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CONFERENZA

Uomo e clima, c'è una scienza che si ribella ai luoghi comuni

A Roma un evento organizzato dall'associazione Pro Vita e Famiglia è stato l'occasione per mettere insieme molti scienziati ed esperti di clima in grado di confutare l'esistenza dell'emergenza climatica e le tesi che vogliono nell'uomo la causa del riscaldamento globale.

Creato 04_02_2023

Ovviamente la grande stampa non se ne è accorta o semplicemente ha ignorato la questione, ma giovedì 2 febbraio a Roma c’è stato un evento oggi più unico che raro, che rappresenta il seme che potrebbe svilupparsi in una scienza che si riprende il suo ruolo e la sua autonomia dalla politica e dal business: una decina di scienziati, di diverse specialità ma con studi e lunga esperienza accademica legata al clima hanno dato vita a una conferenza stampa organizzata dall’associazione Pro Vita e Famiglia, a cui anche il sottoscritto – con La Nuova Bussola Quotidiana - ha portato il suo contributo.
Motivo? Denunciare la truffa del catastrofismo climatico, chiedere un dibattito scientifico serio, superare la censura che impone il pensiero unico climatico e impedisce la parola a chi – avendo dedicato la vita alla ricerca scientifica – mette in discussione l’ambientalismo dominante.

Geologi come Alberto Prestininzi e Uberto Crescenti, chimici come Franco Battaglia e Mario Giaccio (esperto di finanza legata alle politiche climatiche), fisici come Nicola Scafetta ed Ernesto Pedrocchi (“padre” del Dipartimento di Energetica del Politecnico di Milano), agronomi come Luigi Mariani, ingegneri come Giovanni Brussato: ognuno per la propria sfera di competenza hanno almeno proposto i temi fondamentali su cui è necessario fare chiarezza e che svelano come la scienza sia ostaggio di una ideologia usata a fini politici ed economici.

A cominciare dall’inaffidabilità dei modelli climatici: sistemi complessi che non sono in grado di riprodurre quanto accaduto nel passato, possono essere ritenuti affidabili per prevedere il futuro? E poi: la voluta confusione tra inquinamento e clima, che ha creato nell’opinione pubblica la convinzione paradossale che l’anidride carbonica, mattone della vita, sia vista come un pericoloso inquinante; l’illusione di poter fare a meno dei combustibili fossili, che rappresentano l’80% delle fonti di energia, illusione che ci costerà molto cara; l’altissimo costo “ecologico” della produzione di energia da fonti alternative; l’irrisorio contributo delle attività umane ai cambiamenti climatici; la negativa ricaduta sui paesi poveri delle politiche attuali sul clima (altro che vittime dei cambiamenti climatici). Temi peraltro già affrontati da questi autori in un volume di recente pubblicazione, curato dal professor Alberto Prestininzi e pubblicato dall’editore Rubbettino con il patrocinio dell’Università La Sapienza di Roma (Dialoghi sul clima).

Nell’insieme appare evidente che la cosiddetta emergenza climatica non esiste, e il catastrofismo climatico è l’arma brandita per giustificare politiche economiche e sociali che già stanno facendo disastri (basta vedere la crisi energetica che i paesi industrializzati sono costretti a fronteggiare).

Potrebbe sembrare folle e incredibile che anzitutto i paesi occidentali percorrano la strada della propria autodistruzione, se non fosse per il fatto che a guidare il tutto è una ideologia, quella dell’ambientalismo radicale appunto, che ha in odio il genere umano. Non a caso l’ideologia ambientalista si lega idealmente e operativamente all’ideologia neo-malthusiana, i movimenti ecologisti sono da decenni una sola cosa con i movimenti antinatalisti e per il controllo delle nascite. È per questo motivo che a promuovere questo evento è stata l’associazione Pro Vita e Famiglia, come ha ricordato la sua rappresentante Francesca Romana Poleggi, che ha moderato l’incontro, non a caso intitolato “Custodire l’ambiente custodendo l’uomo”.

Il fondamento dell’ambientalismo radicale sta proprio in questa conflittualità tra uomo e mondo che lo circonda, che affonda le radici nelle Società eugenetiche che ebbero fortuna tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento a partire dai Paesi anglosassoni. E questa conflittualità è anche alla base delle politiche sul clima attualmente perseguite attraverso trattati e convenzioni: il controllo delle nascite nei paesi poveri e il freno all’economia nei paesi ricchi sono i veri fondamenti di queste politiche (si spiega così anche la “guerra” insensata ai combustibili fossili, vero motore dello sviluppo), che peraltro avvantaggiano solo i soliti noti della finanza internazionale. È una realtà di cui i governi nazionali dovrebbero diventare coscienti per fronteggiare questa minaccia al benessere dei popoli che viene veicolata sotto la pressione degli organismi internazionali.

Promuovere un vero dibattito scientifico, denunciare la strumentalizzazione della scienza a fini ideologici e politici è perciò un tutt’uno con la difesa della verità sull’uomo, con la difesa del diritto alla vita. Per questo l’evento di Roma è nelle intenzioni l’inizio di un percorso che valorizzi la vera scienza.