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riconoscimento

Una giornata che “sa di Cielo” al santuario di Rosa Mistica

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Sabato 13 luglio la celebrazione con cui il vescovo di Brescia ha ufficializzato il recente "nihil obstat" alla devozione mariana vissuta a Fontanelle di Montichiari e sorta dall'esperienza spirituale di Pierina Gilli. Enorme e composta partecipazione in un clima di profonda spiritualità.
- Il vescovo Tremolada: «La bellezza di cui c'è bisogno», di Ermes Dovico
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Ecclesia 15_07_2024

Fontanelle di Montichiari, sabato 13 luglio 2024: luogo e data da annotare a futura memoria per chi è stato presente. Il verde del prato e dei campi circostanti, le rose disseminate ovunque, il bianco e blu del cielo, e una folla di pellegrini: persino i colori fanno corona attorno alla candida statua di Maria Rosa Mistica per la sua festa nel santuario di Fontanelle di Montichiari, nel Bresciano. Ricorrenza resa quest’anno ancora più sentita e solenne dal recente riconoscimento della devozione sorta dalla straordinaria esperienza di Pierina Gilli, che proprio il 13 luglio del 1947 vide per la prima volta la Vergine con le tre rose sul petto, al posto delle tre spade con cui le si era presentata in precedenza. A pochi giorni dal decreto, il vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, conferisce ulteriore solennità a questa giornata che “sa di Cielo”, scandita da preghiera e testimonianze.

Bianco e blu come il Cielo è anche l’abito delle giovani suore che rinnovano i voti durante la Messa del mattino celebrata dal vicario episcopale per la vita consacrata mons. Giovanni Palamini: sono le Missionarie Francescane di Maria Immacolata, del vicino convento di Rezzato. Chi frequenta il santuario le può vedere spesso e ne riconosce le voci angeliche durante i canti che accompagnano le celebrazioni. Ci sono anche le Ancelle della Carità, fondate da santa Maria Crocifissa di Rosa, colei che “introdusse” Pierina (dopo averla guarita inaspettatamente) ai successivi incontri con la Vergine. La statua della santa bresciana è posta subito dietro quella di Rosa Mistica, accanto all’altare allestito all’aperto, sotto il grande Crocifisso.

Solo il Paradiso può dare senso e addirittura luce alla tragedia indicibile di un bambino morto nel 2021 a soli otto anni. Ma non parliamo “semplicemente” della pur decisiva consolazione di vivere il lutto in un’ottica di fede. Parliamo di Davide. Il bambino che parlava con gli angeli: la vicenda è raccolta nel volume di Costanza Signorelli che la racconta ai presenti insieme ai genitori del piccolo, Elisa e Salvatore Fiorillo. Di fronte a certe diagnosi il mondo crolla addosso e lascia spazio allo sgomento, persino alla comprensibile ribellione della mamma. Ma è Davide a sparigliare le carte vivendo un singolare e inatteso contatto con «loro»: così il bambino si riferisce ai suoi amici celesti che vanno ripetutamente a trovarlo durante la malattia, come se parlasse di persone che normalmente vediamo e tocchiamo. E muore con un sorriso straordinario, dopo aver detto ai genitori e al fratellino: «Sono arrivati gli Angioletti, ci sono tutti, c’è la Madonnina, c’è Gesù qui con me».

Scende qualche lacrima (più di qualcuna) e non è solo commozione né tantomeno sentimentalismo. Ascoltando questi due giovani genitori, che hanno vissuto il dolore più grande, si percepisce che quel Cielo che ha accolto Davide si è fatto più vicino, che anche per noi ci sono «loro»: gli abitanti del Cielo e quella Presenza materna che qui al santuario pur non vedendola si percepisce, come il profumo delle rose. Qui si ascoltano con naturalezza e partecipazione discorsi e testimonianze che al di fuori verrebbero considerati assurdi (ma non è forse un colossale pregiudizio quello di chi a ogni costo rifiuta di credere?). Anche nei momenti di pausa, tra i fedeli che al di fuori dell’“area sacra” sono seduti a mangiare si sente parlare di Lei, di Rosa Mistica, come “una di famiglia”. Qua c’è un sacerdote che confessa, là un pellegrino che distribuisce dei libretti di preghiere gratis et amore Dei, un altro sacerdote letteralmente assediato da richieste di benedizioni e poi ancora un’anziana suorina che si presenta come Ancella della Carità e si capisce quanto sia (giustamente) orgogliosa del ruolo che la sua fondatrice ha avuto nella vicenda di Pierina e di Rosa Mistica, che proprio oggi giunge a una tappa decisiva.

Un riconoscimento che è insieme una responsabilità, ricorda il vescovo mons. Tremolada. Accanto a lui sull’altare c’è mons. Domenico Sigalini, vescovo emerito di Palestrina, con mons. Marco Alba, rettore del santuario, e molti altri sacerdoti. Mons. Tremolada inizia l’omelia scusandosi se per una volta non commenterà le letture, spiegando che in questo momento Dio ci parla attraverso gli eventi che stiamo vivendo. Fa riferimento al decreto emanato pochi giorni prima e alla lettera del Dicastero per la Dottrina della Fede: «Oltre al giudizio positivo nei confronti della Gilli, nella lettera viene espressamente approvato il culto, mariano ritenuto un dono fatto alla Chiesa universale e in grado di offrire beneficio alla fede di tutto coloro che lo praticheranno». E delinea «quattro caratteristiche» del culto a Rosa Mistica: «la Bellezza di Maria, la sua Maternità nell’ordine della grazia, il suo invito a pregare per i consacrati e la dimensione battesimale». Si dilunga in particolare sulla bellezza della Vergine, la Tota pulchra.

Il vescovo lascia un mandato ai pellegrini presenti e futuri: «Vorrei che fosse un luogo di preghiera, silenzio, comunione con Dio e ascolto della sua parola; un luogo di intercessione dove si invoca la Vergine Maria per la pace nel mondo e di conversione, dove si incontra la misericordia di Dio e si prova la gioia di essere amati. E infine un luogo di consolazione, dove trovare la forza per superare prove e medicare ferite»: un auspicio che si direbbe già concretizzato e visibile intorno a noi guardando tanti che vengono a cercare, ma al tempo stesso alimentano con l’incessante preghiera «un’oasi di pace» (per riprendere ancora le sue parole). Oasi che rimane sempre intatta, a prescindere che ci si rechi nei momenti meno affollati o in occasioni come questa in cui il santuario è straripante e senza che mai venga meno il clima di profonda spiritualità: è la prima sete che si viene a placare a questa fonte benedetta dalla Vergine nella domenica in albis del 1966.

Al momento di partire c’è ancora gente in attesa delle testimonianze della serata, ma soprattutto ci saranno sempre mani che accendono candele e sgranano rosari, ginocchia che salgono i gradini della scala santa, piedi immersi nella vasca, simbolo battesimale e strumento di grazie e guarigioni, occhi rivolti al Santissimo Sacramento e a Lei, la Madre di Dio che si china sulle necessità dei figli, non importa quanto disastrati. E ce ne andiamo portando nel cuore le parole di George Bernanos: «Lo sguardo della Vergine è il solo veramente infantile, il solo vero sguardo di bambino che mai si sia posato sulla nostra vergogna e la nostra miseria».



Intervista

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CHIESA & FEDE

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SULLE TRACCE DI MARIA/ 14

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