Un nuovo caso di spionaggio, c'è in gioco più della privacy
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Il nuovo caso di spionaggio che emerge dall'inchiesta Equalize fa sospettare che ci sia molto di più di una semplice violazione della privacy. Negli ultimi due anni sono stati tanti i casi di interferenze nelle informazioni riservate di istituzioni e privati cittadini. Che cosa sta facendo la politica per porre fine a questi progetti eversivi?
L’ennesimo caso di eversione antidemocratica, un altro tentativo di destabilizzazione scoppiato il 26 ottobre dall'indagine sull'attività di una società milanese di investigazioni e sicurezza, “Equalize”, deve imporre a tutta la politica una azione concorde, risolutiva e decisa che chiuda questo capitolo antidemocratico in cui il paese ha vissuto per troppi anni. Questa nuova inchiesta avrebbe visto un ex superpoliziotto, Carmine Gallo, effettuare migliaia di accessi non autorizzati addirittura nel sistema di controllo e nella banca dati del Viminale, su decine di politici e personaggi del mondo dell'economia, tra cui il Presidente della Repubblica Mattarella, la premier Giorgia Meloni, il Presidente dei Senato e seconda carica dello Stato Ignazio La Russa.
Stando a quanto affermato dalla Procura di Milano gli accessi ed i controlli illeciti sarebbero a migliaia e andrebbero avanti da tempo, si tratterebbe di profilazioni (accesso illegale a banche date pubbliche e private) su migliaia di cittadini italiani, al di là dei ruoli che essi ricoprono.
Molti sono i casi di questo genere venuti alla luce nell’ultimo anno (perché non mai prima?). Ad inizio di ottobre era stato arrestato, su iniziativa della Procura di Napoli, un “mago dell’informatica” 24enne per aver hackerato in 4 anni documenti segreti del Ministero della Giustizia. Due settimane orsono, a metà ottobre, la banca Intesa Sanpaolo era finita formalmente nel registro degli indagati della Procura di Bari per il procedimento a carico di Vincenzo Coviello, ex dipendente della banca che tra il febbraio 2022 e l’aprile 2024 avrebbe compiuto 6.637 accessi abusivi ai dati di 3.572 correntisti di 679 filiali.
Nei giorni scorsi il sistema di dossieraggio scoperchiato dall’indagine della Dda di Milano e della Dna che ha portato a una serie di arresti e perquisizioni riguarda un enorme mercato di informazioni riservate acquisite in modo illecito da banche dati strategiche per l’Italia, carpite da ex appartenenti o appartenenti a polizia e Gdf, tecnici informatici e hacker per essere rivendute a clienti del mondo dell’imprenditoria, e non solo.
Tuttavia, già dal marzo scorso la procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, stava indagando sugli accessi abusivi alla banca dati delle “Segnalazioni di operazioni sospette” della Procura nazionale antimafia del finanziere Pasquale Striano in concorso con il magistrato Antonio Laudati, che avrebbero creato dossiers su centinaia, forse migliaia, di politici, personaggi pubblici anche del calcio e dello spettacolo.
A memoria potremmo tornare allo scandalo Telecom-servizi segreti (2006-2013) o, negli stessi anni, ai dossieraggi della National Security Agency (Nsa), l’agenzia di intelligence americana del 2010-2014, confermate anche dalle rivelazioni ed indagini di diverse procure dei paesi europei nel 2021, che hanno interessato giornalisti, politici, imprenditori, uomini pubblici e cariche istituzionali europei ed italiani.
È comprensibile e condivisibile ribadire la propria o altrui “irricattabilità”, ma non è più sufficiente. C’è in gioco molto di più della trasparenza personale e della correttezza che dovrebbe caratterizzare la vita di tutti, persino dei privati cittadini. Si devono proporre soluzioni condivise da tutte le parti politiche per evitare la continua permeabilità delle fonti di informazione pubbliche e private, punire i colpevoli con rapidità e durezza e concludere la parentesi eversiva a cui il paese è sottoposto da parecchi anni, come dimostrano le prime conclusioni delle indagini. È necessario porsi le domande corrette e fornire ai singoli e alla pubblica opinione risposte convincenti.
Ad esempio: quanti e quali altre cariche istituzionali ed appartenenti agli organi dello Stato (Presidenti della Repubblica, Presidenti del consiglio, Ministri e parlamentari e magistrati etc.) sono stati “profilati” negli ultimi anni? Da chi e per conto di chi? Come sono state utilizzate tali informazioni? Ci sono stati tentativi di insabbiare scandali ed indagini? Quali e quanti cittadini, imprenditori e giornalisti, ex parlamentari, ex magistrati ed ex dirigenti di enti pubblici o partecipati dallo Stato sono stati oggetto di dossieraggio da parte di agenzie internazionali e/o aziende di malviventi? Gli organi dello Stato hanno sentito il dovere di avvertire, delle inquietanti intromissioni nella loro vita privata o pubblica, i diretti interessati o ci si è affidati alla sola buona ed interessata volontà dei giornali?
È stata realmente data la possibilità a coloro che sono stati oggetto di curiose e illegali intromissioni di denunciare ed esser risarciti e/o il governo della Repubblica si è mai dichiarato parte civile a difesa delle istituzioni e di tutti i cittadini inconsapevoli delle angherie predisposte su di loro?
Inoltre, al di là del ruolo pubblico o privato dei singoli, dobbiamo riflettere seriamente sul valore della privacy di tutti e come l’uso illegale di informazioni personali e/o istituzionali, abbia condizionato e condizioni mass-media, magistratura, opinione pubblica, politica ed istituzioni nel nostro paese. Fermarsi al ripetere che «male non fare paura non avere», vale per tutti in ragione che esista la certezza della innocenza sino a prova contraria, ma siamo in Italia e c’è il sospetto che questo pilastro dello stato di diritto sia ancora una chimera.
È venuto il tempo delle pulizie invernali: migliorare le leggi, sostenere la velocità e accuratezza delle indagini su questi casi gravissimi, informare con trasparenza tutti i diretti interessati e imputare celermente responsabilità, commisurare pene esemplari ai terroristi eversivi che hanno condizionato la vita pubblica e rovinato molte vite private. Tutto ciò senza dimenticare le responsabilità dei pavidi o di coloro che abbiano pensato di trar vantaggi dai ricatti altrui per interessi personali o di parte politica, inzuppando la società e il dibattito pubblico di veleni destabilizzanti e menzogne incivili.