Una diciottenne racconta i veri trasgressivi (cioè i santi)
Uno stile da nativa digitale, ricco di intuizioni e ironia. Non un saggio, ma uno “zibaldino spirituale” che invita i coetanei a ripensare cosa significhi trasgressione… I veri anticonformisti sono i santi, che hanno vissuto la fede senza compromessi. Ecco il libro di Rosa Evangelista: I santi hanno un cuore selvaggio.
Si può essere, nel 2022, dei diciottenni perfettamente integrati nel mondo dei propri coetanei e, al tempo stesso, dei cristiani senza compromessi? La risposta più spontanea sarebbe un secco “no”, eppure leggendo il libro I santi hanno un cuore selvaggio (Berica Editrice, 2022) qualcuno si potrebbe ricredere. L’autrice, Rosa Evangelista, è da poco maggiorenne e ha una penna vulcanica e scanzonata. Il suo stile è quello dei nativi digitali, simpaticamente disorganico, ricco di intuizioni, ironia e continui voli pindarici. Chi ha più di quarant’anni potrebbe sentirsi inizialmente spaesato dal linguaggio della giovanissima scrittrice beneventana ma, superato un impercettibile imbarazzo, è difficile non lasciarsi conquistare dalle sue pagine veloci e brillanti, eppure tutt’altro che superficiali.
I santi hanno un cuore selvaggio non è un’opera narrativa e nemmeno un saggio. L’autrice lo chiama “zibaldino spirituale”. La sua è una raccolta di appunti e spunti, uno scritto “pieno zeppo di miracoli, di conversioni continue, domande lancinanti, desideri disperati e tentativi sgangherati di rimanere attaccata come l’edera a Dio, che riempie la vita più di un kebab (e ce ne vuole…)”. Rosa Evangelista se ne frega dei formalismi. Si fa capire dagli adolescenti e stimola la curiosità degli adulti.
Come lei stessa lascia intendere, Rosa non è perfetta e il suo cammino di fede ha ancora molta strada da percorrere. Ci permettiamo di dire, però, che questa diciottenne ha compreso il Vangelo molto più di tanti “veterani da consiglio pastorale”. Nelle sue parole c’è freschezza, c’è gioia ma anche tanta radicalità. Quella stessa radicalità che i giovani cercano e chiedono ma che troppi mediocri maestri tendono a sminuire, annacquare e stemperare.
«Se pensi di essere trasgressivo, perché metti il calzino fluorescente o perché usi l’aggettivo “medioevale”, come fosse prezzemolo, beh, non lo sei», scrive Rosa, rivolta a un coetaneo-idealtipo. I santi, aggiunge, sono dei “pazzi” e “i loro cuori selvaggi iniziano a stravolgerti l’esistenza e farti tremare le gambe dalla paura. Questi ragazzetti sono imprevedibili, liberi, scandalosi, belli. Attraenti più di Derek di Grey’s Anatomy”.
Rosa è perfettamente consapevole del fatto che i santi, «se li lasci un po’ fare, ti iniziano a prendere a schiaffi. Prendono a schiaffi il cattolicesimo borghese da “rito vuoto”, il “buonismo spiritualoide” da cuoricino glitterato. Come se Cristo, duemila anni fa, avesse fondato il Club della Gentilezza, invece di morire in croce per guarirci dal marciume e dallo schifo che ci portiamo dentro». Anche San Francesco, del resto, “non era un hippie pacifista senza cervello” ma “uno che prima di essere santo voleva fare il cavaliere e che aveva tutto, ma si sentiva vuoto lo stesso”.
Chi è, invece, Rosa Evangelista, cattolica italiana diventata maggiorenne nel terzo decennio del XXI secolo? È una ragazza che non vuole una “felicità piatta”, né vuole essere una “persona moderna”; piuttosto aspira ad essere una “persona eterna”. Rosa desidera «uno sguardo che cambia il mondo, un cuore così selvaggio, così libero, così bello. Niente di zuccheroso e mieloso da far venire da vomitare, non un insensato “andrà tutto bene”, ripetuto fino allo sfinimento». È una ragazza del suo tempo che, però - sorpresa - crede nella castità. “La castità - scrive - mette i brividi perché dà all’altro spazio, lo inquadra come persona irriducibile, lo lascia libero. Anche di sbagliare. Anche di non convertirsi mai”.
Il libro è paragonabile a un gradevolissimo film a episodi, tutti sostanzialmente a lieto fine, sempre in bilico tra racconto e riflessione. Le vicende quotidiane di una liceale del nostro tempo sono puntellate dalla presenza mistica e, al tempo stesso, concretissima dei santi e dei beati - da Teresa d’Avila a Giuseppe da Copertino, da Piergiorgio Frassati a Chiara Luce Badano - la cui intercessione e testimonianza illumina di una luce diversa ogni cosa che facciamo. Il libro si conclude con quattro intensissime pagine sulla Madre di Dio. “Maria è avanti a tutti”, scrive Rosa, “è una donna e questo fa molto moderno. Ovviamente Dio ci era arrivato prima al fatto che le donne portano avanti il mondo”.
Il modo di raccontare la fede di Rosa Evangelista è sempre disarmante, provocatorio, politicamente scorretto. Verrebbe spontaneo immaginare che abbia avuto ottimi maestri di spiritualità. Verrebbe spontaneo chiedersi all’ombra di quale carisma ecclesiale stia facendo il suo cammino. Sono però pensieri che lasciano il tempo che trovano. La chiave del libro è tutt’altra e sta nel desiderio di Dio che è già presente nel cuore dei giovani: educarli e formarli spiritualmente non consiste nell’inculcare loro dei concetti o dei principi ma nell’aiutarli a tirare fuori il bene di cui hanno già intuito la luce e la presenza.