Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

MARE DEL NORD

Una tempesta dedicata a San Giuda

Nessuno sa chi ha dato alla tempesta che ha colpito l'Inghilterra e la Francia il nome del santo del giorno, patrono delle cause perse e delle situazioni disperate. Ma almeno adesso qualcuno ricorderà questo apostolo.

Creato 29_10_2013
Tempesta di San Giuda

Ma che: ora Giuda è divenuto Santo? Sarà uno dei tanti cambiamenti di Papa Francesco? Commenti di questo tenore era possibile ascoltare il 28 ottobre, alla notizia dell’arrivo della Tempesta “San Giuda” sull’Inghilterra. Tempesta che purtroppo ha causato almeno 10 morti e black-out in seguito agli effetti dei venti oltre i 100 km/h, delle intense piogge e delle onde alte 5-6 metri.

Che nome? “San Giuda”! Assuefatti ai titoli altisonanti del tipo Circe, Scipione, Caronte, Dracula, sorprende la banalità del chiamare la tempesta con il nome del Santo Patrono del giorno in cui il fenomeno meteorologico “colpisce”. Sarebbe stato più chiaro chiamandolo più tradizionalmente la “tempesta di San Giuda”, similmente a come si fa per “l’estate di San Martino”, o si faceva per la pioggia di San Giovanni, il freddo dei Santi di ghiaccio, però anche nominarlo in modo giornalistico è stata l’occasione per far riscoprire a molte persone che non esiste solo Giuda Iscariota, il traditore, ma anche l’altro apostolo Giuda detto Taddeo (Mt 10, 3; Mc 3, 18) o Giuda di Giacomo (Lc 16, 16; At 1, 13), è quest’ultimo l’apostolo morto martire in Armenia che è Patrono delle cause perse e delle situazioni disperate.

Forse proprio in seguito alla tempesta, nei prossimi giorni, qualcuno in più lo ricorderà con la sua preghiera: «San Giuda, glorioso apostolo, fedele servo ed amico di Gesù, il nome del traditore fu causa che tu fossi dimenticato da molti, ma la Chiesa ti onora e ti invoca universalmente come il patrono nei casi disperati e negli affari senza speranza. Prega per me, che sono tanto miserabile! Fai uso, e ti imploro, di questo particolare privilegio che ti fu concesso di portare immediato aiuto dove il soccorso sparì quasi del tutto. Assistimi in questa grande necessità, affinché io possa ricevere le consolazioni e l' aiuto del cielo in tutti i miei bisogni, tribolazioni e sofferenze, dandomi la grazia di... (omissis, la supplica è personale) perché io possa lodare Iddio con te e con tutti gli eletti per tutta l' eternità. Io ti prometto, o benedetto Giuda, di ricordarmi sempre di questo favore, senza mai lasciare di onorarti...».

Come era d’aspettarsi, in un Nord Europa dove anche portare la catenina con la croce può crear problemi, il Servizio Meteorologico inglese, il Met Office, subito si è sbrigato a smentire che il nome alla tempesta era stato dato dall’Ufficio, benché il molti hanno affermato che ha nominarlo è stato un loro dipendente. “Noi in realtà non sappiamo da dove è venuto", ha detto Laura Young, un portavoce per il Met Office, "noi non chiamiamo le tempeste nel Regno Unito come fanno gli americani per gli uragani e, a volte, gli europei per le tempeste”. Non si sa come però “San Giuda”, ripreso da Weather Channel, è divenuto di uso quasi globale.

Per completezza va scritto che la stessa tempesta era stata anche nominata chiamata "Christian", il 26 ottobre, dall’Istituto Meteorologico della Libera Università di Berlino e “Simone” dall’Istituto Idrologico e Meteorologico Svedese. Pur essendo “Simone” il nome dell’altro Patrono del giorno 28 ottobre, gli svedesi si sono guardati bene dal chiamarlo “San Simone”, in forma politicamente corretta hanno scritto “in linea con il nome scandinavo da calendario”. Un po’ quello che accade da noi, quando s’intitolano delle strade a sacerdoti senza però scrivere prima del nome un aggettivo che lo ricordi, ad esempio Padre Angelo Secchi normalmente è ricordato come Angelo Secchi.

Stavolta la tempesta in Inghilterra ha avuto effetti drammatici, però come non ricordare quando nel 1588 l’improvvise ed inaspettate “grandissime tempeste” sul mare del Nord, descritte da Sir Francis Drake, furono benedette perché la difesero dall’invincibile Armada spagnola. Allora la regina Elisabetta I fu convinta che: ”Dio soffiò ed i nemici furono dispersi”. Visto che lo scontro con l’invincibile Armada era una causa persa, vuoi vedere che qualcuno degli inglesi si era raccomandato proprio a San Giuda?

In ogni caso per quanti considerano quello di questi giorni un evento unico, sarà utile ricordare che le tempeste nel Nord Europa sono un fenomeno ricorrente. Di tempeste di questo tipo i paesi del Nord Europa ne hanno subite tante, Hubert Lamb ad esempio ne fa un lungo elenco descrivendone le più intense nell’interessante libro “Historic Storms of the North Sea, British Isles and Northwest Europe”, naturalmente più si va indietro nel tempo e più i dati sono meno precisi e frequenti. Ad ottobre può sorprendere che nel 1936 e nel 1949 ci furono ben due cicloni, il primo del 1936 nei giorni 17-19 ed il successivo nel periodo 26-27, il primo del 1949 nei giorni 23-24 ed il successivo nel giorno 26. Nello stesso giorno dell’attuale Tempesta “San Giuda” ci furono tre tempeste: nel 1634, 1859 e nel 1927. Sempre in ottobre non si possono dimenticare, in ordine d’intensità stimata, le tempeste del 1694 giorno 31, del 1987 giorno 16, del 1886 giorni 14-16, del 1697 giorni 1-2, del 1756 giorno 7, del 1881 giorni 14-15, del 1702 giorno 22, del 1829 giorno 14, del 1846 giorni 20-21.

Senza ricordare le terribili tempeste del 26 novembre 1703 descritta nel libro “The Storm” da Daniel Defoe e quella del gennaio 1953 per la quale morirono migliaia di persone, possiamo ricordare “recentemente” quella del 16 ottobre 1987 che fu detta la “grande tempesta”, devastò un quinto degli alberi dell’Inghilterra sud-orientale e causò 18 vittime, il 25 gennaio 1990 soffiarono venti a 180 km/h causando circa 40 morti a Londra, dal 26 febbraio al 1 marzo 1990 sull’Europa del Nord infuriò la devastante tempesta “Vivian”, in Germania furono abbatté tantissimi alberi e ci furono quasi 90 morti. Nel Natale 1999 una terribile tempesta anziché l’Inghilterra colpì Parigi causando 60 morti e venti fino a 200 km/h.