Un popolo ha bisogno di eroi e di una storia
Odisseo, Enea, Perceval sono espressione di tre culture (la greca, la latina, la medioevale) che hanno percepito profondamente l’esigenza di avere eroi. Iniziamo oggi un percorso alla conoscenza del poema virgiliano, l'Eneide, che è un viaggio alla scoperta dell'Italia, la storia di una nuova civiltà, quella latina.
Ci sono personaggi, mitici o storici, che sono diventati rappresentativi di un’epoca, di un popolo, di una cultura, dei suoi valori e delle sue tradizioni. Pensiamo ad Odisseo, Abramo, Mosè, Enea, Perceval, san Francesco, Orlando, Gargantua, Candido, Emilio, Ortis e Faust sono una manifestazione della cultura di un popolo o di un’epoca, incarnano la visione del mondo, il punto di riferimento ideale o alcune tendenze di cultura che si affermano.
Nella cultura greca Odisseo (Ulixes in latino), re di Itaca, figlio di Laerte e di Anticlea, sposo di Penelope, è il protagonista assoluto dell’immortale Odissea omerica. Partecipa alla guerra di Troia (raccontata nell’Iliade), conclusasi dopo dieci anni di assedio grazie al suo stratagemma del cavallo lasciato sulla spiaggia dai Greci come dono alla dea Pallade Atena. Gli eroi greci nascosti nel cavallo portato dai Troiani dentro le mura aprono ai compagni le porte della città. La roccaforte viene finalmente espugnata dai Greci. Odisseo impiega dieci anni a ritornare in patria, dopo mille peripezie (Polifemo, la maga Circe, le Sirene, l’esilio nell’isola di Calipso, ecc.). Giunto sull’isola natia, deve affrontare i pretendenti alla mano di Penelope per riconquistare il trono.
Odisseo è l’emblema stesso dell’ingegno, ma, nel contempo, della capacità di sopportazione, della forza militare, della curiosità, della diffidenza, della pazienza. È la figura «più ricca di umanità che la poesia greca abbia creato, nella sua ricchezza singolarissima di prudenza e di coraggio, di curiosità e di intelligenza, di generosità impetuosa e di calcolata freddezza, di lucidità e di cautela, di prontezza sicura e di ostinazione, di fiducia e di dubbio, di caldissima e mobilissima astuzia» (Bosco-Reggio).
Nella cultura medioevale Perceval, le cui gesta sono raccontate da Chretien de Troyes nell’omonimo poema, è tenuto dalla madre lontano dalla città per paura che possa intraprendere la strada del padre e del fratello, entrambi morti nell’adempimento dei propri compiti. Un giorno, però, Perceval incontra dei cavalieri e, affascinato dall’armatura, comprende che anche lui vuole seguire le loro orme. La madre lo lascia partire. Nel tempo è educato alla cavalleria dal maestro Gornemont de Goorn, impara a prestare soccorso ai deboli, alle donne e ai bimbi, apprende il codice della cavalleria. Si innamora, poi, della bellissima Biancofiore, ma l’abbandona per ritornare dalla madre.
Dopo diverse vicissitudini s’imbatte nella grande avventura: l’incontro con il re Pescatore e il Sacro Graal, il calice usato da Cristo nell’ultima cena. Un ostacolo, un fiume, posto sul suo cammino è l’occasione di conoscere un pescatore che invita Perceval nella sua abitazione. Lì, il pescatore si presenta al cavaliere come un re ammalato. Perceval assiste ad una scena strana e quasi incomprensibile: un paggio porta una lancia insanguinata, mentre una dama segue con una larga coppa in mano, un Graal, che emana una luce luminosa. Perceval vorrebbe chiedere e domandare quale sia il significato del gesto. Ma non chiede. Non ha ancora appreso l’atteggiamento della mendicanza. Per questo, il giorno seguente, al risveglio Perceval non trova più nessuno nella reggia. E la storia prosegue.
Nella cultura latina, Enea è protagonista di un’opera immortale, l’Eneide, uno di quei capolavori che rappresentano un’età, quella augustea, che ha voluto rilanciare la tradizione romana (il mos maiorum), la pietas, ovvero la riverenza nei confronti di quanti ci sono superiori (gli dei, i genitori, il comandante, il maestro), la religio, ovvero la ritualità, e la fides, cioè la lealtà e la fedeltà.
Enea è il personaggio che più di ogni altro incarna la tradizione romana. Nel contempo, si differenzia dagli altri eroi romani perché cerca la risoluzione non con la guerra, ma dapprima attraverso vie alternative, più diplomatiche e ragionevoli.
Nell’Eneide Virgilio lo rende interprete del tentativo di Augusto di far scordare il tragico periodo delle guerre civili e di promuovere quella pax che da lui prende il nome. Il fondatore di Roma fu Romolo, non certo Enea. Colui che riportò la pace a Roma fu Ottaviano Augusto, il primo imperatore. Ma Virgilio non scelse Romolo, come protagonista ed eroe del suo poema, colpevole di un atroce fratricidio. Se avesse dedicato a lui un poema, Virgilio avrebbe rammemorato le recenti guerre civili tra Ottaviano e Marco Antonio nella mente del lettore.
Virgilio non scelse, però, neanche Augusto come forse aveva meditato inizialmente. Scelse il pio Enea, devoto alla famiglia, alla patria, alla civitas. In lui si compenetrano il senso dell’appartenenza ad una collettività e la responsabilità per la missione affidatagli dagli dei, quella di ricostruire la patria distrutta dai Greci e che, come in una nemesi storica, conquisterà quella terra, la Grecia, che aveva distrutto la vecchia patria.
Odisseo, Enea, Perceval sono espressione di tre culture (la greca, la latina, la medioevale) che hanno percepito profondamente l’esigenza di avere eroi. In un certo senso le civiltà greca, latina e medioevale sono eroiche. Non tutti i momenti storici sono eroici, in questo senso. Quella attuale è un’epoca antieroica (che forse esprime in alcune manifestazioni cinematografiche ed artistiche la nostalgia per gli eroi).
Un’epoca è eroica quando riconosce e attesta l’importanza dell’appartenenza ad un popolo, della sua storia e dei valori comuni. Il poema virgiliano è in questo senso decisamente eroico.
L’Eneide non è, però, solo piena espressione dell’età augustea: è un’opera che mostra i vertici artistici cui perviene l’uomo quando, vivendo intensamente il proprio tempo, riesce a superarlo per comunicare una verità che è valida in ogni tempo.
L’Eneide è il poema del viaggio alla scoperta dell’Italia, la storia di una nuova civiltà, quella latina.
Il viaggio accompagna il lettore nei primi sei libri (i cosiddetti libri odissiaci) mentre la guerra e lo scontro diventano protagonisti della seconda esade (quella iliadica). La grandezza e l’importanza di quest’opera per la civiltà e la cultura occidentali impongono che la si approfondisca in questo percorso.