, come un farmaco con poteri taumaturgici.

«ANCORA SPERIMENTALI»

«Le vaccinazioni anti-Covid19 sono state accolte con molto favore dalla popolazione e devono essere un diritto per tutti coloro che le chiedano. Il Governo non è stato in grado di rispettare le tempistiche della campagna vaccinale e, soprattutto, nelle strategie per far fronte alla pandemia ancora oggi non sono state superate le indicazioni di “vigile attesa” emesse dal Ministero della Salute e dall’AIFA. Le cure precoci sono uno dei principali strumenti per scongiurare il decorso più grave della malattia e quindi per evitare il sovraffollamento degli ospedali».

«A fronte di tali responsabilità il Governo ha emanato un obbligo vaccinale incurante del fatto che i vaccini oggi utilizzati sono sottoposti a monitoraggio addizionale e sono soggetti ad una autorizzazione condizionata al fatto che siano forniti per altri due anni dati sulla sicurezza e sull'efficacia degli stessi nonché circa la durata dell’immunità e la capacità di impedire la circolazione del virus. Stiamo parlando di vaccini di fatto ancora sperimentali, che come tali possono essere l’esito di una libera scelta per la popolazione ma non un obbligo».

Sbaglierebbe, però, chi mettesse sul piatto il dilemma vaccino no, vaccino sì «perché il problema a monte è il rapporto errato che si è instaurato tra la politica e la scienza, dove la prima ha smesso di essere guida e si è accodata alla seconda. O meglio, a un approccio scientista della scienza medica».

«La riflessione che bisognerebbe fare è più ampia – spiega Manera –, l’obbligo vaccinale dovrebbe essere una misura eccezionale e residuale perché comunque ha natura afflittiva per chi la subisce. Si tratta pur sempre di terapie che comportano dei rischi, anche se rari, per cui l’imposizione di un obbligo deve essere preceduto da un’attentissima valutazione di opportunità e non dovrebbe, come invece accade oggi, essere adottato sulla secca valutazione di un dato scientifico-statistico relativo ai benefici del trattamento. Prima di pensare agli obblighi vaccinali, ad esempio, occorreva organizzare in modo sistemico le cure domiciliari» (leggi il dossier Covid at home).

«LA POLITICA DECIDE, NON LA SCIENZA»

In questa prospettiva, l’avvocato Manera dice di essersi sentita in disaccordo con il premier Mario Draghi quando ha detto, con riferimento al collocamento delle Regioni nelle zone rosse, che “sono i dati che decidono”.

«No, è la politica che decide, che deve compiere una valutazione che tenga conto del benessere complessivo del Paese, perché è assodato che la povertà incide anche sullo stato di salute dei cittadini. Anche con riferimento alle vaccinazioni anti-Covid19, l’iniziativa governativa ha privato la scelta di una valutazione politica, che speriamo possa essere recuperata nella fase di conversione del decreto legge perché si prenda atto che nel caso di queste vaccinazioni mancano persino dati scientifici che si possano dire “acquisiti”».

Eppure, il treno del vaccino ormai è partito e sembra inarrestabile, ma anche qui Manera invita a guardare indietro perché le decisioni che vengono prese oggi sono figlie di politiche globali del passato: nel corso dell’audizione in Senato, infatti, la penalista ha citato dati pubblici dell’Oms mostrando come sia palese che le politiche sanitarie e vaccinali a livello globale, tra cui anche l’implementazione di nuovi vaccini, siano largamente finanziate da capitali privati versati in particolare da case farmaceutiche, dalla Fondazione Bill e Melinda Gates e da GAVI che di fatto mettono il programma Vaccine Preventable Diseases dell’OMS in mano a pochi e concentrati potentati economici.

Che fare dunque? «I medici potranno sollevare la questione di legittimità costituzionalità dell’obbligo in sede giudiziale, ma potrebbero anche, come categoria, chiedere che il vaccino sia per loro un diritto e non un obbligo, oltre che proporre emendamenti durante la fase di conversione del decreto legge in Parlamento» (qui un primo assaggio con una petizione da Cesena e una diffida alla Regione ER, ndr). 

OBBLIGHI SANITARI E RISPETTO DELLA PERSONA

Il tema che sta più a cuore alla Manera, infatti, è far capire che in una democrazia reale «la scienza è soggetta alla Costituzione, il politico non può diventare il mero esecutore di un dato tecno-scientifico, presentato come un dogma, e che spesso, peraltro, promana da società scientifiche finanziate da privati. Più in generale, il progresso della tecnica pone il problema, anche di natura etica, di capire se quanto realizzato dall’uomo per effetto delle sue capacità costituisca un effettivo progresso per la persona umana, le cui libertà, nella nostra Costituzione, sono tutelate perché possa realizzare la sua dimensione materiale e spirituale. In questa prospettiva il proliferare di obblighi sanitari ai quali stiamo assistendo negli ultimi anni, che non consentono la personalizzazione della cura, non appaiono nella sostanza rispettosi della persona umana, dell’idea di uomo che si realizza per mezzo delle libertà, come era nel disegno dei padri costituenti».

In conclusione: «Non tutto quello che promana dalla scienza deve diventare un’imposizione, il raffronto con il dato costituzionale ci deve sempre essere. Invece stiamo assistendo sempre di più ad un atteggiamento per cui la tecnica e chi “possiede” non possono essere criticati e l’esito è paradossalmente oscurantista perché il progresso medico-scientifico, al contrario, si fonda proprio sulla possibilità di rivalutare dialetticamente gli argomenti».

Del tema dell'obbligatorietà dei vaccini si occuperà la puntata di oggi de I venerdì della Bussola. Ospiti gli avvocati Manera, Francesco Fontana dell'Associazione Iustitia in veritate e il vaccinologo Paolo Bellavite.