Una basilica nel bosco dove ci fu un uxoricidio
Le cronache del tempo riferiscono di diversi episodi miracolosi accaduti nel bosco, tra Bergamo e Crema, dove Caterina degli Uberti era stata ferita a morte dal marito la notte del 2 aprile 1490. Grazie alle donazioni, il 6 agosto 1490 fu posta la prima pietra della Basilica di Santa Maria della Croce,
Le cronache del tempo riferiscono di diversi episodi miracolosi accaduti nel luogo dove Caterina degli Uberti era stata ferita a morte dal marito la notte del 2 aprile 1490. La giovane cremasca aveva invocato la Vergine Maria che, apparendole, esaudì la preghiera della donna di poter ricevere i sacramenti prima di spirare. Da allora in poi il bosco del Novelletto, tra Bergamo e Crema, fu teatro di numerosi prodigi fino a che un cerchio luminoso e iridato, apparso per tre volte intorno al sole, convinse il podestà ad autorizzare in loco la costruzione di un santuario. Grazie alle cospicue donazioni dei cittadini e dei fedeli il 6 agosto 1490 fu posta la prima pietra della Basilica di Santa Maria della Croce.
Il progetto venne affidato all’architetto lodigiano Giovanni Battagio, allievo di Donato Bramante come si evince dalla soluzione adottata per la pianta: un corpo centrale, circolare, cui si addossano quattro corpi minori a formare una croce. Come da manuale, secondo la tradizione quattrocentesca lombarda, l’esterno dell’edificio è in cotto a vista, alternato da superfici chiare intonacate e aperto, nella parte superiore, da gallerie.
L’assedio sforzesco, diverse guerre e una forte epidemia di peste causarono un brusco rallentamento nei lavori di costruzione e solo nel 1541 poté essere avviata la prima campagna decorativa, andata però perduta quando il tempio, nel XVI secolo, fu trasformato in fortezza e le aperture vennero murate.
Le decorazioni attuali risalgono al XVIII secolo. L’ottagono interno, smussato da cappelle inquadrate da grandi colonne su alti basamenti, è ricoperto da un tamburo che, tra figure di Profeti e Sibille, nel 1702 Giacomo Parravicino affrescò con le Visioni Mistiche di Santa Teresa d’Avila, riformatrice dell’ordine dei Carmelitani che ressero l’attiguo convento dal 1694 al 1810. Sempre il Parravicino fu l’artefice del Trionfo della Croce negli otto spicchi della sovrastante cupola.
La pala dell’altare maggiore, sopraelevato e raggiungibile da una doppia scalinata, è la bellissima tela di Benedetto Rusconi che raffigura l’Assunzione della Vergine. Lo scurolo, la piccola cripta sottostante, fu affrescato dal Parravicino con la Glorificazione di Caterina nella volta, mentre nelle lunette sono ancora visibili quattro dei dodici apostoli.
Altre opere contribuiscono ad impreziosire l’ambiente: sopra gli altari laterali sono, infatti, collocate una Natività di Antonio Campi e una Deposizione e un’Adorazione dei Magi di Bernardino Campi. Il 18 aprile 1958 il Papa Pio XII concesse al santuario di Santa Maria della Croce il titolo di Basilica minore.
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