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LA MANIFESTAZIONE

USA, le speranze pro vita nella prima Marcia post-Roe

Il 20 gennaio si è tenuta a Washington la prima Marcia per la Vita dopo lo storico annullamento della sentenza abortista Roe vs Wade (1973). Circa 100 mila i partecipanti, tra leader cristiani, politici e attivisti pro life. Rinnovato l’impegno a combattere, in primis legislativamente, per proteggere i nascituri. Biden e i Dem proseguono invece l’alleanza con l’industria dell’aborto.

Esteri 23_01_2023
Marcia per la Vita_20 gennaio 2023. Washington

Venerdì 20 gennaio si è svolta a Washington la 50a Marcia per la Vita alla quale hanno partecipato migliaia di persone per celebrare la bellezza della vita e chiedere l’abolizione dell'aborto nel Paese. Negli stessi giorni invece il “cattolico devoto” Joe Biden, insieme a gli abortisti, celebra l’omicidio dell’innocente.

Questa è stata la prima Marcia per la Vita svoltasi dopo la storica sentenza del 24 giugno 2022 nella causa Dobbs v. Jackson Women's Health Organization, da noi descritta sulla Bussola e in cui si è annullato l’aborto federale. Secondo gli organizzatori e diversi osservatori, in 100.000 hanno partecipato alla manifestazione, dei quali moltissimi giovani e giovanissimi della generazione post-Roe. Riunitisi al National Mall, dopo la veglia del giovedì sera e la preghiera di apertura del presidente del Comitato pro life dei Vescovi cattolici, mons. Michael Burbidge, il leader della maggioranza repubblicana alla Camera, Steve Scalise, e il deputato Chris Smith hanno esortato i presenti ad eleggere deputati e senatori pro life e sostenere gli sforzi legislativi a favore della vita.

Proprio venerdì 20 gennaio, il deputato repubblicano Andrew Clyde (R-GA) e altri 88 colleghi di partito della Camera hanno ripresentato una proposta di legge (UNBORN - Undo the Negligent Biden Orders Right Now), sostenuta da Heritage Action, Family Research Council e Catholic Vote, che bloccherebbe e disinnescherebbe - se passasse - tutti gli ordini esecutivi pro-aborto del presidente Joe Biden. Dieci giorni prima i repubblicani della Camera avevano votato all'unanimità un disegno di legge che rafforza le tutele per i bambini che sopravvivono ai tentativi di aborto, il Born Alive Abortion Survivors Protection Act: il disegno di legge - ora al Senato - è stato approvato per 220-210, anche con il voto di due Democratici. I Dem si sono distinti in negativo, in larga parte, anche per non aver sostenuto una risoluzione che chiedeva di far piena luce sulle devastazioni dei centri pro life e delle chiese, seguite alla Sentenza Dobbs.

Tra la dozzina di relatori alla Marcia c'erano Jonathan Roumie, l'attore che interpreta il ruolo di Gesù nella serie televisiva The Chosen che è vista da decine di milioni di persone nel mondo, e anche la figlia di santa Gianna Beretta Molla, Gianna Emanuela, che ha ricordato a tutti che non avrebbe potuto partecipare se la madre non l’avesse “amata così tanto”. Insieme a loro, tra gli altri oratori, l'ex allenatore della NFL Tony Dungy, criticato per la sua partecipazione, il procuratore generale del Mississippi Lynn Fitch, che ha promosso e vinto la causa che ha portato all'annullamento della sentenza Roe v. Wade e il leader evangelico Franklin Graham che ha ricordato come la vittoria dell’abolizione dell’aborto a livello federale segni solo l’inizio di una grande sfida per reinstallare valori cristiani e pro life nel paese. “Il movimento pro-vita ha appena vissuto un'importante vittoria con la caduta della Roe v. Wade, ma il nostro lavoro per costruire una cultura della vita è lungi dall'essere concluso”, aveva dichiarato il presidente della March for Life Jeanne Mancini al quotidiano Washington Examiner poco prima della partenza della manifestazione. “La marcia di quest'anno (…) sarà anche un momento per guardare avanti ai prossimi passi, come la necessità di continuare a marciare ogni anno a Washington, e di espandere le marce negli Stati, per far avanzare le protezioni legali per i non nati”.

Tutti i leader pro life americani sono consapevoli di quanto sia stata importante la Sentenza Dobbs e di come essa sia un punto di partenza per un maggiore impegno a tutto campo. Catherine Glenn Foster, presidente e amministratore delegato di Americans United for Life, parlando al Christian Post, ha ribadito come si debba “continuare e raddoppiare di cento volte” il lavoro pro life. Marjorie Dannenfelser, presidente di SBA Pro-Life America, chiede che il Congresso promulghi uno “standard minimo federale” che vieti gli aborti a livello federale dopo una certa settimana dall'inizio della gravidanza, anche se ci sono scarse possibilità di approvazione finché i Democratici manterranno il Senato e la Casa Bianca. La Marcia si è svolta, come sempre, in un clima di festa, nel tradizionale percorso che lambisce tutte le maggiori istituzioni del Paese e con cartelli e slogan accattivanti (qui una raccolta di immagini pro life).

Il presidente Biden, la vicepresidente Harris e l’industria pro aborto hanno confermato invece il loro impegno a favore del libero omicidio dell'innocente. Biden ha anticipato alla stampa, proprio nel giorno della Marcia per la Vita, una dichiarazione a favore dell'aborto in occasione del 50° anniversario dell'ormai annullata sentenza Roe V. Wade (22 gennaio 1973), affermando che la Corte Suprema aveva “preso la decisione giusta 50 anni fa”, invitando gli americani a “onorare le generazioni di sostenitori che hanno lottato per la libertà riproduttiva” e a impegnarsi “insieme” per reintegrarla. Kamala Harris, arrivata nella Florida del governatore repubblicano pro life Ron De Santis, ha tenuto un discorso infuocato a favore dell’aborto chiedendo al Congresso di Washington di codificare il diritto federale all’aborto e spronando gli abortisti a un maggiore impegno in vista delle elezioni del 2024. Impegno che non mancherà da parte della presidente di Planned Parenthood che, con un articolo scritto su VogueTeen (20 gennaio), racconta di come coinvolgere le figlie adolescenti nelle battaglie per l’omicidio degli innocenti.

In tutto ciò, il sondaggio dei Cavalieri di Colombo-Marist, pubblicato in questi stessi giorni, ha rivelato che il 69% vuole che l'aborto sia significativamente limitato, mentre si conferma un buon 79% degli americani che non vuole l'aborto su richiesta per tutti i nove mesi di gravidanza.