"Una luce per la vita", campagna che fa cultura
In occasione della Giornata per la vita, International Family News lancia la campagna «Una luce per la vita», a cui tutti possono partecipare mettendo in vista una lampada o una candela. Pur ricordando il male dell’aborto, che va combattuto, l’idea specifica della campagna è celebrare la vita nascente, su cui anche il non credente si può trovare d’accordo. Un’iniziativa utile, perché fa cultura.
Per una vita che si spegne, una luce che si accende. Il sito di informazione International Family News ha lanciato la campagna «Una luce per la vita» in occasione della Giornata per la Vita che cadrà domenica 7 febbraio. In cosa consiste questa campagna e come parteciparvi? È semplice e ce lo spiegano gli organizzatori: «Alle 20:00, a conclusione della Giornata per la vita, per far sì che la vita non sia solo la festa di un momento isolato, accendiamo tutti una luce, una lampada, un lumino, una candela, quello che volete, sul davanzale, sul balcone, sulla porta delle nostre abitazioni. Poi scatta una foto della tua luce di speranza. E quella foto postala sui social media con l’hashtag della nostra campagna #unaluceperlavita e taggaci su Facebook e su Twitter». In tal modo ogni luce accesa si moltiplicherà all’infinito e illuminerà di significato molte altre case.
La campagna vuole soprattutto celebrare la vita nascente, la sua bellezza e il suo inesauribile mistero. Ma è inevitabile pensare anche a quella vita che nascente non sarà mai. D’altronde la Giornata per la Vita nacque proprio per contrastare la legge 194 che ha legalizzato l’aborto procurato nel nostro Paese. In questo senso sarebbe bello che il numero di candele, ceri o lampadine accese domenica fosse pari, almeno, non solo al numero di nati nell’ultimo anno, ma anche al numero di bambini non nati nello stesso periodo.
L’iniziativa è sicuramente suggestiva. Come dalla scintilla di amore tra papà e mamma si accende una vita nel grembo materno, così da un fiammifero può nascere la luce di una candela che arde nel buio. Quel buio che è il simbolo dell’ostilità dilagante verso la vita, ma che da solo non può spegnere anche la più piccola luce. Come la luce della vita nascente deve essere custodita e protetta in quella lanterna naturale che è il grembo di ogni madre, così anche le fiammelle delle candele poste domenica sui balconi di moltissime case dovranno essere protette dal vento. Il vento della cultura di morte. Un bambino - così si dice - viene alla luce, ma porta anche luce e calore. Proprio come i lumi che speriamo molti accenderanno sui loro davanzali.
«Una luce per la vita» può sembrare un’iniziativa come tante che ci sono nel mondo pro-life, nate e naufragate nel giro di qualche anno, ma in realtà ha delle peculiarità che promettono bene anche per il futuro. Innanzitutto è a favore della vita. Si presenta quindi con un volto sorridente e non arrabbiato. Beninteso: è necessario essere contro l’aborto, ma, come spiegano i loro promotori, almeno una volta all’anno celebriamo la vita, senza ovviamente dimenticarci dei morti. In secondo luogo, come abbiamo visto, è un’iniziativa fortemente simbolica e suggestiva. In terzo luogo è di facile realizzazione, discreta, ma di grande impatto. Certamente occorrerà del tempo perché prenda piede: per ora gattona, ma è normale che sia così. In quarto luogo è assai laica: anche l’amico non credente può accendere un lume per celebrare i nuovi nati. Non arrechi del male a nessuno se lo fai. Infine, è un modo efficacissimo per parlare di questi temi con i propri figli e nipoti facendoli partecipare da protagonisti a questa iniziativa: preparare i lumini, scegliere il posto dove metterli, accenderli, fare le foto, costruire intorno ai lumini un minimo di scenografia, impreziosire con disegni, etc.
Sono iniziative, queste, di cui si sente il bisogno perché fanno cultura, orientano le coscienze in modo delicato, ma nello stesso tempo persuasivo e sono assai più efficaci di mille libri e conferenze sull’aborto. Anche e soprattutto così si educa la libertà di un intero popolo, si illumina - è proprio il caso di dirlo - la coscienza collettiva. Tutti hanno sete del bene, della bellezza, della vita e, quando queste tre cose si incarnano in simboli, la persona li fa suoi, perché li sente suoi. Mentre noi tutti accenderemo una candela non solo daremo testimonianza alla vita, ma la ameremo ancor di più. E quel sentimento di leggera commozione che ci prenderà mentre vedremo ardere la fiammella nella lanterna sarà la prova provata che è falso dire: «Iniziative così non servono a nulla».
Accendiamo allora un lume alla finestra, sarà una carezza data a tutti i bambini.