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il caso

Una destra divisa tra putiniani e antiputiniani

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Ci si trova di fronte a un fenomeno pavloviano: molti degli antiputiniani di destra hanno passato la vita a combattere contro il comunismo, così che Mosca resta per loro il Male Assoluto, da combattere pur dalla parte del male minore. 

Politica 11_04_2025

Ovviamente ancora non si sa come andrà a finire né se i maestri della propaganda politica inventeranno un altro nemico contro cui far confluire i Quarti d’Ora di Odio orwelliani dei popoli, così come fanno gli ayatollah, i talebani, i nuovi padroni della Siria e compagnia brutta (anche se costoro almeno non si nascondono dietro un dito con parole-talismano come democrazia, libertà, diritto internazionale, aggressore/aggredito etc.).

Non è mia intenzione, qui, entrare nel merito dell’attuale guerra russo-ucraina, né della palese necessità per Mme Ursula di rialzare la Germania in ginocchio economicamente e farla tornare Locomotiva. D’altra parte, a chi storce il naso per un’Europa a guida tedesca bisognerebbe rivolgere la domanda da cento milioni: e a guida di chi, sennò? Della Francia brigittiana? Della Perfida Albione che, anche se fuori, continua con una politica continentale che risale alla Guerra dei Cento Anni?

Ma come – direte - Ursula & c. hanno scassato la principale industria tedesca, le auto, con le loro follie green e ora vogliono farle fabbricare carri armati coi soldi di tutta la Ue? Be’, stiamo assistendo all’esibizione dei maestri della prestidigitazione europei: i popoli votano a destra contro di loro, ma comandano sempre loro: in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Polonia, in Romania, nella Ue… E’ vero, in Italia no, per il momento. Ma nel momento precedente, un momento durato dieci anni, il popolo italiano è stato comandato dai maestri dei giochi di palazzo.

Per questo la Meloni sta camminando su un filo di rasoio: sa bene che è inutile avere i voti se non hai tutto il resto, tutto ciò che non dipende dal voto.

Ma non divaghiamo, perché c’è un fenomeno di nicchia, a cui nessuno ha prestato attenzione, e si sta verificando a destra. Anche in quella porzione di destra rappresentata dal cattolicesimo tradizionale. In merito proprio al conflitto ucraino, i cuori della destra si sono divisi in opposte tifoserie: i “putiniani” e gli antirussi a prescindere. I primi sanno bene che ci fu un momento in cui Putin venne quasi convinto da Berlusconi a entrare in Europa e perfino nella Nato. Da allora si scatenò contro Berlusconi anche la sinistra internazionale. E cominciarono le provocazioni alla Russia, da Maidan in avanti.

I “putiniani” ammirano in Putin lo statista che ha fatto tornare la Russia, ridottasi col cappello in mano ai tempi di Eltsin, una grande potenza. Apprezzano il suo ossequio al cristianesimo, le sue statue che esaltano la famiglia, l’ostracismo alla propaganda Lgbt. Gli altri, invece, sostengono che tutto ciò sia una finta, che lo “zar” sia un ipocrita e voglia rifare l’impero sovietico anche se non più comunista. Sanno che l’Occidente è in mano ai woke, ma a quanto pare giudicano sia meglio morire di questo cancro che russi. Da “meglio rossi che morti” a “meglio morti che russi”.

E’ possibile che ci si trovi di fronte a un fenomeno di tipo pavloviano: molti di questi antiputiniani di destra hanno passato la vita a combattere contro il comunismo e la sua casa-madre sovietica, così che Mosca resta per loro il Male Assoluto, da combattere pur dalla parte del male minore. Alcuni, addirittura, leggono le intenzioni recondite: se diamo alla Russia il Donbass, prima o poi ce la ritroveremo a Lisbona. E, perché no, a New York, visto che geograficamente l’America le è più vicina che noi. Insomma, chi ha ragione? Il sottoscritto, naturalmente, una sua idea se l’è fatta, ma per il momento e in attesa degli sviluppi, dato che la situazione è sempre in fieri, la chiude qui con il congedo di Rhett Butler alla capricciosa moglie Scarlet.